Avere la forza per stare bene… invecchiando!
Con lo scorrere degli anni si assiste ad una diminuzione fisiologica delle capacità funzionali di tutti gli organi, con un conseguente aumento del rischio di subire gli effetti dannosi degli agenti esterni. Quando però questa condizione di decadimento generale è presente anche in assenza di malattie, con un peggioramento generale della qualità della vita, si parla di fragilità geriatrica.
La fragilità è una condizione in cui la persona anziana è molto delicata sia psicologicamente che fisicamente. A livello fisico, una delle caratteristiche principali della persona fragile è la progressiva riduzione della forza muscolare. Stabilire se una persona è predisposta alla fragilità può aiutare a prevenirla e, possibilmente, anche a curarla.
Cosa succede fisiologicamente quando invecchiamo?
In generale con l’invecchiamento perdiamo massa muscolare e si va incontro a sarcopenia (dal greco: mancanza di muscolo), cioè quella sindrome clinica caratterizzata dalla progressiva perdita di massa muscolare associata ad un elevato rischio di esiti avversi per la salute, come la riduzione della capacità di eseguire determinati movimenti e il peggioramento della qualità della vita, fino alla morte. Sebbene la perdita della massa muscolare sia dovuta al processo di invecchiamento in sé, è anche fortemente correlata alla presenza di malattie croniche, all’assunzione di molti farmaci, ad una mancata o insufficiente attività fisica e ad una dieta inadeguata.
Come si può diagnosticare la sarcopenia?
La diagnosi di sarcopenia si basa sulla valutazione clinica e strumentale di massa e forza muscolare.
Nel nostro Istituto stiamo conducendo uno studio sugli indicatori di fragilità, e abbiamo misurato la forza di soggetti con più di 65 anni che non presentavano altre malattie se non l’artrosi dell’anca. Per fare ciò abbiamo valutato due parametri: l’hand grip (la forza di presa della mano) e lo shoulder lift (la forza di sollevamento della spalla), utilizzando un dinamometro. Inoltre, abbiamo sottoposto i pazienti al test del cammino, che permette di valutare la massima distanza che il paziente riesce a coprire nel tempo indicato, camminando il più velocemente possibile e rispettando certi limiti di saturazione dell’ossigeno e della frequenza cardiaca.
Abbiamo poi valutato la capacità polmonare misurando, mediante spirometria, il PEF (Picco di Flusso Espiratorio) che rappresenta la velocità massima che si è in grado di imprimere all’aria espirata, ed è un parametro che dipende dalla forza muscolare e dal calibro dei bronchi. Infine, abbiamo sottoposto i pazienti al test di Tinetti, che è uno strumento clinico capace di identificare soggetti più a rischio di caduta, associando un punteggio oggettivo a una prestazione fisica soggettiva.
Gli individui più fragili hanno minore forza per definizione, ma il dato interessante emerso dai nostri studi è che, anche in soggetti per lo più sani, si osserva un’associazione inversa tra fragilità (misurata con l’indice di FRIED) e il valore di PEF e il test di Tinetti, indicando che queste misure di forza possono aiutare ad individuare la fragilità precocemente.
Come detto sopra, altre misurazioni che possono essere utili per individuare soggetti potenzialmente fragili sono la forza di presa della mano e di sollevamento della spalla, così come il test del cammino e il test di Tinetti, che nei nostri studi associano in maniera diretta con il valore di PEF che è indice di forza muscolare.
Inoltre, poiché l’infiammazione di basso grado è considerata alla base dei processi fisiopatologici della fragilità e della sarcopenia, abbiamo misurato due marker biologici dell’infiammazione, quali PCR (Proteina C Reattiva) e TNFα (Fattore di Necrosi Tumorale α) e abbiamo osservato un’associazione diretta con l’indice di FRIED e un’associazione inversa con la PEF e con tutti gli altri parametri associabili alla forza muscolare – hand grip, shoulder lift, test del cammino e test di Tinetti – riconfermando quindi che i soggetti fragili, che sono anche più infiammati, hanno minore forza muscolare.
Tuttavia questi marker sono ancora troppo poco specifici e non possono essere ad oggi usati per la diagnosi e la valutazione della progressione, né dello stato di fragilità, né di quello di sarcopenia.
Nonostante questo, possiamo comunque pensare di prevenire o contrastare la sarcopenia e di conseguenza la fragilità geriatrica?
L’impegno costante nell’attività fisica e il mantenimento di un adeguato stato nutrizionale rappresentano i due elementi chiave per la salvaguardia delle capacità funzionali in età avanzata.
La sarcopenia, se riconosciuta in tempo, si può rallentare.
L’invecchiamento di successo è una condizione del corpo e della mente che si può ottenere gestendo al meglio il proprio stile di vita. Quello che diventiamo invecchiando è la conseguenza di quello che siamo stati durante il corso della nostra vita.
Possiamo quindi confidare in una vecchiaia più sana ed attiva?
Dobbiamo farlo! Invecchiare è naturale, ma invecchiare bene richiede un po’ di impegno e di consapevolezza.
Dr.ssa Elena Sangalli, Biologa Ricercatrice Laboratorio di Ricerca Cardiovascolare, Gruppo MultiMedica, collaboratrice al Progetto Cariplo “Il midollo osseo come organo chiave nella fragilità dell’anziano”
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