Il parto in acqua: tutta un’altra vita
Nel 1983 Michel Odent pubblicò un celebre articolo sulla rivista scientifica Lancet nel quale testimoniava l’uso dell’immersione in acqua durante il travaglio e i benefici che questo comportava per mamma e bambino.
Nel corso di questi trent’anni l’uso della vasca per alleviare il dolore del travaglio e facilitarne la progressione è andato sempre più aumentando nei vari punti nascita in Italia e nel mondo.
In Gran Bretagna the House of Health Committee nel 1992 ha raccomandato che tutti gli Ospedali del Paese offrissero alle donne la possibilità di scegliere come opzione la modalità del parto in acqua, nonostante l’assenza, allora, di un’adeguata conferma scientifica circa la sicurezza di tale pratica.
Alla fine degli anni ‘90 uno studio di Gilbert confermò che non ci sono evidenze tali da impedire di continuare ad offrire il parto in acqua alle donne in condizione di basso rischio. A fronte dell’assenza di svantaggi, i vantaggi sono invece interessanti sia dal punto di vista materno che dal punto di vista neonatale. Poiché la nostra identità inizia ad abbozzarsi in acqua, non dovrebbe sorprendere il fatto che il passaggio nell’acqua sia il modo più armonico di nascere. Durante il travaglio scatta nella partoriente un istinto primordiale che porta la donna a concentrarsi esclusivamente sul parto, tralasciando ogni atteggiamento razionale. Per favorire questo status le donne di molte popolazioni cercano un luogo isolato, spesso vicino all’acqua. Oramai il numero di medici ed ostetriche che si interessano dei benefici del travaglio e parto in acqua sono in costante aumento.
L’acqua agisce riducendo il dolore delle contrazioni uterine fino ad arrivare ad una sensazione molto bassa e accettabile, diminuendo così l’uso di analgesici farmacologici. Immergere la donna in acqua favorisce la creazione di un ambiente più intimo e contenuto, quindi favorisce il rilassamento. La mamma può decidere di immergersi nella vasca già prima del travaglio oppure a travaglio iniziato cioè quando la dilatazione è di 3 o 4 centimetri. L’acqua della vasca viene mantenuta a una temperatura costante di circa 37 gradi. Inoltre, la minore tensione muscolare accelera la dilatazione, (secondo le statistiche, i parti in acqua durano circa 30-40 minuti meno degli altri). Al momento dell’immersione in acqua la donna avverte immediatamente una sensazione di sollievo e di leggerezza poiché l’acqua sostiene il peso del corpo diminuendo l’effetto della forza di gravità.
L’ambiente acquatico inoltre favorisce il movimento, la donna può cambiare posizione con più facilità rendendo più agevole il corretto posizionamento e la discesa della testa del bambino.
Inducendo un senso di profondo relax la carezza continua e il calore dell’acqua garantiscono la produzione di endorfine che permettono un’apertura maggiore della donna al suo bambino e una possibilità di riposo maggiore durante le pause. I benefici dell’acqua garantiscono quindi che il travaglio sia generalmente più rapido, meno doloroso e meno stressante. Non solo, l’acqua calda favorisce una maggiore irrorazione sanguigna dei genitali e per questo motivo le lacerazione della zona vagino-perineale sono molto rare anche nelle primipare, cioè nelle donne al primo parto.
Infine, il bambino che nasce in acqua beneficerà del benessere e della serenità materne (fondamentali durante il travaglio), sfrutterà gli effetti benefici di una maggiore ossigenazione poiché la spinta idrostatica migliora la circolazione feto placentare, e inoltre il passaggio dall’ambiente acquatico intrauterino a quello acquatico extrauterino riduce al minimo il “trauma” della nascita. Per quanto sopra brevemente descritto, il nuovo Blocco Parto dell’Ospedale San Giuseppe, inaugurato un paio di mesi fa, è stato dotato di vasca per il travaglio e il parto in acqua. La donna che, nel nostro Ospedale, decide di provare a travagliare in acqua ha a disposizione l’assistenza continuativa di un’ostetrica . Potrà inoltre scegliere in qualsiasi momento di uscire dall’acqua e affrontare il suo percorso fuori. Possono accedere al travaglio e al parto in acqua tutte le donne con una gravidanza a basso rischio: donne tra la 37 e la 41 settimana di gravidanza, con una gravidanza singola fisiologica, con feto in presentazione cefalica e sviluppo fetale regolare e con esami sierologici negativi.
L’immersione in acqua, inoltre, risulta essere particolarmente utile nelle donne asmatiche, obese, ansiose, con forte tensione muscolare, che avvertono forte dolore lombare che hanno un travaglio con contrazioni molto intense frequenti con pause brevi e donne che hanno un periodo prodromico lungo e stancante.
Considerando il parto come l’esperienza più intensa che la donna può vivere dal punto di vista fisico, emotivo e spirituale, l’immersione in acqua potenzia la profondità e l’intensità di questo momento, poiché la partoriente si sente al centro dell’evento, assume il ruolo attivo che le compete in un clima di intimità e profonda libertà.
Piera Bongiovanni, Unità di Ginecologia e Ostetricia, Ospedale San Giuseppe.