Caldo e caviglie gonfie. Colpa del cuore?
Con le ondate di caldo di questi giorni, è comune la percezione di maggiore fiacchezza e minore propensione al movimento fisico entrambe associate a maggiore affaticabilità.
Queste percezioni, in sé comuni e facilmente spiegabili con la riduzione della pressione arteriosa per la vasodilatazione indotta dall’elevazione della temperatura stagionale, può caricarsi di timori ed ansie quando si associ la comparsa di gonfiore all’estremità, particolarmente in sede peri-malleolare nelle caviglie.
Questa manifestazione non solo crea un problema di inestetismo, ma instilla in molti soggetti, più spesso di genere femminile, il timore che il “gonfiore” rappresenti il sintomo di una malattia cardiaca in evoluzione a cui si attribuisce l’affaticamento e la minore resistenza alle attività quotidiane.
Quest’allarme è alla base della frequente richiesta di prima visita cardiologica, ma in realtà ci si dovrebbe chiedere se si tratti di allarme più o meno giustificato.
I risultati generati da numerose ricerche, come quella pubblicata recentemente dall’”European Journal of AppliedPhysiology” (Eur J ApplPhysiol) condotta mediante analisi pletismografica dei tessuti della caviglia, in grado di determinare la variazione del volume di liquido presente nella struttura anatomica dell’arto, hanno confermato che l’aumento della temperatura ambientale e la riduzione concomitante dell’attività fisica, tipica del periodo estivo, possono determinare l’incremento della stasi circolatoria nelle gambe con un forte rallentamento della circolazione dei fluidi sia a livello venoso che a livello linfatico. Questa stasi comporta un significativo incremento del volume di liquidi che stazionano nelle estremità e condizionano la comparsa del gonfiore locale.
Tale manifestazione è in se un effetto fisico conseguente alle condizioni ambientali ed alla minore azione di svuotamento dei vasi venosi indotta dalla contrazione dei muscoli delle gambe dovuta al risparmio nell’attività fisica a causa della calura ambientale.
Nello stesso studio si è documentato come la ripresa dell’attività motoria con deambulazione su tappeto scorrevole associato a una progressiva riduzione della temperatura ambientale, partendo da 36 per passare a 28 e poi sino a 20 °C, si associava ad una rapida scomparsa del gonfiore ed al ripristino della sensazione di benessere da parte del soggetto studiato.
Questo rapido beneficio potrebbe non essere presente o parzialmente annullato in quei soggetti che per ragioni di cura della pressione arteriosa o di altre condizioni cardiache, assumono farmaci calcio antagonisti i quali, per loro natura, inducono un’alterata circolazione a livello nell’estremità, condizionando una marcata stasi circolatoria.
In questi casi è il medico curante che dovrà allertare il paziente e suggerire le opportune soluzioni.
In conclusione la situazione connessa alla temperatura ambientale e comportamentale è la causa più frequente del gonfiore alle caviglie da molti lamentato nel periodo estivo, fatto salvo casi particolari che derivano da circostanze già note come l’assunzione di farmaci edemigeni o di patologie vascolari come le varicosità venose.
In tutti i casi una salubre camminata di buon passo, in orario meno esposto alla calura del giorno può essere, spesso, la migliore cura per eliminare o ridurre significativamente questo problema.
Dr. Edoardo Gronda,Responsabile Ricerca e Cura Insufficienza Cardiaca, IRCCS MultiMedica.