Ipertensione e montagna
Ho 60 anni e sono un appassionato di alta montagna. Purtroppo, però, soffro anche di ipertensione e il mio medico mi ha detto che questa condizione poco si concilia con la mia passione. È proprio così? Devo rinunciare alle scalate?
Risponde
Dr. Michele Lombardo,
Direttore dell’Unità Operativa di Cardiologia, Ospedale San Giuseppe – MultiMedica
Egregio,
Lei pone un quesito comune a molti pazienti ipertesi: fino a che punto è prudente soggiornare e soprattutto praticare attività sportive in quota?
Per rispondere correttamente alla sua domanda occorre riferirsi ai risultati degli studi, condotti sia al livello del mare, che a varie altezze, in soggetti sani, come negli ipertesi:
- Con l’aumentare dell’altitudine, la diminuita concentrazione di ossigeno nell’aria si traduce in un potente stimolo sul sistema simpatico, con aumentato rilascio di noradrenalina a livello delle arteriole, i piccoli vasi arteriosi che – momento per momento – regolano per tutta la vita i nostri valori pressori;
- In tutti i soggetti, variando l’altezza, si assiste ad un incremento progressivo della pressione arteriosa, che aumenta con l’età e interessa anche i pazienti ipertesi in terapia farmacologica;
- Tra i cinesi tibetani, sostanzialmente privi di terapia e che vivono a 4300 metri, il 60% è iperteso, mentre a 70 anni di età la pressione media risulta di 182 mmHg per la massima e 103 mmHg per la minima;
- La permanenza alla quota di 3200 metri in ipertesi di grado lieve-moderato, età media 56 anni, induce un aumento medio della pressione ambulatoriale rilevata per 24 ore, di 11 mmHg per la sistolica e 8 mmHg per la diastolica; l’aumento pressorio è sostanzialmente abolito dalla terapia ipotensiva, al contrario dei pazienti trattati con placebo (sostanza inerte);
- Se si sale ad altitudini ancora maggiori (a 5400 metri, campo base Everest), l’incremento pressorio è più sostenuto, anche nei soggetti sani di età media attorno a 40 anni, mentre la terapia, almeno con una classe di farmaci ad azione inibitoria sul sistema renina-angiotensina, non risulta efficace nel regolarizzare i valori pressori; interessante notare che gli Studiosi italiani che hanno condotto la ricerca abbiano documentato un significativo aumento dei livelli di noradrenalina nel sangue.
Detto questo, cerchiamo di rispondere alla sua domanda; supponendo che lei eserciti la sua attività sportiva entro altitudini non estreme, che la sua ipertensione sia ben controllata dalla terapia e il suo sistema cardio-circolatorio efficiente dopo l’esecuzione di un ecocardiogramma da sforzo, non vedrei alcuna obiezione alla prosecuzione in sicurezza della sua attività fisica in quota. Per quanto detto sopra, consiglierei, nell’ambito della terapia antiipertensiva, di assumere comunque un farmaco calcio-antagonista, dotato di un’azione vaso-dilatante che non dipende dal sistema renina-angiotensina-aldosterone.