Dentro il Dipartimento di Riabilitazione Neuromotoria di MultiMedica: dove la tecnologia incontra le persone
Chi entra nel Dipartimento di Riabilitazione Neuromotoria del Gruppo MultiMedica lo capisce subito: qui la tecnologia non è un elemento di contorno, ma una presenza viva, che dialoga con i pazienti e sostiene il lavoro dei terapisti. Non si tratta di “macchinari”, ma di strumenti che cambiano il modo di raccontare il movimento, di osservarlo e di ricostruirlo dopo una malattia o un trauma.
Tra questi, due dispositivi colpiscono più di altri per la loro capacità di trasformare la riabilitazione in un’esperienza quasi nuova: D-WALL Elite di TecnoBody e la piattaforma immersiva Khymeia.
D-WALL Elite: lo specchio che non mente
Immaginate una parete che restituisce l’immagine del proprio corpo in movimento, ma arricchita da misurazioni e linee che guidano, correggono e spiegano. D-WALL Elite fa esattamente questo: osserva il gesto, lo analizza e lo racconta, istante dopo istante.
Il paziente si trova davanti a uno schermo che funge da specchio intelligente. Ogni spostamento del peso, ogni asimmetria, ogni incertezza nella postura viene registrata e restituita in tempo reale. È un modo nuovo di capire cosa stia succedendo dentro il proprio corpo, soprattutto in quei momenti in cui la percezione non basta e serve un punto di vista esterno.
«A volte il paziente non sa descrivere cosa sente. Con D-WALL, glielo facciamo vedere», racconta la Dott.ssa Ft. Assunta Cartaginese, Coordinatrice dei Fisioterapisti – Gruppo MultiMedica «E in quell’istante cambia tutto: capisce come muoversi, perché ha dolore e cosa possiamo fare insieme.»
Khymeia: la riabilitazione che ti porta altrove
La tecnologia Khymeia, invece, prende il paziente e lo porta via: lo inserisce in ambienti virtuali controllati, dove ogni gesto ha un significato preciso e ogni movimento è parte di una storia interattiva. Qui la riabilitazione diventa un’esperienza immersiva, capace di stimolare il corpo ma anche la motivazione.
Chi la utilizza spesso racconta che, durante gli esercizi, dimentica per un attimo di essere “in terapia”. L’attenzione si sposta dal sintomo all’azione: si cerca di raggiungere un oggetto virtuale, di correggere un equilibrio, di completare un percorso. E intanto il sistema registra, misura, valuta.
«Per alcuni pazienti, soprattutto quelli neurologici, ritrovare il piacere di muoversi è metà del lavoro», spiega Assunta Cartaginese «Con Khymeia entrano in un mondo in cui possono provare, sbagliare, ripetere… e spesso tornano a sorridere.»
Una tecnologia che non sostituisce, ma amplifica
« La presenza di strumenti così avanzati non sostituisce l’esperienza clinica né la relazione terapeutica. Al contrario, la amplifica – spiegano i dottori Bruno Conti e Franco Cosignani, Direttori del Dipartimento – offre ai fisioterapisti un linguaggio nuovo, fatto di dati e immagini; ai pazienti offre un ambiente sicuro in cui esplorare il proprio corpo, con la libertà di sperimentare e di vedere i progressi in modo concreto. Alla fine, dunque, la tecnologia serve a creare ciò che la riabilitazione richiede da sempre: un cammino condiviso, un racconto in movimento, che questi strumenti aiutano a riscrivere, passo dopo passo. »




