La Biofotonica contro le lesioni croniche
È noto come lesioni cutanee recidivanti o croniche possano creare profondo disagio e significativa alterazione della qualità di vita nei pazienti anziani. Ma anche soggetti giovani, affetti da pluripatologie oppure in esiti di lesioni traumatiche spesso sono costretti a convivere con piaghe ed ulcere più o meno estese ma significativamente dolorose. Le lesioni più frequenti sono quelle che interessano gli arti inferiori. Infatti sia i traumi che le patologie vascolari colpiscono maggiormente gambe e piedi.
I giovani, in considerazione di una vita attiva sia sociale (incidenti stradali) che sportiva (sport estremi o no), vanno in contro a possibili traumi che interessano ossa, nervi, vasi e cute e conseguenti ulcerazioni che possono guarire con difficoltà. Gli anziani affetti da vasculopatie venose o arteriose, presenti magari da anni e misconosciute o sottovalutate, presentano piaghe che mal curate o mal inquadrate clinicamente tendono a cronicizzarsi.
Tali piaghe richiedono spesso lunghi periodi di medicazioni consecutive e, in taluni casi, non giungono mai a guarigione o recidivano, ovvero dopo un’apparente risposta alla terapia si arrestano e diventano anergiche ed insensibili ad ogni trattamento sia per il sovrapporsi di infezioni o contaminazioni oppure per mancanza di stimoli rigenerativi legati più o meno alla patologia vascolare causale. In tali situazioni le possibilità di guarigione diventano veramente difficoltose e gli strumenti terapeutici come terapia antibiotica selettiva, innesti vascolari o correzione della patologia vascolare non sempre permettono di giungere ad una soluzione stabile.
Di recente è stata proposta un nuova metodica che, dalla medicina estetica per ringiovanimento cutaneo, è passata al trattamento delle lesioni croniche recidivanti ed estese: la Biofotonica.
La Biofotonica si basa su uno stimolo luminoso determinato da una lampada multi -led a lunghezza d’onda specifiche su determinati cromofori. Tale meccanismo, innescando una cascata di reazioni biologiche, ripristina e riavvia il processo di guarigione. L’attività della Luce Led è mediata da un gel che viene steso sull’ulcera: la luce della lampada, passando attraverso il gel, viene scissa in varie frequenze luminose che hanno azione differente sulla piaga.
La lunghezza d’onda blu libera ossido nitrico determinando vasodilatazione ed effetto battericida. La lunghezza d’onda verde attiva i fattori di crescita con produzione di collagene. La lunghezza d’onda gialla favorisce la formazione di nuovi vasi (angiogenesi), presenta attività antinfiammatoria e rigenerazione tissutale. Le potenzialità del trattamento sono molto elevate e l’attività è possibile sia su soluzioni di continuo (ferite aperte) che su cute integra ma patologica (ferite arrossate, cheloidi, distrofie cutanee di vario genere).
Anche l’esperienza ad oggi maturata nel Centro di Vulnologia dell’Ospedale MultiMedica di Castellanza è estremamente positiva, con una risposta immediata e ripresa dell’attività rigenerativa in tutti i pazienti trattati. I tempi di guarigione si sono significativamente accorciati e in alcuni casi lesioni inveterate, che ormai anche per noi non erano più risolvibili, sono giunte a guarigione o, quanto meno, hanno ripreso a rispondere ai trattamenti collaterali. Infatti li trattamento biofotonico è utilizzato sia in fase iniziale, per stimolare la lesione che poi prosegue con trattamenti standard, oppure con cicli ripetuti alternati a trattamenti standard in associazione a medicazioni domiciliari. Il trattamento viene effettuato con una cadenza settimanale (10 minuti) oppure bisettimanale (5 minuti).
In sintesi possiamo affermare che, nel trattamento delle lesioni croniche, la Biofotonica è oggi una prospettiva più che una mera speranza. Un approccio rivoluzionario, che poggia sua una tecnologia semplice, soprattutto nel suo utilizzo, e senza effetti collaterali, che però nasconde un’incredibile sofisticazione, tale da permettere di comunicare con le cellule e di far ripartire un processo, quello di guarigione, che normalmente è bloccato.
Fulvio D’Angelo, Unità di Chirurgia Vascolare, Ospedale MultiMedica Castellanza