Aneurismi dell’aorta toracica
Che cosa sono?
L’aorta è la più grossa arteria del corpo umano. La porzione toracica nasce dal cuore, da cui è separata dalla valvola aortica; poi, dopo un breve tratto ascendente da cui originano le coronarie, che sono i vasi che portano sangue e ossigeno al cuore, compie un’ampia curva (arco aortico), da dove nascono tre importanti vasi per il cervello e gli arti superiori e infine scende lungo tutto il torace per proseguire nel suo tratto addominale.
Per aneurisma si intende una dilatazione dell’aorta causata da un indebolimento della parete. Questa dilatazione è permanente e progressiva con il tempo. Considerando che il normale diametro dell’aorta toracica varia a seconda dell’età del soggetto e della sua corporatura, per compensare le variazioni di diametro individuali, si utilizza definire aneurismatica l’aorta che raggiunge un diametro superiore a 1,5 volte il normale diametro nella stessa sede. Quindi, un diametro ad esempio di 4,5 cm in una ragazza giovane, alta 160 cm, ha un significato clinico completamente diverso dallo stesso diametro di un uomo anziano, alto 190 cm. Dilatandosi sempre di più, le pareti del vaso tendono ad assottigliarsi, fino a raggiungere il rischio di rottura completa o contenuta (dissezione).
Tipicamente, gli aneurismi vengono distinti in base al segmento di aorta interessato, anche se spesso è tutta l’aorta ad essere malata.
Abbiamo gli aneurismi dell’aorta ascendente (45%), gli aneurismi dell’arco aortico (10%), gli aneurismi dell’aorta discendente (35%) e gli aneurismi toraco-addominali (10%).
Come si manifesta un aneurisma toracico e cosa fare?
Spesso, l’aneurisma toracico viene individuato in maniera occasionale durante un’indagine radiologica o ecografica. A questo punto il paziente si spaventa e inizia a cercare diverse opinioni.
“Questa patologia non va intesa come un fenomeno isolato, ma è da ascrivere a un quadro generale di vasculopatia che presenta una serie di aspetti critici. In particolare, bisogna evitarne le complicanze, spesso drammatiche. Da qui la necessità di affidarsi subito allo specialista cardiochirurgo” spiega il Dr Gian Luca Martinelli, nuovo Responsabile dell’Unità Operativa di Cardiochirurgia dell’IRCCS MultiMedica di Sesto San Giovanni, con una storia professionale trentennale dedicata alla patologia dell’aorta, dopo una lunga formazione presso il Centro di Chirurgia dell’Aorta Hopital Foch di Parigi.
“Il più delle volte, durante la prima visita, passo molto tempo a tranquillizzare il paziente”, prosegue il Dr Martinelli. “Spesso, la diagnosi viene fatta in occasione di indagini radiologiche (TAC) o ecocardiografiche svolte per altri motivi. La malattia aneurismatica è in genere asintomatica per lungo periodo. Diventa sintomatica o quando avviene la rottura, o per la compressione delle strutture limitrofe (mancanza di fiato, difficoltà a deglutire, cambiamento della voce, presenza di sangue nell’espettorato).
Ma in genere, il paziente arriva nel mio ambulatorio dopo aver letto su Internet tutti i rischi legati alla sua condizione, ed è spesso molto preoccupato. Presso l’IRCCS MultiMedica di Sesto, nell’ambito del Dipartimento Cardiovascolare diretto dal Prof Pedretti e grazie alla collaborazione del Servizio di Radiologia del Dr Catarinella e del Servizio di Ecocardiografia del Dr Mattioli, oggi disponiamo di mezzi diagnostici molto sofisticati, per poter seguire bene i nostri pazienti e scegliere insieme il momento migliore per intervenire e prevenire la catastrofe.
Che tipo di trattamento e soprattutto quando intervenire?
“Sicuramente un controllo dei valori pressori e della frequenza cardiaca aiutano a contenere l’incremento della dilatazione. Quando il diametro dell’aorta raggiunge un determinato valore, che varia da paziente a paziente, o se esiste una familiarità oppure in alcune condizioni sindromiche, per fortuna rare, bisogna intervenire chirurgicamente” spiega il Dr Martinelli.
“In base alla sede del segmento interessato, esistono numerosi interventi. È importante intervenire nel segmento di aorta più dilatato, pensando però alla possibile progressione della malattia in altri segmenti. Per questo consiglio di rivolgersi soprattutto in Centri esperti specializzati nella patologia aortica, dove lavorano in sinergia cardiochirurghi e chirurghi vascolari, come nell’IRCCS MultiMedica grazie alla stretta collaborazione con l’U.O. di Chirurgia Vascolare diretta dal Dr Massimiliano Martelli. Personalmente, da oltre 20 anni applico un modello assistenziale centrato sulle situazioni specifiche del singolo paziente, in parole semplici faccio ricorso alla tecnica chirurgica migliore per quel determinato paziente. A volte si riescono a fare degli interventi mini-invasivi e poco traumatici, applicando delle tecniche ibride che utilizzano sia approcci chirurgici sia endovascolari (TEVAR, Thoracic EndoVascular Aortic Repair). Ricordiamoci però che non sempre mini-invasivo è sinonimo di minor rischio e di migliore riuscita.
Abbiamo recentemente pubblicato una tecnica innovativa meno traumatica per il trattamento delle dissezioni croniche spesso considerate inoperabili presso altri Centri”.
Quale consiglio può dare a tutti i pazienti portatori di una dissezione dell’aorta?
“Innanzitutto dobbiamo lanciare un messaggio tranquillizzante. Grazie alle immagini radiologiche possiamo stabilire con esattezza quale paziente necessiti un secondo intervento chirurgico e quando e come è necessario intervenire. È indispensabile farsi seguire da uno specialista in chirurgia Cardiovascolare, esperto della patologia”.
Quando consultare un cardiochirurgo?
Appena fatta diagnosi di un aneurisma dell’aorta superiore a 4 cm, è necessario farsi vedere da un chirurgo per fare il punto della situazione e decidere insieme cosa fare.