Rosa Vono, Ricercatrice Laboratorio di Ricerca Cardiovascolare Gruppo MultiMedica,
Progetto Cariplo “Il midollo osseo come organo chiave nella fragilità dell’anziano”
Accendiamo una luce sulla “Winter Depression“
L’accorciarsi della durata del giorno nei mesi invernali può influenzare l’umore di soggetti particolarmente sensibili alla riduzione delle ore di luce giornaliera e portare a degli stati di depressione stagionale nota come “winter depression” o disturbo affettivo stagionale (Seasonal Affective Disorder -SAD). Questa condizione è molto tipica delle popolazioni che vivono a latitudini elevate caratterizzate da una riduzione della durata delle ore di luce giornaliere. A livello biologico questa condizione è caratterizzata da una riduzione della produzione di serotonina, l’ormone del buonumore, e da un’alterata secrezione temporale di melatonina al ridursi dell’entità dell’esposizione alla luce naturale.
Nei soggetti anziani e soprattutto negli anziani fragili questa condizione è favorita dalle difficoltà motorie, dalla presenza di stati patologici che aumentato di intensità col freddo e dalla ridotta tolleranza alle basse temperature dei mesi invernali che rendono difficoltosa la loro esposizione volontaria alla luce. A ciò si aggiunge anche la mancanza di autonomia che è un tratto caratteristico della fragilità.
Infatti, la possibilità che questi soggetti escano in pieno giorno è fortemente dipendente dalla presenza di familiari o badanti che li accompagnino. Questi soggetti trascorrono cosi lunghe giornate in condizioni di scarsa luminosità, in casa o all’interno degli istituti che li ospitano. Ciò è vero ancora di più per i soggetti allettati. In inverno poi complice il clima freddo, il tempo trascorso all’esterno e l’esposizione diretta alla luce naturale si riducono drasticamente. Molti studi hanno confermato la correlazione tra declino cognitivo, alterazione del ritmo sonno-veglia e alterata esposizione alla luce per lo più in pazienti istituzionalizzati.
Più di recente invece sono stati valutati pazienti fragili residenti nelle proprie abitazioni. Ad esempio, in uno studio del 2015, sono stati arruolati soggetti fragili residenti in una specifica regione del Giappone caratterizzata da inverni molto rigidi con intervalli di luce diurna particolarmente ridotte ed è stata dimostrata una correlazione significativa tra la ridotta esposizione alla luce e l’indice di depressione geriatrica (Geriatric Depression Score-GDS15), che identifica il livello di depressione del soggetto anziano. I ricercatori hanno dimostrato che al diminuire dell’illuminazione diretta alla luce naturale peggiorava il loro quadro psicologico e aumentava il senso di depressione.
Tuttavia è possibile migliorare questa condizione con delle strategie mirate:
- quando le condizioni lo permettono approfittiamone per trascorrere del tempo all’aria aperta con i nostri nonni anche d’inverno e se in condizioni di camminare fare delle passeggiate che riattivano la circolazione ossigenando i tessuti.
- Stimoliamo la loro interazione, magari facendoci raccontare qualcosa di loro, si sentiranno meno soli e ancora in grado di trasmetterci qualcosa nonostante le difficoltà.
- Quando le temperature costringono a stare in casa facciamogli trascorrere del tempo in ambienti bene illuminati, possibilmente con delle finestre senza tende in modo tale da esporli alla luce naturale. In aggiunta predisporre delle lampade che simulino quanto più possibile la luminosità esterna.
- Da non trascurare anche l’alimentazione, che deve privilegiare, a meno di patologie che richiedano restrizioni, alimenti ricchi in triptofano, precursore della serotonina, tra i quali cereali integrali, uova, cioccolato fondente e ovviamente frutta e verdura di stagione ricche di vitamine e minerali.
Semplici interventi che però possono aiutare i nostri anziani fragili a migliorare la loro salute psicologica.
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