Malattia di Alzheimer: facciamo il punto
In Italia si calcola che il 7% della popolazione fra i 65 e gli 85 anni soffra di demenza che, nella maggior parte dei casi, è causata dalla Malattia di Alzheimer. Alzando l’età, il 20-30% degli over 85 soffrono di demenza, spesso complicata da deprivazione sensoriale, come la cecità, e psicosociale. Questi dati sono simili, e stanno crescendo, in tutti i Paesi in cui il miglioramento delle condizioni igienico-sociali determina un innalzamento della vita media.
Grazie ai molti sforzi fatti dalla ricerca, siamo a un punto di conoscenza molto avanzato della Malattia di Alzheimer e di come si sviluppi, ma purtroppo ancora molto lontani dalla scoperta di terapie realmente efficaci. È importante ricordare che la Malattia di Alzheimer è il termine di un processo lunghissimo che, probabilmente, dura decenni e su cui impattano, accelerandolo, diversi fattori di rischio, come il diabete o stili di vita poco salutari. Nel corso dei decenni di evoluzione della malattia, i neuroni muoiono e non possono più essere recuperati se non in misura minima. Ne consegue che nessuna terapia potrà mai “guarire” realmente dalla Malattia di Alzheimer: i neuroni morti nel corso dei decenni non potranno più essere ricostituiti e tutte le future terapie andranno utilizzate al più presto per risparmiare il numero più ampio possibile di neuroni. Esistono in fase sperimentale diversi farmaci che cercano di allontanare dal cervello i residui tossici, chiamati beta-amiloide, e altri che cercano di ridurne la produzione a livello cellulare oppure ridurne le conseguenze infiammatorie e tossiche. Tra quelli che “puliscono” i residui tossici cerebrali i più interessanti sembrano essere quelli che impropriamente sono chiamati “vaccini”, ma in realtà sono anticorpi monoclonali specifici (gantenerumab, aducanumab e altri astrusi nomi simili).
In MultiMedica
Il Dr. Massimo Franceschi ci illustra il contributo che l’Unità da lui diretta sta dando alla ricerca: “Attualmente presso l’Unità di Neurologia dell’Ospedale MultiMedica di Castellanza è in corso una sperimentazione con il gantenerumab, in pazienti in fase di pre-Alzheimer con la speranza di arrestare o ritardare la comparsa della demenza vera e propria. La ricerca prosegue alacremente, ma è chiaro che anche quando si fosse trovato un farmaco sufficientemente efficace, la sua disponibilità in farmacia non potrà realizzarsi prima di diversi anni. I farmaci oggi disponibili in farmacia non costituiscono una soluzione di lunga durata e sono in grado di stabilizzare per alcuni mesi il quadro cognitivo solo in un certo numero di pazienti. A questi farmaci sintomatici è possibile affiancare psicofarmaci, come antidepressivi, neurolettici o ansiolitici, che riducono le componenti psicologiche e comportamentali indotte dalla malattia, aiutando i parenti a gestire al meglio i loro assistiti”.
Esistono poi terapie non farmacologiche che tendono a stimolare e valorizzare le funzioni cognitive residue, facilitare l’espressione non verbale del paziente o a mantenere le capacità funzionali.
Alzheimer MultiMedica Onlus
Infine, ma della massima importanza, è necessario preparare e informare i familiari più diretti delle caratteristiche della malattia, della sua evoluzione, delle richieste che il paziente non è in grado di formulare ma che è necessario soddisfare compiutamente e infine delle possibilità socio-assistenziali attualmente disponibili. L’Alzheimer MultiMedica Onlus si occupa proprio dell’educazione del di chi assiste il paziente con corsi informativi, gruppi di auto-aiuto e psicoterapia individuale, nonché corsi di arteterapia e psicomotricità per i pazienti con demenza.
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