Invecchiare in salute mantenendo in equilibrio la bilancia infiammatoria
Le aspettative di vita nel mondo occidentale si sono alzate e molti anziani si ammalano di patologie croniche che compromettono la qualità della loro vita. Esistono anche anziani perfettamente in buona salute sia fisica che mentale e poi esiste una fetta di soggetti anziani sani, nei quali si assiste ad un rapido declino fisico e psicologico e all’incapacità di affrontare lo stress e i cambiamenti. Questi anziani vengono definiti “fragili” in quanto non sono in grado di recuperare la condizione di benessere iniziale e perdono la loro indipendenza nella gestione della quotidianità.
In questo contesto il sistema immunitario, in particolare la risposta infiammatoria, gioca un ruolo fondamentale. Essa infatti è preziosa nel proteggere l’organismo umano dall’azione lesiva di potenziali agenti patogeni, ma una risposta infiammatoria cronica di basso grado in assenza di infezioni o lesioni significative è spesso coinvolta nella genesi di numerose patologie.
Ma come si identificano gli anziani fragili?
Per identificare i soggetti anziani che presentano il rischio di sviluppare la sindrome della fragilità, può essere utilizzato l’Indice di fragilità di Fried che viene calcolato mediante un test di 5 domande. Queste permettono di verificare l’eventuale perdita di peso (maggiore di 4,5 Kg nell’ultimo anno), la presenza di affaticamento durante la giornata e la riduzione della forza muscolare. Viene poi effettuato un test del cammino che permette di verificare la distanza percorsa dal soggetto in un determinato periodo di tempo e infine viene sottoposto il questionario PASE (PHYSICAL ACTIVITY SCALE FOR THE ELDERLY) per valutare il grado di attività fisica.
Gli anziani fragili sono più infiammati?
Il nostro Istituto ha condotto uno studio di ricerca sulla fragilità per comprendere quali siano indicatori precoci di questa condizione utili alla prevenzione. Abbiamo quindi studiato un gruppo di persone anziane sane e abbiamo osservato che, anche in assenza di sintomi, i soggetti più fragili mostrano elevati valori di PCR (proteina C reattiva) in circolo, che è un indice di infiammazione. È infatti una proteina che aumenta la sua concentrazione ematica nella fase acuta di varie malattie e nei processi infiammatori. Inoltre, studiando più in dettaglio altri marcatori di stato infiammatorio, si è osservato che soggetti che hanno un indice di fragilità maggiore hanno anche una concentrazione di citochine pro-infiammatorie in circolo maggiore (tra cui ad esempio IFNα, IL-33, RANTES, TNFα).
Cosa succede nell’organismo degli anziani fragili?
L’aumento dell’aspettativa di vita fa sì che il sistema immunitario debba far fronte a diversi stimoli per molto tempo, e che, di conseguenza, lo stato infiammatorio possa aumentare sensibilmente trasformandosi in quella che viene definita “infiammazione cronica di basso grado”, che è una delle principali cause della fragilità, della comparsa di patologie e dei decessi associati all’invecchiamento.
In questo quadro, l’aumento dei livelli di citochine pro-infiammatorie, unito alla riduzione delle funzioni immunitarie associata dallo stato di infiammazione cronica di basso grado, influenza negativamente il metabolismo, la densità ossea, la forza, la resistenza all’esercizio, l’apparato vascolare, le funzioni cognitive e l’umore.
Occorre pertanto diminuire l’infiammazione cronica senza compromettere una risposta acuta in caso di esposizione dell’organismo agli agenti lesivi o patogeni. L’equilibrio tra le molecole pro-infiammatorie e quelle anti-infiammatorie è chiamato bilancia infiammatoria ed è una chiave fondamentale del benessere individuale.
Contrastare l’infiammazione cronica può aiutare non solo a vivere a lungo ma anche a farlo nello stato di salute migliore possibile. Una regolare e non improvvisata attività fisica, vita sociale ed emozioni positive, mantenimento del peso corporeo, restrizione calorica ed alimentazione sana ed equilibrata sono quindi degli ottimi consigli da mettere in pratica per invecchiare in salute.
Con il contributo di:
Dr.ssa Elena Sangalli, Biologa Ricercatrice Laboratorio di Ricerca Cardiovascolare Gruppo MultiMedica, collaboratrice al Progetto Cariplo “Il midollo osseo come organo chiave nella fragilità dell’anziano”.