Iperidrosi: quando sudare diventa un problema
Un disturbo che interessa in particolar modo le zone di mani e ascelle e che può trovare nella chirurgia toracica mini-invasiva una soluzione.
In condizioni normali la sudorazione è regolata dal sistema nervoso simpatico e aumenta o diminuisce d’intensità, contribuendo al mantenimento della temperatura corporea entro determinati limiti fisiologici.
L’iperidrosi, che colpisce dallo 0,5 al 3% della popolazione in base alle etnie, è invece una sudorazione sproporzionata rispetto a quanto effettivamente necessario.
L’eccesso di sudore può essere circoscritto ad una o a più zone del corpo (ad esempio mani e ascelle) e in questo caso si parla d’iperidrosi localizzata o focale, mentre se la sudorazione è diffusa si tratta di iperidrosi generalizzata.
Si parla d’iperidrosi primaria o idiopatica quando non è possibile identificare una causa cui ricondurre l’eccessiva sudorazione che si ritiene sia dovuta a un eccesso di attività del sistema nervoso simpatico.
Un ostacolo alla vita quotidiana
L’entità del sudore varia a seconda dei casi, il palmo può essere umido o arrivare a gocciolare, tanto che una semplice stretta di mano può diventare psicologicamente un ostacolo insormontabile. Maneggiare oggetti come il cellulare o la carta può risultare difficile. La sudorazione delle ascelle talmente abbondante da costringere a cambiarsi d’abito più volte al giorno e a indossare solo vestiti bianchi o neri per mascherare il disturbo.
A lungo si è erroneamente ritenuto che l’ansia fosse la causa dell’iperidrosi mentre è vero il contrario: l’iperidrosi genera ansia, peggiorandone i sintomi. Nelle forme più gravi sudare abbondantemente può essere così imbarazzante da condizionare pesantemente le scelte professionali e i rapporti interpersonali. Alcuni pazienti modificano le proprie abitudini per evitare situazioni di disagio, arrivando a frequentare solo luoghi in cui c’è l’aria condizionata. Incontri sociali come ad esempio le feste si trasformano in occasioni da evitare e appuntamenti o riunioni di lavoro possono diventare un incubo.
Nei giovani i rapporti con i coetanei e con l’altro sesso risentono delle ripercussioni psicologiche dovute all’imbarazzo provocato dalla forte sudorazione: l’insicurezza aumenta in modo inversamente proporzionale all’autostima.
Cosa si può fare?
L’iperidrosi primaria localizzata (mani o ascelle) si manifesta spesso fin dall’infanzia ma può insorgere anche durante l’adolescenza o in età adulta.
L’iperidrosi ascellare di grado lieve può essere trattata conservativamente con prodotti antitraspiranti, per l’iperidrosi palmare la ionoforesi o la tossina botulinica possono essere dei rimedi temporanei.
Il rimedio definitivo: 30-40 minuti d’intervento chirurgico
La terapia chirurgica è la terapia di scelta nell’iperidrosi primaria di mani e ascelle. Si esegue attraverso una tecnica mini-invasiva endoscopica toracica – la simpaticectomia videotoracoscopica – con la quale s’interviene selettivamente sui gangli della catena del sistema nervoso simpatico toracico per bloccare la sudorazione palmare e ascellare. Nella stessa seduta operatoria si interviene su entrambi i lati: sono sufficienti circa 5-10 minuti per lato per curare l’iperidrosi, la durata complessiva dell’anestesia generale è intorno ai 30-40 minuti. L’intervento si esegue normalmente in Day Hospital.
L’effetto terapeutico è immediato, il paziente si sveglia con le mani asciutte, analogamente si risolve la sudorazione ascellare. La scomparsa dei sintomi è completa in circa il 98-99% dei casi d’iperidrosi palmare, nel 90-95% di iperidrosi ascellare.
La simpaticectomia videotoracoscopica, come per la maggior parte d’interventi mini-invasivi, è un intervento che non presenta alcun rischio di complicazioni maggiori e ha un’incidenza di complicazioni minori inferiore all’1%. L’effetto collaterale più frequente (15% circa) è l’iperidrosi compensatoria che di solito è di entità modesta e va attenuandosi progressivamente nel tempo. La chirurgia offre, quindi, la possibilità di risolvere definitivamente l’iperidrosi primaria localizzata con un intervento non invasivo che cambia la qualità della vita del paziente.