La mano del bambino: patologie congenite e iter di cura
Afferrare, gattonare, accarezzare: la mano è uno strumento di conoscenza unico e raffinato con il quale ogni bambino apprende e si relaziona con il mondo attorno a sé. Oltre alle abilità prensili e alla sensibilità tattile, la mano rappresenta un potente mezzo comunicativo che si esprime con la gestualità e il linguaggio non verbale.
Purtroppo, in alcuni casi, queste eccellenti funzioni sono compromesse fin dalla nascita a causa di malformazioni congenite, di cui risulta affetto in media 1 bimbo su 1500 nati. Queste condizioni cliniche patologiche, che interessano più frequentemente le dita, devono essere trattate il più precocemente possibile per scongiurare un grave deficit funzionale che influirà sullo sviluppo psicofisico del bambino e sulla sua vita sociale.
Fra le malformazioni più comuni si riscontrano:
- Sindattilia: fusione cutanea di due o più dita.
- Polidattilia: presenza di dita in sovrannumero.
- Agenesia: assenza di una o più dita.
- Camptodattilia: deformazione in posizione piegata delle dita.
- Brachidattilia: presenza di dita più corte del normale.
L’eziologia di queste patologie è spesso ignota, talvolta è legata a trasmissione genetica, talvolta è associata a “errori casuali” nella ricombinazione.
Tali condizioni malformative sono diagnosticate già in fase prenatale, con il vantaggio di “preparare” la famiglia prima della nascita del bebè. Al genitore viene proposta una visita chirurgica introduttiva, volta a presentare il problema ed a illustrare i possibili scenari di cura sia riabilitativa sia chirurgica, e viene consigliata una visita psicologica al fine di affrontare le iniziali preoccupazioni con maggior serenità.
Il trattamento di queste patologie è affidato ad una équipe multidisciplinare specializzata che programma l’intervento entro i due anni di vita. È infatti necessario che la mano sia in grado di effettuare una presa entro il 10° – 18° mese: durante questo intervallo di tempo, il cervello, nello sviluppo del suo programma cognitivo, “cerca” l’organo effettore della presa, ossia il pollice, ed è imperativo fornire al bambino un segmento adatto entro questi tempi, assolutamente entro l’età scolare.
Questi interventi prevedono il ricorso della microchirurgia: una tecnica chirurgica che grazie a strumentazione di altissima precisione e al microscopio operatorio permette di trattare con la massima accuratezza tessuti, vasi sanguigni e nervi, così piccoli e delicati.
Tra i vari quadri clinici malformativi esistono condizioni di identificazione e di gestione meno complessa, quali ad esempio la sindattilia, oppure condizioni malformative più inabilitanti come quelle che riguardano Il pollice, che riveste un ruolo prioritario e dominante nella funzione della mano.
Così l’ipoplasia di pollice, ovvero il suo ridotto o incompleto sviluppo, o addirittura l’agenesia di pollice merita un trattamento appropriato. Proprio in quest’ultimo caso, ossia nella mano a quattro dita (senza un pollice) vi è una procedura che permette la sua ricostruzione, funzionante e morfologicamente soddisfacente, utilizzando il dito indice (pollicizzazione), oppure è possibile effettuare un trapianto prelevando un dito del piede. Successivamente, sulla base delle esigenze di ogni bambino, vengono programmati eventuali ritocchi chirurgici.
Ma l’atto chirurgico, pur fondamentale in termini anatomici e ricostruttivi, è soltanto una tappa del lungo cammino terapeutico. Dopo l’intervento i pazienti pediatrici, dai quali non ci si può aspettare una collaborazione come da un adulto, vengono seguiti da un fisioterapista dedicato capace di insegnare al piccolo come usare l’arto ricostruito attraverso il gioco, una componente fondamentale della cura, assecondando le diverse fasi maturative del bambino.
Un’altra figura di fondamentale importanza è lo psicologo specialista in patologia congenita che coinvolge il piccolo e la sua famiglia. I genitori, infatti, devono imparare ad affrontare la situazione con atteggiamento positivo per capire come illustrare e descrivere la condizione malformativa al bambino e aiutarlo ad ottenere i migliori risultati, anche nel decorso post operatorio.
A completare il percorso riabilitativo ci si avvale dello psicomotricista, figura professionale specializzata nel prevenire disfunzioni percettivo-motorie, mentali o comportamentali nei piccoli pazienti.
L’Unità Operativa di Chirurgia e Riabilitazione della Mano dell’Ospedale San Giuseppe, diretta dal professor Giorgio Pajardi, da oltre vent’anni tratta bambini con patologia congenita, affermandosi come eccellenza a livello nazionale e internazionale per qualità delle cure e numero di interventi. Ogni anno vengono eseguite circa 350 operazioni di microchirurgia su bambini con malformazioni, circa 70 interventi di ricostruzione microchirurgica per patologie traumatiche o oncologiche, in tutti i distretti del corpo, in pazienti di tutte le età.
La missione della nostra équipe di professionisti è la presa in carico a 360 gradi del piccolo paziente e della sua famiglia, per individuare un percorso terapeutico ad hoc con l’obiettivo di garantire al bambino i migliori risultati funzionali nella salvaguardia del suo benessere.
Dr. Luigi Troisi, Responsabile Servizio di Microchirurgia Ricostruttiva, Ospedale San Giuseppe