Miopia, disturbo in crescita
Come sarà l’italiano medio nel 2050?
Avrà uno stato di salute migliore rispetto a oggi? Non è semplice prevederlo, quello che si sa è che quasi sicuramente sarà miope. Questione di evoluzione della specie: impiego costante di dispositivi che richiedono attività visiva ravvicinata, ambienti chiusi, scarsa esposizione all’aria aperta e alla luce naturale fanno sì che la miopia sia il “modo di vedere” più funzionale al nostro attuale stile di vita.
Ma cos’è la miopia?
Il termine “miopia” è di origine greca e significa “socchiudere gli occhi”, un espediente comune per migliorare la nitidezza dell’immagine visiva. Il soggetto miope, infatti, possiede una visione nitida degli oggetti vicini e una visione sfocata degli oggetti lontani. La ragione di questo è da collegare ad un maggiore potere nel far convergere i raggi luminosi da parte di cornea e/o cristallino o, più frequentemente, a una maggiore lunghezza del bulbo oculare. Per una di queste due ragioni i raggi luminosi vanno a fuoco non sulla retina bensì in un punto davanti a essa, causando cosi una visione sfocata degli oggetti, di grado variabile a seconda del livello di miopia. Nella miopia semplice l’occhio è sano, cioè non ha alterazioni. Nella miopia patologica o degenerativa invece la retina è spesso danneggiata per cui l’occhio, anche con lenti adeguate, ha una visione ridotta. Proviamo a immagine l’occhio come una vecchia macchina fotografica, dove la retina è rappresentata dalla pellicola fotografica: se la miopia danneggia la pellicola fotografica, la fotografia risulterà imperfetta nonostante il tentativo di modificare l’obiettivo (nel nostro caso l’occhiale).
Quali sono le cause?
- Fattori genetici. È comunemente accettato che fattori genetici possano avere un ruolo nello sviluppo della miopia (soprattutto nei casi di miopia elevata) e la familiarità di tali casi ne è la conferma. Sono stati proposti diversi modelli di ereditarietà, ma il concetto che appare attualmente accettato è che la miopia, così come altre importanti e complesse patologie sistemiche (per esempio diabete ed ipertensione) possa essere il risultato di un’interazione tra fattori genetici ed ambientali.
- Fattori ambientali. Il tempo totale trascorso all’aria aperta e un minore lavoro per vicino (come per esempio uso di Tablet o videogiochi) tendono a ridurre l’insorgenza o il peggioramento della miopia. Più precisamente:
- Tempo trascorso all’aperto: uno studio condotto sui bambini cinesi a Guangzhou ha effettivamente comprovato una sensibile riduzione del tasso di miopia semplicemente modificando le abitudini quotidiane dei bimbi coinvolti dalla ricerca. Lo studio ha interessato più di 900 bambini, dell’età media di 7 anni, ai quali è stato imposto di eseguire, per un minimo di 40 minuti al giorno, delle attività fisiche all’aperto e, un egual gruppo di controllo al quale, invece, è stato richiesto di continuare con gli usuali modelli di vita quotidiana. Dopo tre anni di studio i ricercatori della Sun Yat-Sen University hanno evidenziato una differenza del tasso di miopia tra i due gruppi del 9,1%. Inoltre, dall’analisi condotta, tale percentuale tendeva ad un aumento graduale nel tempo fino al raggiungimento di una riduzione relativa per la miopia del 23%.
- Lavoro da vicino: leggere o eseguire attività più vicino di 30 cm sarebbe associato ad una aumentata incidenza di miopia, sopratutto quando almeno uno dei due parenti è miope.
Si può correggere?
La miopia si corregge otticamente con occhiali o lenti a contatto. Queste ultime sono in grado di fornire una migliore qualità visiva, anche se l’uso delle lenti a contatto andrebbe valutato scrupolosamente da un oculista.
Sono comunque molteplici le soluzioni proposte per rallentarne la progressione:
- sotto-correzione della miopia (“occhiale più leggero”): dati estratti da studi prospettici mostrano come una correzione sottodosata della miopia non abbia effetto sulla progressione della miopia. Risulta quindi utile ed auspicabile un occhiale adeguato al difetto refrattivo che possa permettere di ottenere la massima acuità visiva.
- Lenti bifocali: benché uno studio del 2014 abbia dimostrato una efficacia della lente bifocale nel ridurre la progressione della miopia, altri studi randomizzati non hanno confermato questo dato.
- Lenti progressive: l’uso di una correzione addizionale progressiva per vicino ha evidenziato una efficacia di scarso valore clinico. Inoltre, l’efficacia dimostrata si riduce al controllo ai 5 anni.
- Lenti a contatto: benché lo studio CLAMP (Contact Lens and Myopia Progression Study) ha dimostrato una riduzione della progressione della miopia in pazienti portatori di lenti a contatto rigide gas-permeabili rispetto ai portatori di lenti morbide, il rallentamento ottenuto era non solo di modesta entità ma anche reversibile con la sospensione delle lenti a contatto.
- Ortocheratologia: si basa sull’utilizzo notturno di apposite lenti a contatto a geometria inversa, che permettono durante il sonno di cambiare la curvatura della cornea, appiattendone la porzione temporale e quindi permettendo una visione distinta durante il giorno senza correzione ottica. Seppur la tecnica sembri efficace nel ridurre la progressione della miopia, sono state segnalate diversi casi di infezioni corneali batteriche. Inoltre, non esistono ad oggi studi di efficacia a lungo termine e dopo la sospensione.
- Atropina in collirio: ad oggi l’unica soluzione dimostratasi scientificamente efficace nel rallentare la progressione della miopia. ATOM 1 e 2 (Atropine for the Treatment of Myopia) sono stati studi randomizzati che hanno coinvolto 400 ragazzi di Singapore. ATOM1 ha per primo suggerito l’efficacia dell’atropina in collirio per ridurre la progressione della miopia. ATOM2 ha invece dimostrato come il dosaggio più adatto da utilizzare, considerati gli effetti indesiderati, fosse lo 0.01%. Tale dosaggio si è dimostrato il più efficace al controllo ai 5 anni, riducendo la progressione della miopia almeno del 50% senza effetti collaterali clinicamente rilevanti. L’efficacia di questo trattamento è stata poi confermata da successivi studi. Tuttavia, occorre precisare che non tutti i pazienti rispondono a tale trattamento.
In conclusione, seppur la miopia sia un difetto refrattivo spesso benigno, a volte può essere di grado elevato e, quindi, rappresentare una vera e propria patologia dell’occhio che necessita di una attenta valutazione oculistica.
Dr. Aldo Vagge – Clinica Oculistica Universitaria, Ospedale San Giuseppe