La malattia di Crohn
La malattia di Crohn prende nome dal chirurgo che per primo la descrisse negli anni ’30. È una patologia infiammatoria cronica che può interessare l’intero tratto digerente con una distribuzione caratteristicamente segmentaria. La maggiore incidenza di localizzazione si ha a livello dell’ileo terminale, del colon e della regione rettale.
E’ una patologia ad eziologia ancora sconosciuta, si ritiene che l’organismo, in un soggetto geneticamente predisposto, risponda con un processo infiammatorio in conseguenza di uno stimolo antigenico e che questa risposta sia tanto intensa da stimolare il sistema immunitario ricorrentemente nel tempo. Vi sarebbe quindi un’interazione fra fattori genetici e fattori ambientali.
È una malattia che si rileva soprattutto nei Paesi industrializzati, anche se, di recente, si è notato che il panorama della diffusione della malattia si sta modificando. Colpisce qualunque fascia di età ma prevalentemente la prima manifestazione di malattia si presenta nell’età giovanile generalmente prima dei 30 anni. È caratteristica della malattia alternare momenti di riacutizzazione a periodi anche lunghi di remissione sintomatologica. Va inoltre tenuto presente che la Malattia di Crohn colica aumenta la predisposizione all’insorgenza di cancro intestinale.
Sintomi e diagnosi
I sintomi sono eterogenei ma comunemente si manifestano con dolori addominali, diarrea cronica con mucorrea e presenza di sangue, calo di peso. A questi sintomi si associano spesso sensazione di malessere generale, anoressia e presenza di rialzo febbrile.
Il percorso per giungere alla diagnosi è vario e si avvale oltre che di una valutazione clinica anche di una combinazione tra esame endoscopico, la colonscopia, l’istologia, indagini di laboratorio ed esami radiologici quali la RMN, l’enteroTC e l’ecografia che hanno importanza specialmente per la valutazione delle complicanze della malattia quali stenosi, fistolizzazioni ed ascessualizzazioni e per lo studio delle alterazioni delle pareti ileali. In aggiunta a tali esami da alcuni anni ci si avvale, nei casi in cui non si perviene ad una diagnosi mediante ileocolonscopia ed esami radiologici, anche della videocapsula che permette una completa valutazione dell’ileo ma che è controindicata in presenza di stenosi.
Nell’inquadramento clinico è necessario analizzare la presenza di eventuali intolleranze alimentari, assunzione di farmaci (inclusi antibiotici e farmaci antiinfiammatori non steroidei). Particolare attenzione va riservata all’analisi di fattori di rischio quali il fumo, la storia famigliare, e recenti infezioni del tratto gastroenterico.
Nell’esaminare i sintomi vanno prese anche in considerazione eventuali manifestazioni extraintestinali in quanto la patologia può manifestarsi anche con disturbi interessanti la cavità orale (lesioni aftoidi), o fenomeni infiammatori a carico di occhi, articolazioni, cute, comparsa di ascessi perianali o di ragadi anali ricorrenti.
Trattamento
Poiché l’eziologia precisa della malattia è sconosciuta, non è ovviamente disponibile una terapia causale.
Il trattamento farmacologico della malattia di Crohn attiva è influenzato da vari fattori e deve tener conto di variabili quali l’efficacia del farmaco, gli effetti locali, la risposta prevedibile al trattamento e la presenza o meno di manifestazioni extraintestinali o di complicazioni. La finalità della terapia è di indurre nel paziente una remissione della sintomatologia e di mantenerla il più a lungo possibile
I farmaci utilizzati spaziano dalla Budesonide ai corticosteroidi sistemici, agli aminosalicilati, agli immunosoppressori, agli antibiotici, sino ad arrivare a farmaci biologici quali gli anti-TNF-α (Tumor Necrosis Factor –α).
L’impiego dei singoli farmaci o l’associazione tra loro dipende dall’entità della patologia, dalla sua localizzazione e dalla risposta individuale di ogni singolo paziente.
Ottenuta la remissione della malattia, si deve attuare un programma di mantenimento. Nella scelta dei farmaci da utilizzare si deve tener conto che l’utilizzo dei salicilati non presenta un’efficacia comprovata e che anche gli steroidi non appaiono determinanti a questo scopo. Gli unici farmaci che hanno dimostrato una certa efficacia sono l’Azatioprina, la 6-mercaptopurina, il metotrexate e gli anti-TNF-α. Tale approccio terapeutico è comunque limitato ai pazienti con malattia refrattaria o corticodipendente.
Nel corso della malattia, per complicanze stenotiche o fistolizzanti o per refrattarietà alla terapia medica, può essere necessario ricorrere a interventi di resezione chirurgica. A un anno dal primo intervento il 60% circa dei pazienti presenta nuove lesioni a livello anastomotico (recidiva endoscopica), il 10-20% presenta sintomi di malattia (recidiva clinica) e il 5% dei pazienti necessita di un nuovo intervento (recidiva chirurgica).
Stile di vita
Oltre alla terapia medica, che va seguita scrupolosamente, appare utile eliminare il fumo e, specie nei momenti di riacutizzazione della malattia, ridurre al massimo l’assunzione di verdure ad alto residuo di scorie. Poiché si è notato che la malattia tende a riacutizzarsi anche a causa dello stress è consigliabile condurre una vita con attività fisica regolare evitando, anche con l’utilizzo di tecniche di rilassamento, i momenti di stress.