Importanti novità in tema di sicurezza delle cure e responsabilità sanitaria
Lo scorso aprile è entrata in vigore la Legge Gelli (Legge n. 24 del 2017) che introduce norme innovative in tema di sicurezza delle cure e responsabilità degli operatori sanitari (medici e infermieri, ma non solo), due settori tra loro correlati che hanno un impatto rilevante sulla tutela della salute ed i bilanci economici delle regioni.
La nuova legge si pone l’obiettivo di migliorare la sicurezza delle cure rendendola omogenea sull’intero territorio nazionale e di contrastare alcuni fenomeni critici per il sistema sanitario: la difficoltà a trovare coperture assicurative, l’allontanamento dei giovani medici dalle specialità più esposte al contenzioso, la medicina difensiva (ovvero la prescrizione di accertamenti e terapie al solo scopo di tutelarsi dal rischio di azioni legali, con uno spreco stimato in 10 miliardi di € l’anno), nel rispetto della tutela dei pazienti.
La sicurezza delle cure è ora parte integrante del diritto alla salute. Sarà quindi compito delle strutture sanitarie e sociosanitarie e di tutti i professionisti sanitari adottare le misure di “gestione del rischio clinico”introdotte negli ospedali italiani a partire dall’inizio degli anni duemila (ad esempio l’uso del braccialetto identificativo, per evitare di eseguire procedure al paziente sbagliato)ma che si sono diffuse in modo non uniforme.
Il successo dei sistemi di prevenzione dei rischi si basa sulla collaborazione dei professionisti sanitari, indispensabile per conoscere le situazioni di rischio. Fino ad oggi questa attività è stata limitata anche dal timore di una acquisizione delle informazioni da parte della magistratura, eventualità oggi non più possibile grazie alla introduzione di una specifica misura di protezione.
Riguardo alla responsabilità professionale la giurisprudenza, in assenza di norme specifiche,aveva negli ultimi anni introdotto principi penalizzanti per i professionisti sanitari ai quali veniva chiesto di provare l’assenza di colpa, anche di fronte ad accuse ingiuste. La nuova legge mantiene i principi introdotti dalla giurisprudenza (responsabilità contrattuale con prescrizione di 10 anni) ma ora saranno le strutture, pubbliche e private, i principali soggetti chiamati a dimostrare che l’operato dell’organizzazione e dei suoi collaboratori è stato corretto. È stata invece modificata in senso più restrittivo la possibilità di chiedere i danni direttamente al professionista, nei confronti del quale il paziente avrà 5 anni di tempo e dovrà indicare quale è stato il comportamento che ha provocato il danno (responsabilità extracontrattuale).L’eccezione a tale schema è il caso del professionista che assume degli obblighi direttamente con il paziente, tipico della attività privata in libera professione. In tali situazioni varrà la stessa norma (rapporto contrattuale) in essere per le strutture sanitarie.
A completare la tutela dei pazienti danneggiati sono stati previsti l’obbligo per strutture e professionisti di avere una copertura assicurativa, la possibilità di inoltrare la richiesta danni direttamente alla assicurazione e l’istituzione di un fondo di garanzia.
Tra le altre novità ci sono alcune misure di trasparenza per le strutture sanitarie, che prevedono l’obbligo di consegnare la documentazione clinica disponibile entro 7 giorni dalla richiesta nonché la pubblicazione sui siti internet aziendali delle attività svolte per ridurre i rischi, dei risarcimenti pagati e delle modalità di assicurazione.
L’applicazione di alcune delle previsioni normative dipenderà dalla emanazione dei decreti attuativi, attesi nei prossimi mesi. Bisognerà inoltre verificare come la magistratura interpreterà ed applicherà le norme sulla responsabilità. Si auspica che sin d’ora, grazie alle misure introdotte, i professionisti potranno lavorare con più serenità, a beneficio del rapporto con i pazienti, e contribuire in modo più fattivo alla conoscenza e prevenzione dei rischi sanitari.