Emorroidi. Come prevenire per non soffrire
Alla patologia emorroidaria è sempre stata associata l’idea del dolore. Spaventava sia la sua manifestazione acuta che l’atto terapeutico, l’asportazione chirurgica classica chiamata “Milligan Morgan”.
Ora si può evitare di essere restii all’idea di farsi visitare e curare! Il dolore si può evitare!
Esistono molteplici possibilità di cura chirurgica “in-dolore” e possibilità di prevenzione degli eventi acuti.
La patologia emorroidaria capita frequentemente: circa il 30/50 % della popolazione può soffrirne almeno una volta nella vita. Raramente capita prima dei 20 anni e giunge al massimo della rilevanza verso i 45, nel pieno dell’occupazione lavorativa, diventando un costo sociale importante. Patologia maggiormente vissuta dagli uomini, si sviluppa anche nelle donne soprattutto durante la gravidanza e dopo il parto.
Il più sano stile di vita odierno e i progressi della medicina e della prevenzione, tengono a bada questo fenomeno. Un’alimentazione con un equilibrato apporto di fibre, un’adeguata assunzione di liquidi, un’evacuazione regolare senza sforzi e sedute prolungate, un esercizio fisico regolare, senza sforzi che aumentino la pressione addominale o esercizi in posizione seduta prolungata sono le buoni abitudini da adottare per evitare che si sviluppi questo disturbo. Al contrario, l’obesità, l’utilizzo di alimenti irritanti per l’apparato gastroenterico, come spezie e cioccolato, l’alcool e il fumo sono fattori di rischio.
Parliamo di emorroidi, ma nel dettaglio: cosa sono?
Etimologicamente significano “sangue che fluisce”, sono infatti cuscinetti vascolari posti nel canale anale con una duplice funzione: coadiuvare la continenza degli sfinteri anali, ovvero impedire perdite involontarie di feci; proteggere le strutture muscolari degli sfinteri anali da traumi potenziali dovuti a feci troppo dure o sforzi nell’evacuazione. Strutture vascolari complesse, sono originate dall’unione tra venule e capillari arteriolari (sinusoidi), immersi in una matrice connettivale ed elastica con fibre muscolari lisce di sostegno. Una sorta di “corpo cavernoso” del canale anale distale. Sono classicamente divise in emorroidi interne se poste sopra la linea dentata, ricoperte di mucosa intestinale, ed emorroidi esterne al di sotto di questa linea di confine, ricoperte di epitelio malpighiano. Il limite rappresentato dalla linea dentata è rappresenta anche il confine tra l’area innervata esterna e quella meno sensibile più interna e su questa linea di confine è basata la chirurgia indolore, diversa a secondo dello stadio di progressione della patologia.
La visita di prevenzione
La visita specialistica proctologica può essere associata ad un’anoscopia o proctoscopia per arrivare così a una corretta diagnosi, discriminando tra le varie possibili patologie e la gravità della situazione. Spesso sintomi come il sanguinamento e il dolore, considerati espressione di una patologia emorroidaria, sono legati ad altre problematiche, come ragadi e tumori maligni o benigni.
Nel sospetto di un tumore già al momento della visita è possibile eseguire biopsie locali o programmare approfondimenti endoscopici come la colonscopia. Inoltre dovrà essere esclusa la presenza di una di ragade anale, che, pur mimando i sintomi di una crisi emorroidaria, non risponde ai rimedi anti emorroidari. La visita proctologica permette inoltre di risolvere immediatamente la trombosi emorroidaria, evento associato ad un dolore acutissimo, procedendo all’incisione ed asportazione dell’emorroide trombizzata in anestesia locale con immediato sollievo. A seguito della visita proctologica viene prescritta un’idonea terapia farmacologica che può avvalersi di preparati sia ad uso locale che sistemico per superare la crisi. Successivi controlli proctologici permetteranno di chiarire il quadro clinico, monitorare l’andamento della malattia, modificare le abitudini di vita, impostare approfondimenti diagnostico strumentali ed indicare, se necessario, gli appropriati provvedimenti chirurgici.
Intervenire per non soffrire: la nuova via “in-dolore”
Negli stadi iniziali, ovvero le emorroidi di I° grado, caratterizzate da crisi dolorose e sanguinamento senza prolasso stabile, si può agire con legature emorroidarie, anche con azione preventiva sulle riacutizzazioni, associate o meno a scleroterapia. La legatura emorroidaria è un intervento ambulatoriale, senza necessità di anestesia, di scarso impatto per il paziente, che non interferisce in modo rilevante sulle sue normali occupazioni e che richiede solamente un breve monitoraggio post intervento. Può essere indicata nell’anziano, anche incontinente, che presenti un prolasso non eccessivo, nei casi in cui l’intervento chirurgico comporti un rischio troppo elevato.
Nei casi di prolasso più marcato, con emorroidi di II° grado e/o III° grado, ulteriore possibilità di intervento indolore è rappresentato dalle metodiche mini invasive di legatura selettiva dei poli vascolari emorroidari. Tecniche eseguite in Day Hospital sulla guida di sonde ecocolordoppler, associate in genere alla plicatura del prolasso mucoso, come nella tecnica THD (Transanal Haemorroidal Dearterialization), oppure con tecniche di dearterializzazione laser tipo Help.
Quando il prolasso muco emorroidario risulti ancora più marcato, di III° o IV° grado, con prolasso stabile non riducibile, le tecniche di emorrodopessia mediante suturatrici meccaniche circolari divengono le tecniche di elezione. Queste tecniche consentono di raggiungere l’obiettivo del riposizionamento del prolasso emorroidario all’interno del canale anale. La suturatrice meccanica agisce sempre sull’area interna meno sensibile, 4 cm a monte della linea dentata. L’intervento comporta una notte di ricovero e garantisce una ripresa rapida delle normali attività del paziente. Infine, nel caso in cui al prolasso rettale si associ un rettocele, nel quadro di una sindrome da ostruita defecazione, l’utilizzo di due suturatrici meccaniche (tecnica STARR) permette la risoluzione del quadro clinico.