Due parole sulla dieta mima-digiuno
L’ alimentazione è per l’uomo un bisogno primario, indispensabile alla sopravvivenza, generatrice di piacere e legata all’istinto. Mangiare, quindi, non è solo nutrirsi, ma raggiungere una soddisfazione che tocca le corde più profonde del nostro essere, sia fisicamente che psicologicamente. Severe modifiche quantitative e qualitative della nostra alimentazione devono quindi essere sempre introdotte con grande cautela e solo se terapeuticamente necessarie nel singolo e mai proposte alla collettività intera, fatta di persone adulte sane, ma anche di persone con problemi clinici e psichici magari latenti, di adolescenti, di donne gravide e in allattamento, di anziani…
Quest’ultimo secolo ha visto in Occidente il succedersi di eventi prima sconosciuti. Lo sviluppo rapidissimo della tecnologia e dell’automazione ha generato una sedentarietà che ha ridotto considerevolmente il nostro dispendio energetico quotidiano. Il benessere economico ci permette di avere accesso in modo continuativo a una quantità di cibo sempre maggiore, sempre più elaborato e invitante. La competitività sociale e il conseguente stress ci fanno sempre più usare l’alimentazione come compensazione psicologica. La pubblicità ci sollecita a consumare i più diversi prodotti del commercio. L’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo e la manipolazione industriale dei cibi rendono altresì gli alimenti sempre più pericolosi per la nostra salute.
L’esito di tutto questo è l’aumento delle patologie legate all’eccesso e allo squilibrio nutrizionale (obesità, diabete, ipertensione arteriosa, dislipidemia, malattie cardio-circolatorie, alcuni tipi di tumori) e richiede un intervento medico preventivo sull’intera popolazione. Si chiama educazione alimentare e si basa su dati scientifici evidenti che indicano come a noi più appropriata la dieta mediterranea. Evidenze scientifiche hanno anche dimostrato come precise prescrizioni nutrizionali siano efficaci per trattare alcune patologie (ad esempio le nefropatie, il diabete, le dislipidemie) e a volte per risolverle (ad esempio la celiachia, l’intolleranza al lattosio, le allergie alimentari) ma si attuano in Medicina, sono mirate ai singoli soggetti e non certo proposte alla collettività sana.
Tante, invece, sono le voci, anche autorevoli, che oggi propongono modifiche nutrizionali collettive caratterizzate spesso dall’esclusione di intere categorie alimentari e quindi potenzialmente rischiose per la nostra salute. Così veniamo quotidianamente investiti da notizie, a volte anche in contraddizione tra loro, che ci propongono comportamenti alimentari così bizzarri da lasciarci per lo meno perplessi. Sono spesso indicazioni che poggiano su opinioni più o meno ragionevoli ma senza basi scientifiche dignitose.
Diversa sembra la nuova proposta del dottor Walter Longo che nasce da una ricerca scientifica bene impostata e presenta dati apparentemente solidi, anche se ancora insufficienti. Le conclusioni tratte poggiano quindi su un lavoro di ricerca serio e razionale. Ma occorrono ulteriori approfondimenti per emettere un giudizio scientifico definitivo. Anche in questo caso le indicazioni alimentari collettive propongono una dieta praticamente vegana con l’aggiunta di piccole quantità di pesce, escludendo quindi molte categorie alimentari. La proposta, poi, di giorni periodici di semi-digiuno per i quali già disinvoltamente viene proposto il kit preconfezionato mi sembra sconfinare in una medicalizzazione nutrizionale che per ora è in contraddizione con la preoccupazione del mondo scientifico di fare prevenzione educativa. Forse il timore maggiore è che questi suggerimenti molto severi, anche se scientificamente validi, riversati sull’intera popolazione, possano essere ulteriormente estremizzati da taluni con gravi rischi per la salute.
Al momento, e in attesa di ulteriori dati, credo che l’indirizzo nutrizionale collettivo più sano, più fisiologico, più rispettoso anche delle nostre tradizioni alimentari e del significato complesso che ha per noi l’alimentazione rimanga la Dieta Mediterranea, che purtroppo è ancora poco conosciuta e pochissimo seguita.