Diabete, una malattia di genere?
Il Diabete Mellito è una patologia correlata alla presenza di glucosio in eccesso nel sangue. Questa problematica deriva prevalentemente da un’alterata, ridotta o addirittura assente produzione di un ormone: l’insulina. Le persone affette da Diabete peraltro non sono tutte uguali. Presentano caratteristiche fisionomiche molto diverse da loro con età di insorgenza differenti e necessitano inoltre di trattamenti che possono differire molto tra di loro. Gli studi effettuati sinora hanno evidenziato che il buon mantenimento della glicemia , quindi avere valori di glucosio nel sangue il più vicino possibile alla normalità, evita una serie di problematiche (le cosiddette complicanze del Diabete) che negli anni si verificano.
Le complicanze possono colpire i più svariati organi del nostro corpo, tutte collegate al rialzo della glicemia (iperglicemia). Siccome il glucosio viene trasportato dal sangue i primi organi ad essere interessati e colpiti sono proprio le arterie ed i vasi capillari, e per questo si parla di alterazioni vascolari con restringimenti (stenosi) o occlusioni complete degli stessi. A seconda del calibro delle arterie il danno viene definito come microangiopatia o macroangiopatia diabetiche.
Tra le prime si annoverano come organo bersaglio la retina, i reni e i nervi, tra le seconde possiamo annoverare danni alle coronarie, carotidi o arterie degli arti inferiori causando coronaropatie (infarti angine o scompenso cardiaco), ictus o gangrene ai piedi. Sino a pochi anni fa si pensava che le malattie non collegate direttamente al sesso si esprimessero in modo simile nei maschi e nelle femmine. Dagli anni ‘90 focalizzando gli studi in modo più attento si è definito che alcune complicanze hanno una predilezione di genere.
In quest’ambito occorre fare distinzione anche fra le varie età della vita..
La Giornata Mondiale del Diabete 2017 si svolgerà, patrocinata dalle più importanti associazioni scientifiche di settore e da Federfarma, anche in Italia. Prevede l’apertura di gazebo nelle principali piazze italiane (con presenza di medici ed infermieri volontari) per fornire informazioni alla popolazione, sul rischio di sviluppare la malattia o addirittura per diagnosticare pazienti a rischio. L’interesse di quest’anno sarà centrato sulla donna.
È soprattutto in ambito cardiovascolare che sono state descritte importanti differenze di genere in diversi aspetti della patologia.
Mentre negli uomini con diabete il rischio di coronaropatia è di circa 2 volte maggiore rispetto a quelli senza malattia per le donne diabetiche tale rischio è circa 3 volte maggiore di quello delle pari-sesso senza diabete.
Nella presentazione clinica degli eventi maggiori, ad esempio, l’infarto miocardico raramente si presenta nelle donne con il tipico dolore retrosternale gravativo, mentre prevalgono dolori atipici (addominali, interscapolari, al giugulo) oppure sintomi vaghi quali astenia, ansia, dispnea lieve o angoscia. Anche la mortalità per infarto in fase acuta e durante ospedalizzazione è superiore nelle donne ed alcune patologie cardiache come la Sindrome di Takotsubo (cardiomiopatia da stress), la rottura del cuore, la dissezione coronarica incidono per il 90% solo nelle donne. La donna, inoltre, è meno studiata con coronarografia, e meno trattata con angioplastica, stent o bypass aorto-coronarico. Anche l’ictus è più frequente nel sesso femminile, nel quale è gravato da una maggiore mortalità e minore possibilità di recupero. L’eccesso di rischio di ictus legato al diabete nelle donne sembra particolarmente evidente soprattutto nelle fasce di età più giovani, tanto da arrivare a essere oltre 8 volte maggiore nelle donne con Diabete Mellito di tipo 2 di età compresa tra 35 e 54 anni. In particolare vi è aumentata mortalità intraospedaliera per ictus ischemico, mentre questa differenza non si osserva nella popolazione senza diabete.
Ad oggi sono state formulate diverse ipotesi per spiegare l’eccesso di patologia cardiovascolare nelle donne con diabete, e queste includono: l’esistenza di fattori di rischio peculiari al sesso femminile, il maggior impatto di alcuni fattori, pur comuni ai due sessi, differenze di ordine biologico, disparità nel trattamento e/o disparità nella risposta al trattamento. I fattori ormonali potrebbero incidere sul rischio cardiovascolare anche in modo indiretto, modificando la distribuzione del grasso corporeo. L’obesità addominale ne aumenta il rischio e tale effetto è più spiccato tra le femmine che tra i maschi. Numerosi studi hanno dimostrato che l’obesità addominale ha una prevalenza maggiore tra i diabetici tipo 2 rispetto ai non diabetici e , tra i diabetici è quasi doppia nelle donne rispetto agli uomini.
Oltre tre milioni e mezzo di persone in Italia hanno il diabete di Tipo 1 o di Tipo 2. e di conseguenza 1 italiano su 12 ha il diabete o è a rischio di averlo, e non sempre lo sa. È infatti possibile avere il diabete per anni senza accorgersene.
La Giornata Mondiale del Diabete 2017 potrà fornire dunque preziose informazioni ad un pubblico sempre più numeroso ma ignaro.
Approfittiamone.
Guido Adda, Direttore Unità di Diabetologia, Ospedale San Giuseppe