A me gli occhi
La chirurgia estetica oggi più che mai è un argomento di facile conversazione. Ma quando se ne parla, spesso, non si fa distinzione tra quella branca che si occupa di dimorfismi (naso con la gobba, seno eccessivamente piccolo, ecc) e quella che si occupa di correggere gli effetti (o difetti) provocati dell’invecchiamento.
In realtà la distinzione è puramente dogmatica ma utile, non tanto per la complessità degli interventi, ma piuttosto per la categoria di pazienti cui tale offerta è diretta. Considerando infatti pazienti che desiderano migliorare il loro aspetto che ha subito qualche trasformazione con il passare del tempo, sicuramente, l’intervento chirurgico di blefaroplastica è uno dei più conosciuti se non addirittura il più celebre.
Abbiamo deciso di saperne di più parlandone con il Dr. Francesco Klinger, Responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica dell’Ospedale San Giuseppe di Milano.
Dr. Klinger, ci può spiegare chi è il paziente “tipo” che si rivolge a Lei per sottoporsi ad un intervento chirurgico di blefaroplastica?
Solitamente sono uomini o, più frequentemente (con una proporzione di 3 a 1), donne che hanno passato la quarantina e che notano la comparsa di un aspetto stanco o invecchiato del loro sguardo, assolutamente discrepante rispetto alla loro fisicità ed energia. Un aspetto “provato” anche a discapito di una vita assolutamente sana e rilassata priva di eccessi. Insomma una sensazione talvolta veramente frustrante.
È un intervento chirurgico impegnativo o particolarmente doloroso?
Tutt’altro, è una procedura che si svolge interamente in anestesia locale, e quindi in day hospital, sia che riguardi le palpebre superiori ed inferiori, sia che si limiti ad un solo distretto. Per ovvie ragioni di sterilità e sicurezza viene effettuato in sala operatoria anche con l’assistenza di un medico anestesista. La durata è complessivamente di circa 45 minuti e consente di rientrare tranquillamente a casa dopo un’ora di osservazione con un po’ di ghiaccio necessario per limitare il gonfiore post operatorio. Gocce oculari a base di antibiotico e antinfiammatori faranno il resto.
Ha fatto riferimento a differenti distretti, che cosa intende?
Intendo dire che quasi sempre la blefaroplastica punta al miglioramento delle palpebre superiori ed inferiori pesanti e con le cosiddette borse, ma qualche volta si limita l’indicazione alla sola correzione di quelle superiori o di quelle inferiori a seconda delle necessità del singolo paziente. In questi casi, ovviamente, la durata dell’operazione è inferiore così come i tempi di recupero.
Tecnicamente cosa comporta la blefaroplastica?
Si tratta di asportare chirurgicamente cute palpebrale in eccesso (palpebra con effetto “cadente”) e parte del grasso orbitario eccedente che conferisce quell’aspetto eccessivamente gonfio allo sguardo. Per fare ciò vengono eseguite incisioni cutanee ben celate nella plica palpebrale superiormente e subito al disotto delle ciglia nella palpebre inferiore: le cicatrici infatti sono assolutamente contenute di dimensioni e poco visibili già dopo pochissimo tempo, questo anche perché i tessuti palpebrali hanno la capacità di guarire molto velocemente.
Cosa dobbiamo aspettarci come tempi di guarigione?
La guarigione, scientificamente parlando, è molto breve, ed è altrettanto breve la “compromissione” della propria vita lavorativa e sociale. Infatti dopo circa 4-5 giorni già possono essere rimossi i punti di sutura poiché le ferite sono già rimarginate, mentre l’ utilizzo di make up, per le signore, è possibile già dopo soli 2 giorni. L’attività lavorativa idem. L’unica limitazione è riservata all’esposizione diretta al sole della spiaggia o delle lampade solari, non deve verificarsi fino a che le possibili ecchimosi derivanti dall’intervento (i lividi per intenderci) non siano sparite completamente , il che avviene solitamente entro 7-10 giorni.
Quindi, tutto sommato, si tratta di un intervento banale
Francamente non direi. Gli interventi chirurgici, come la blefaroplastica, possono essere semplici apparentemente nella loro esecuzione, mai banali, a patto che siano effettuati da mani competenti ed eseguiti in strutture sanitarie assolutamente idonee.
La competenza è garanzia di serietà nell’indicazione, nella esecuzione e nella gestione, e così come la sicurezza, sono ingredienti fondamentali per ottenere un piatto degno di uno chef! Viceversa l’improvvisazione o la banalizzazione dell’intervento accompagnate da scarsa competenza e la mancata appropriatezza della struttura cui ci si affida, sono le possibili cause, ahimè, di potenziali terribili complicanze o di situazioni estremamente pericolose.
Come tutelarsi?
Il mio consiglio è quello di rivolgersi sempre a chirurghi specialisti iscritti alle società nazionali di riferimento, e di comprovata formazione professionale. Una scelta corretta del professionista, così come dell’ospedale, rappresentano sempre il primo passo sicuro e vincente per ottenere il risultato migliore possibile senza sorprese.