Il trattamento del dolore nella cervicalgia
Quanti possono affermare di non avere mai sofferto di quel disturbo chiamato comunemente “cervicale”? La cervicalgia è uno dei disturbi più diffusi del mondo occidentale e anche causa di astensione dal lavoro, nelle forme acute. Colpisce indistintamente soggetti giovani ed anziani, anche se l’incidenza è maggiore nella mezza ètà. Abbiamo chiesto alla Dr.ssa Antonietta Gualtieri, specialista in Medicina Fisica presso l’Unità di Riabilitazione specialistica e neurologica dell’Istituto Ospedaliero MultiMedica Limbiate, quali siano le cause e i sintomi più comuni di questo disturbo, come riconoscerli, curarli e prevenirli.
Cause, fattori, sintomi della cervicalgia
Le cause principali sono molteplici e varie: la sedentarietà, le posture scorrette, la pratica di attività sportive di tipo traumatico (boxe, rugby), la distorsione del rachide cervicale (“colpo di frusta”) in seguito ad incidente stradale, o cause di natura intrinseca quali patologie degenerative (artrosi) o infiammatorie (artrite reumatoide). Anche lo stress psico-emotivo, tensioni prolungate da cause lavorative,familiari o socio economiche, può essere considerato come concausa nello sviluppo e mantenimento dei sintomi . Esistono anche fattori riconducibili ad una predisposizione allo sviluppo di cervicalgia quali disfunzioni dell’articolazione temporo-mandimolare (mal occlusioni), difetti del campo visivo (strabismo) o problematiche legate alla conformazione della colonna vertebrale Normalmente è il dolore ha spingere il paziente a rivolgersi al medico. Il dolore può essere associato a disturbi neurovegetativi quali: nausea, vomito, cefalea, sindrome vertiginosa e parestesie, quest’ultime riferite rispettivamente come capogiri, senso di instabilità e formicolii alle mani o a tutto l’arto superiore. Altri disturbi associati possono essere i disturbi dell’udito, quali gli acufeni (o fischi) e deficit visivi. Il dolore è generalmente localizzato in sede cervicale, ma spesso può irradiarsi fino alla nuca e dare origine a un forte mal di testa (“cefalea muscolo-tensiva”) con nausea e vomito – o fino alle scapole e dalla spalla sino alla mano (cervico-brachialgia). Tutto questo è correlato a difficoltà di movimento del collo, e spesso associata a una contrattura della muscolatura paravertebrale cervicale e dorsale. A volte può essere presente anche una debolezza muscolare associata o meno ad alterazione della sensibilità agli arti superiori.
Dopo la diagnosi, le possibili terapie
La cervicalgia va affrontata seriamente, con un’attenta valutazione clinica e l’attuazione di terapie specifiche “su misura”, tenendo conto del singolo paziente, della sua storia, oltre che del tipo e del grado di evoluzione specifico della patologia, allo scopo di alleviare il dolore e di recuperare capacità di movimento, senza dimenticare di eliminare la causa che ha scatenato la cervicalgia, qualora possibile (ad es. la correzione di posture scorrette).
Una corretta diagnosi della causa scatenante la cervicalgia è fondamentale per cercare di capire se il disturbo può essere trattato con la sola terapia conservativa (farmaci più fisioterapia e terapie fisiche) o se sia necessario un approccio chirurgico, come nel caso di ernia discale determinante compressione radicolare e/o midollare.
Le diverse fasi del trattamento
Il trattamento della cervicalgia si avvale di più strumenti. Nella fase acuta è di fondamentale importante il controllo del dolore attraverso la somministrazione di farmaci antinfiammatori, analgesici associati a miorilassanti, che possono essere ad azione periferica o centrale. A volte è necessario avvalersi di un presidio, quale il collare (morbido o rigido), che consente di stabilizzare il rachide cervicale mantenendolo a riposo per un periodo di tempo limitato: da pochi giorni sino a due settimane, nel caso specifico del “colpo di fusta”. Nei casi di dolore acuto persistente, per riuscire a controllare la sintomatologia dolorosa, può essere necessaria una terapia locale di tipo infiltrativo, quale la mesoterapia, che si avvale di farmaci anestetici locali associati a corticosteroidi e miorilassanti, iniettati direttamente nella muscolatura contratta. Superata la fase acuta, si può parlare di rieducazione motoria associata a terapie fisiche strumentali, quali elettroterapia, ionoforesi, ultrasuonoterapia, laserterapia, magnetoterapia, tecar terapia ecc., e alla massoterapia. Di fondamentale importanza per il trattamento della cervicalgia, anche se spesso sottovalutata, è la fisioterapia, che prevede un progetto riabilitativo individuale, basato sulla causa che ha determinato l’insorgenza della patologia. Il trattamento riabilitativo prevede esercizi di allungamento della muscolatura contratta, esercizi di mobilizzazione passiva e attiva assistita, esercizi di rinforzo muscolare, esercizi di autocontrollo posturale per migliorare la capacità articolare, , per ridurre la tensione e recuperare la forza muscolare, con l’obbiettivo di limitare, se non annullare, la disabilità del paziente. In presenza di patologie muscolo-scheletriche della colonna vertebrale, individuate attraverso un’attenta valutazione clinica, le manipolazioni vertebrali eseguite da un medico specialista possono essere indicate ed efficaci. Il trattamento osteopatico, può essere una tecnica per il trattamento delle patologie del segmento cervicale e comprende una serie di manipolazioni finalizzate a ristabilire l’equilibrio tra i diversi sistemi (ossa, legamenti, muscoli, fasce muscolari, sistema nervoso e circolatorio). Le “cure termali”, se fatte nel periodo corretto, ossia non nella fase acuta, possono essere un valido supporto alle terapie mediche e fisioterapiche.
Infine la prevenzione
Dal punto di vista della prevenzione è indispensabile controllare i fattori di rischio cioè correggere le posture scorrette. Per chi svolge un’attività lavorativa sedentaria, con un tempo prolungato e continuativo davanti al computer, sarebbe buona norma tenere il monitor a circa 50-70 centimetri di distanza dagli occhi ed inclinato in modo da eliminare i riflessi, il mouse vicino alla tastiera e l’avambraccio appoggiato sul piano di lavoro e le spalle rilassate in modo da tenere l’arto in scarico, e il rachide dorso-lombare correttamente appoggiato allo schienale. In ogni caso, qualunque sia lo stile di vita e la professione svolta, sarebbe opportuno svolgere attività fisica con costanza (almeno 1-2 volte alla settimana) in particolare esercizi di allungamento e di rilassamento dei muscoli del segmento cervicale al fine di mantenere ai limiti di normalità la tensione muscolare in sede cervicale.