La Banca del Latte Umano Donato: una preziosa alleata di mamme e neonati
Il latte materno rappresenta l’alimento ideale per i neonati: oltre a fornire tutti i nutrienti fondamentali di cui hanno bisogno nella prima fase della loro vita, contiene sostanze bioattive e immunologiche che non si trovano nei sostituti artificiali, è altamente digeribile e più tollerato dai neonati. Una combinazione unica di ingredienti, con un grande valore dal punto di vista nutrizionale, immunologico e dello sviluppo cognitivo, che assicurano un avvio naturale alla vita del bambino e sono il fondamento del suo benessere psico-fisico. Per questo motivo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Unicef e l’Unione Europea promuovono e sostengono l’allattamento al seno, raccomandandolo per i primi sei mesi di vita (26 settimane).
Alimento prezioso ed insostituibile per i neonati fisiologici, il latte materno costituisce un vero e proprio supporto terapeutico nel caso di neonati pretermine o neonati a termine affetti da patologie. Non sempre, però, le mamme possono allattare fin dai primissimi giorni: se il latte materno è assente o insufficiente, il latte umano donato rappresenta l’alternativa più valida, e le Banche del Latte Umano Donato (Blud) rivestono un ruolo fondamentale nel rispondere a questa esigenza.
Si tratta infatti di strutture nate per raccogliere, controllare, trattare, conservare e distribuire il latte umano donato da mamme idonee, somministrandolo a tutti i neonati con specifiche necessità mediche. L’Italia, con le sue 37 Blud è la nazione con il maggior numero di banche a livello europeo; di queste, 6 sono in Lombardia e ben 3 nella sola città di Milano, una delle quali si trova all’interno del Reparto di Neonatologia dell’Ospedale San Giuseppe, diretto dal dr. Claudio Migliori. Attiva da marzo 2019, la Banca ha visto una crescita costante delle sue donatrici, che è stata solo rallentata dalla pandemia da Covid-19: un segnale positivo, dato il periodo così delicato.
Dalla sua apertura ad oggi, sono 39 le mamme arruolate come donatrici dalla Banca, che ha raccolto oltre 94 litri di latte.
Perché è così importante donare il proprio latte – soprattutto in questo periodo – e quali sono i vantaggi nell’avere una Banca del Latte all’interno del Reparto di Neonatologia in cui si partorisce?
Ne abbiamo parlato con la dr.ssa Gloria Pianon, Responsabile della Banca del Latte e con Paula Pierdonà, Coordinatrice Infermieristica del Reparto di Neonatologia.
Perché donare?
“Donare il proprio latte è un atto di generosità che non solo aiuta i neonati che ne hanno più bisogno, ma porta con sé molti vantaggi anche per la mamma donatrice“, ci spiega la dr.ssa Pianon. “Innanzitutto, il latte donato è sempre e solo quello prodotto in eccesso, ovvero la mamma non toglie latte al proprio bambino. Inoltre il reparto di Neonatologia rimane un prezioso punto di riferimento che permette di instaurare un rapporto che va oltre la mera donazione ma può esser d’aiuto per i piccoli problemi clinici della vita di tutti i giorni”.
Come si può diventare donatrici?
“Per donare è sufficiente essere in buona salute e seguire un corretto stile di vita“, ci risponde la dottoressa. “Tutte le nostre mamme vengono sottoposte a valutazione clinica e tampone nasofaringeo con esami sierologici (anticorpi anti HIV, HCV, HBV, LUE, SARS-CoV-2). Viene poi fornito loro tutto l’occorrente per raccogliere il latte e il personale dedicato, dotato ovviamente di tutti i dispositivi di sicurezza necessari in questo periodo, si reca a casa della donatrice a ritirarlo. Tutto ciò con lo scopo di attuare un monitoraggio completo e rigoroso dell’intera procedura di donazione e del mantenimento della catena del freddo, necessaria a mantenere l’adeguatezza del campione”.
“L’intero processo è sicuro, standardizzato, controllato e preciso: la qualità del latte è garantita da un’accurata esecuzione di procedure certificate, dallo screening delle donatrici, dalla modalità di raccolta e conservazione del latte, dai controlli batteriologici fino alla pastorizzazione del latte che avviene con metodo Holder a 62.5 C°”, continua la dottoressa. “In più, tutto il nostro latte, non solo un campione, viene analizzato sia prima che dopo la pastorizzazione, quindi è controllato al 100%, non solo contro il SARS-CoV-2, ma contro tutti i germi patogeni”.
Ci sono regole su tempi e quantità della donazione?
“Assolutamente no, non esistono vincoli: la mamma può decidere quanto latte donare e per quanto tempo“, ci spiega Paula Pierdonà. “Normalmente si inizia a donare 1-2 settimane dopo il parto, 1 mese se si tratta del primo figlio. L’unica limitazione è che si può donare fino ad un anno dal parto, perché la composizione del latte della mamma cambia, si adatta all’età e alle esigenze nutrizionali del suo bambino, e dopo l’anno non è più adatto a neonati che hanno poche ore o pochi giorni di vita”.
“Le nostre donatrici non sono tutte donne che hanno partorito qui, ma anche mamme che hanno partorito in altri ospedali in cui non era presente una Banca del Latte, e sono venute da noi per informarsi”, aggiunge la dr.ssa Pianon. “Arrivano da tutto il mondo: Polonia, Senegal, Sudafrica, Sri Lanka e USA. La generosità non conosce confini”.
Perché è importante avere una Banca del Latte all’interno del Reparto di Neonatologia?
“La Banca del Latte è un servizio chiave per le neomamme: quello che spesso si sottovaluta è che anche una mamma con una gravidanza perfettamente fisiologica, o che ha avuto molti figli, potrebbe averne bisogno: può succedere che il latte non arrivi in tempo, che non sia abbastanza, che non possa allattare perché assume farmaci particolari. Inoltre anche un neonato fisiologico o late preterm (sopra la 34esima settimana) può avere problematiche nei primi giorni di vita, e il latte donato è sempre la soluzione più naturale possibile, quando la mamma non ne ha un’adeguata quantità per coprire il suo fabbisogno“, ci spiega la dr.ssa Pianon. “L’Ospedale San Giuseppe da sempre pone una grande attenzione verso l’allattamento al seno: la possibilità di avere del latte donato e di non dover integrare con il latte artificiale in caso di necessità o di patologie è sicuramente un valore aggiunto“.