Quando il sistema immunitario si fa “corrompere” dai tumori
Quando pensiamo al nostro sistema immunitario, la prima immagine che ci viene in mente è quella di un esercito di soldati che accorrono per eliminare un invasore, come per esempio un batterio, un virus, una cellula tumorale. Su questa immagine, in molti sicuramente lo ricorderanno, è stato costruito un cartone animato di grande successo, Esplorando il corpo umano. In diverse patologie infiammatorie, quali le malattie oncologiche, le malattie cardiovascolari e le malattie neurodegenerative si è però visto che “non sempre le cose vanno come dovrebbero andare”. Ed ecco che le cellule del nostro sistema immunitario, nate e create per combattere l’“invasore”, passano invece dalla parte del nemico decidendo di ignorarlo (come nel caso dei tumori) o di distruggere le cellule dello stesso organismo che le ospita (come nel caso delle malattie autoimmuni). Ma come può succedere tutto questo? Cosa porta i difensori del nostro organismo a “cambiare bandiera”?
Le cellule immunitarie sono caratterizzate da un fenomeno definito “plasticità cellulare”, ossia la capacità di sviluppare diverse funzioni, rispetto a quelle originarie, a seconda dell’ambiente e del tessuto patologico in cui si trovano.
Sfruttando questa plasticità cellulare, i tumori hanno la capacità di mettere in atto diverse strategie: possono “riprogrammare” o meglio, “polarizzare”, le cellule del sistema immunitario, con il risultato di generare cellule immunitarie tolerogeniche che tollerano il tumore e, non riconoscendolo, non lo eliminano favorendone la crescita.
Questa consapevolezza ha recentemente portato allo sviluppo di una nuova strategia nella lotta contro i tumori, l’immunoterapia, che si basa sulla potenzialità di ri-attivare il sistema immunitario, nei pazienti oncologici, ristabilendo la funzione delle cellule immunitarie e rimuovendo i “freni inibitori”, utilizzati dai tumori per bloccare la risposta immunitaria. In questo contesto, si inserisce l’attività di ricerca del Dr. Antonino Bruno, giovane group leader presso l’Unità di Immunologia della Fondazione MultiMedica Onlus.
“La nostra attività di ricerca, finanziata dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) e dalla Fondazione Cariplo”, spiega il dr. Bruno, “si focalizza sullo studio linfociti Natural Killer (NK), cellule nell’immunità innata che intervengono nella sorveglianza verso i tumori. Le cellule NK sono dotate di una serie di armi che consentono loro di eliminare le cellule tumorali, sia attraverso un contatto ravvicinato, che a distanza (mediante il rilascio di molecole, chiamate citochine). La ricerca sull’interazione tra cellule NK e tumori si è da sempre focalizzata soprattutto sull’evidenza che il tumore tende a rendere tali cellule meno responsive, con conseguente evasione della loro risposta. Il nostro gruppo ha caratterizzato un nuovo sottotipo di cellule NK nei tumori solidi che sono in grado di supportare lo sviluppo tumorale promuovendo l’angiogenesi. L’angiogenesi è quel fenomeno con cui il tumore si genera un proprio letto vascolare per procurarsi nutrienti ed ossigeno e crearsi una via attraverso cui colonizzare organi distanti (processo di metastasi). In particolare, indaghiamo come le cellule NK, “alterate” dai tumori, comunicano con altre cellule dell’ospite (cellule endoteliali e macrofagi) e le corrompono, a loro volta, per favorire la crescita tumorale e la formazione di metastasi. Il nostro gruppo studia inoltre come intervenire su queste “interazioni pericolose”, testando sostanze in grado di spegnere gli interruttori molecolari alla base dell’attività pro-tumorale e pro-angiogenica, sia essa diretta o indiretta, da parte delle cellule NK”. Conclude il dr. Bruno “Il fine ultimo è quello di caratterizzare le cellule NK quali possibili biomarcatori circolanti nei tumori e identificare targets cellulari e molecolari per interventi terapeutici e di prevenzione, in grado di agire sulla ri-educazione delle cellule NK”.
Con il contributo di: