Fake news sulla longevità: cosa dice la scienza?
Intervista al Prof. Annibale Puca,
esperto internazionale in genetica e longevità, IRCCS MultiMedica.
Viviamo in un mondo dove si parla molto di longevità e di come raggiungerla. Ma tra mode, integratori miracolosi e diete lampo, cosa è davvero vero? Lo abbiamo chiesto al Prof. Annibale Puca, genetista medico e leader internazionale negli studi sulla longevity, che da 27 anni conduce ricerche in questo campo e oggi guida un gruppo di ricerca all’IRCCS MultiMedica.
Guarda qui l’intervento da cui è stata generata l’intervista, tenuto presso l’evento Milano Longevity Summit 2025:
Chi è il Prof. Annibale Puca
Il Prof. Puca è docente di genetica medica all’Università di Salerno e preside di facoltà, oltre ad essere Research Group Leader in MultiMedica. Nel 2001 pubblicò uno studio pionieristico sulla longevità familiare, aprendo una nuova strada per la ricerca sulla longevità estrema.
“La longevità estrema non significa solo vivere più a lungo, ma vivere più a lungo senza malattie croniche come tumori e problemi cardiovascolari.”
Longevi si nasce o si diventa?
Centenari, longevi si nasce e la longevità la si eredita.
Questo perché, spiega il professore, alcune persone nascono con una genetica più performante. È come avere un’auto già potente di fabbrica.
“Il corpo (la genetica) lo possiamo considerare come una macchina, mentre le abitudini di vita sono la benzina. Quindi, se nasciamo 500, non possiamo morire Ferrari. Se la benzina è migliore, la Ferrari correrà 330 all’ora invece di 300, mentre la 500 passerà da 100 all’ora ai 120, ma non potrà mai correre a 300. Quindi, lo stile di vita sano – dieta, attività fisica, gestione dello stress – migliora le prestazioni del nostro corpo, allunga l’aspettativa di vita, ma non ci fa diventare centenari. Perché non riesce a trasformare una 500 in una Ferrari.”
Come possiamo sapere se siamo “geneticamente longevi”?
La storia familiare ci aiuta a capirlo.
Un indizio è la storia familiare: se i tuoi genitori o nonni sono vissuti a lungo e in buona salute, anche tu potresti avere una predisposizione genetica favorevole. In MultiMedica, il team del Prof. Puca ha studiato oltre 600 centenari italiani, valutando il loro stato cognitivo e la loro autonomia.
“Studiare la storia della nostra famiglia, vedere se abbiamo parenti longevi e, soprattutto, qual è il loro livello di autonomia, ci può aiutare a comprendere il nostro potenziale di vita. Il livello di autonomia è un indicatore fondamentale per capire come si sta invecchiando.
Oggi vediamo famosi nutrizionisti vendere diete miracolose e far credere che mangiando un determinato alimento si può diventare centenari. Ma non è così. Non ci sono studi, avvalorati da grandi numeri, che provano ciò. Bisogna anche dire che uno studio, per essere rigoroso e solido scientificamente, deve durare decine di anni e si deve basare su un campione di persone ampio. Chiaramente, questo non è facile quando si studia l’invecchiamento.
L’attività di ricerca sulla longevità estrema, familiare, prevede lo studio dei centenari. In MultiMedica, abbiamo iniziato la ricerca nel 2001 reclutandone circa 600, a cui abbiamo somministrato un test cognitivo e di autonomia per capire quale fosse il loro decadimento cognitivo e il loro livello di autonomia e come sarebbe evoluto.”
I figli dei centenari vivranno gli stessi anni dei loro genitori?
Vivranno a lungo e si ammaleranno meno degli altri.
Chi ha genitori longevi ha maggiori probabilità di vivere a lungo e in salute.
Gli studi condotti dal Prof. Puca dimostrano che l’ereditarietà gioca un ruolo importante nella longevità estrema: i figli dei centenari presentano un rischio ridotto di sviluppare malattie cardiovascolari e tumori. Ma la scienza va oltre, suggerendo un legame tra invecchiamento rallentato e minore incidenza di patologie gravi. Una scoperta che cambia il modo di guardare alla longevità e apre nuove prospettive nella medicina preventiva.
“I figli dei centenari hanno un rischio di mortalità più basso del 60% rispetto alla popolazione generale. Nel 2001 pubblicammo uno studio sulla longevità e a quel punto ci contattò la rivista Nature in quanto la mamma della regina Elisabetta di Inghilterra compiva100 anni. Noi prevedemmo che la regina Elisabetta avrebbe compiuto 90 anni probabilmente perché era figlia di una centenaria. Il tempo ci ha dato ragione, effettivamente la regina Elisabetta è morta ultranovantenne.”
Le fake news da sfatare
Secondo il Prof. Puca, l’80-85% dei falsi miti sulla longevità cade se si capisce che non siamo tutti uguali e non partiamo dalla stessa base genetica.
Ecco alcune fake news spiegate dal Prof. Puca.
❌ Bere vino rosso allunga la vita
Falso. Il vino rosso contiene alcol, che può aumentare il rischio di tumori, anche se include sostanze come il resveratrolo.
“Il vino rosso è spesso celebrato per il suo contenuto di resveratrolo, una sostanza che attiva le sirtuine, molecole coinvolte nei processi anti-invecchiamento. Ma attenzione: il vino resta pur sempre alcol, e l’alcol può danneggiare il DNA, aumentando il rischio di tumori.
Curiosamente, ha anche un effetto negativo sulla distribuzione del grasso corporeo, perché aumenta l’accumulo di grasso viscerale, che è responsabile di infiammazioni sistemiche. Quando ci fanno male le ginocchia, spesso il problema non è il peso, ma proprio l’infiammazione legata a questo tipo di grasso.”
❌ Acqua e limone al mattino rallentano l’invecchiamento
Falso. Non esistono evidenze scientifiche. Al massimo, apporta un po’ di vitamina C.
“C’è tanta gente che lo fa e si sente una bomba. Io non capisco perché, perché non c’è nessuna correlazione, se non un apporto di vitamina C. Quando alcuni affermano che ha un effetto positivo perché funge da antiossidante, io rispondo che l’effetto antiossidante non serve perché un po’ di sano stress radicalico lo dobbiamo avere, perché così rispondiamo attivando una serie di processi cellulari che ci rendono più longevi, perché rendono le cellule più longeve.” Un fenomeno di adattamento allo stress definito ormesi.
❌ Gli integratori fanno vivere più a lungo
Falso. Vanno presi solo in caso di carenze reali. Un uso scorretto può persino essere dannoso.
“Sul fronte degli integratori c’è molta confusione. Innanzitutto, bisogna distinguere tra: Integratori o supplementi alimentari, utili solo quando c’è una vera carenza nutrizionale; Nutraceutici, sostanze con effetti potenzialmente benefici sulla salute. Assumere nutrienti che non servono può essere inutile o addirittura dannoso. Uno studio condotto diversi anni fa, ha mostrato che chi assumeva in eccesso vitamine A, C, E aveva un rischio di mortalità più alto rispetto a chi non lo faceva. Non tutto ciò che è in più fa bene.”
❌ Il digiuno intermittente è la chiave della longevità
Falso. Non ci sono prove che allunghi la vita.
Ha molti benefici metabolici e può migliorare alcuni biomarcatori di salute. Mangiare meno, e bene, sicuramente aiuta ma non ci rende longevi estremi.
“Parlare di dieta sana è facile, metterla in pratica un po’ meno – spiega il Prof. Puca. L’alimentazione non è solo una questione di salute, ma anche di accessibilità. Ci dicono che dovremmo mangiare pesce tre o quattro volte alla settimana. Ma sfido chiunque a farlo vivendo a Milano, con una famiglia a carico. È un lusso che non tutti si possono permettere. Credo che la dieta intermittente sia così di moda, anche perché più facile e accessibile di altre diete, spesso costose e basate su cibi difficilmente trovabili.”
❌ L’ormone della crescita (GH) è un elisir anti-età
Falso. Non ci sono evidenze scientifiche.
Con l’avanzare dell’età, i livelli di ormone della crescita (GH) diminuiscono naturalmente. Alcuni vedono in questa riduzione un segnale negativo e cercano di compensarla con terapie ormonali. Tuttavia, il Prof. Puca sottolinea che questa diminuzione è un processo fisiologico che ha un ruolo protettivo.
“Se il GH cala con l’età, ci sarà un motivo. Aumentarlo artificialmente può comportare rischi, come un incremento del rischio di tumori. Studi scientifici supportano questa cautela, in quanto hanno evidenziato che livelli elevati di GH sono associati a un aumento del rischio di cancro. Inoltre, l’uso di GH in individui sani per scopi anti-invecchiamento non ha dimostrato benefici significativi. Quindi, mentre il GH ha un ruolo fondamentale durante lo sviluppo, la sua somministrazione in età avanzata può comportare più rischi che benefici. Ricordo che l’uso del GH fu molto in voga negli Stati Uniti come presunto elisir anti-aging e il geriatra Tom Perls lanciò una campagna pubblica contro l’uso improprio del GH, proprio perché priva di basi scientifiche.”
❌ Il testosterone previene l’invecchiamento negli uomini.
Falso. Anzi potrebbe avere un effetto contrario.
Negli uomini, è normale che con l’età calino ormoni come il testosterone. Alcuni provano a compensare con terapie sostitutive per ritrovare energia e performance, ma c’è un rovescio della medaglia: questi trattamenti possono aumentare il rischio di tumori.
Con la Menopausa le donne invecchiano più velocemente?
La Menopausa non è la causa, bensì l’effetto.
Le donne che vanno in menopausa più tardi tendono a vivere più a lungo. Ma la menopausa non è una causa di invecchiamento accelerato, è piuttosto un indicatore di quanto lentamente si invecchia. Molte donne temono la menopausa perché la associano a un’accelerazione dell’invecchiamento. Alcune cercano di posticiparla con terapie ormonali, ma la scienza racconta una storia diversa.
Secondo il Prof. Puca, non è la menopausa a farci invecchiare ma è l’invecchiamento, se rallentato perché si è geneticamente longevi, a farci entrare in menopausa più tardi. “Le donne che vanno in menopausa più avanti negli anni sono le stesse che tendono a vivere più a lungo. Lo conferma anche uno studio pubblicato su Nature dal geriatra Tom Perls: le donne che diventano madri in età matura hanno maggiori probabilità di longevità, perché il loro organismo invecchia più lentamente sin dall’infanzia. La longevità genetica, infatti, non protegge solo in età avanzata: si manifesta già da giovani. Ecco perché anche i fratelli dei centenari mostrano tassi di mortalità inferiori fin dai primi anni di vita. In sintesi, la menopausa non è la causa, ma l’effetto, il segnale biologico che racconta il ritmo con cui le donne stanno invecchiando.”
Felicità e pensiero positivo fanno vivere più a lungo?
Si, ma non per magia.
Esistono geni che ci aiutano a reagire meglio allo stress. I centenari, racconta il Prof. Puca, sono spesso “menefreghisti”: non si lasciano travolgere dai problemi. È questo il loro segreto – ci racconta il Prof. Puca – ma con una precisazione interessante.
“La scienza lo conferma: esistono varianti genetiche che aiutano ad adattarsi meglio agli eventi stressanti. Le cellule, quando sono sottoposte a stress, modificano la loro biologia per resistere. E chi ha una risposta più efficiente a questi stimoli vive spesso più a lungo e in salute. Anche lo stress ossidativo, cioè l’azione dei radicali liberi, non è sempre negativo. Anzi, una piccola dose costante di stress può allenare le cellule a diventare più forti, ci rende biologicamente più robusti. Essere positivi, affrontare la vita con leggerezza e non lasciarsi logorare dallo stress: non è solo una filosofia di vita, ma anche una strategia genetica per l’invecchiamento sano.”
Le Blue Zone: cosa c’è di vero?
Luoghi come l’Ogliastra in Sardegna sono famosi per l’alta concentrazione di centenari. Ma la ragione non è la dieta: si tratta di isolati genetici, cioè popolazioni dove si trasmettono varianti genetiche favorevoli.
“Le Blue Zone più che un segreto di vita sana, sono una questione di DNA. Tutti parlano delle Blue Zone, quei luoghi nel mondo dove si vive più a lungo. Ma pochi sanno come è nato il termine. Il demografo Michel Poulain tracciò un cerchio blu intorno a un villaggio della Sardegna particolarmente longevo: da lì, il mito. Ma cosa rende questi luoghi davvero speciali? Non è la dieta o lo stile di vita, come spesso si racconta. C’è un elemento fondamentale: la genetica. I centenari delle Blue Zone spesso sono imparentati tra loro. È come se vivessero in una grande famiglia allargata.”
I telomeri: un tema delicato.
I telomeri sono le estremità dei cromosomi, che si accorciano con l’età. Ma non sempre averli lunghi è un vantaggio. Alcuni studi mostrano che un telomero troppo lungo può favorire lo sviluppo di tumori.
“Sono le estremità dei nostri cromosomi: funzionano come piccoli cappucci protettivi del DNA. Ogni volta che una cellula si divide, i telomeri si accorciano un po’. Quando diventano troppo corti, la cellula smette di dividersi, che è uno dei segnali chiave dell’invecchiamento cellulare. Ma c’è un paradosso: se i telomeri non si accorciano, la cellula può diventare pericolosamente immortale, proliferando in modo incontrollato. È quello che accade nelle cellule tumorali, come spiega il biologo Fabrizio d’Adda di Fagagna. Anche le emozioni contano: uno studio degli anni 2000 dimostrò che le madri che avevano perso un figlio presentavano telomeri fortemente accorciati, provando che lo stress emotivo lascia il segno, fin dentro al DNA. E, oggi, grazie all’analisi del DNA, possiamo fotografare lo stato di stress dell’organismo in quel preciso momento. Una nuova frontiera nella longevity science, dove l’invecchiamento non è solo questione di tempo, ma anche di come lo viviamo.”
Conclusioni sul tema della longevità
Il vero obiettivo non è solo vivere più a lungo, ma vivere bene più a lungo. La medicina e la ricerca in campo genetico sono strumenti chiave, ma serve informazione corretta, come quella che il Prof. Puca e l’IRCCS MultiMedica portano avanti ogni giorno.
Di seguito qualche link per approfondire:
- Vuoi sapere di più sul Prof. Puca → scopri il suo profilo sul nostro sito
- Se sei interessato alla Longevità → leggi l’articolo sulla proteina della longevità
- Se vuoi valutare il tuo stato di salute → scopri i check-up MultiMedica