Non solo dialisi. Insufficienza renale cronica tra prevenzione e cura
La dialisi è una metodica di “lavaggio” del sangue per eliminare le scorie metaboliche in eccesso quando questa funzione non è più svolta dal rene. Tuttavia, un simile trattamento si rende necessario per lo più in caso di insufficienza renale cronica in stadio avanzato. Durante l’insorgenza o lo sviluppo della malattia è invece possibile intervenire con altre soluzioni per fermarne o rallentarne il decorso. In tal senso è fondamentale la prevenzione, basata su esami semplici e poco invasivi e sul consulto del nefrologo. Ne parliamo con Silvio Bertoli, Direttore delle Unità di Nefrologia e Dialisi del Gruppo MultiMedica.
Dottor Bertoli, in cosa consiste la dialisi?
Ne esistono sostanzialmente due tipi: l’emodialisi, tipicamente ospedaliera, e quella peritoneale, eseguita a domicilio.
La prima si basa su una macchina, detta “rene artificiale”, che via catetere riceve il sangue del paziente, lo filtra eliminando le sostanze tossiche e glielo restituisce “pulito”.
La seconda sfrutta la cavità addominale, nella quale, tramite catetere, si inserisce un liquido che, grazie alla semi-permeabilità della membrana peritoneale, realizza lo stesso processo di assorbimento di sostanze tossiche dal sangue, e che poi viene eliminato. Questo procedimento può essere manuale, e allora il paziente lo effettua da solo ogni 6 ore circa; oppure automatico, con una macchinetta che lavora di notte, consentendo di essere liberi durante il giorno.
Quali sono le differenze tra le due soluzioni?
È importante sottolineare che il risultato finale è lo stesso. In MultiMedica (presso l’IRCCS di Sesto San Giovanni, l’Ospedale di Castellanza e il Pio Albergo Trivulzio di Milano) possiamo fornire tutte queste prestazioni e decidiamo quale adottare in base alle esigenze del paziente. Per esempio, quella peritoneale è di norma appannaggio dei giovani perché hanno più autonomia gestionale.
Facciamo un passo indietro: quali sono le principali cause di insufficienza renale cronica?
Sostanzialmente sono tre. La più importante è la malattia vascolare, con circa il 36% di casi di diabete e il 25% di ipertensione. Ci sono poi il 15% di glomerulonefriti, e altre patologie quali le nefropatie congenite di tipo urologico. Queste percentuali fanno capire che la prevenzione va fatta soprattutto a livello dei vasi, perché alcune malattie, provocando danni ischemici, comportano, a livello renale, un ridotto flusso di sangue, e conducono gradualmente alla perdita di funzionalità dell’organo.
Ci sono segnali cui prestare attenzione per capire quando è opportuna una visita di controllo?
La premessa è che i pazienti in dialisi sopra i 75 anni sono il 56-60% del totale. Prevalentemente, cioè, parliamo di una patologia dell’anziano. Ciò detto, bisogna fare attenzione ai classici fattori di rischio cardiovascolare: ipertensione, diabete, obesità, sedentarietà. A livello di sintomi, invece, i più importanti sono gastroenterici, come nausea e vomito. Attenzione anche alle gambe gonfie: la causa può essere una perdita di proteine per un malfunzionamento dei reni. Certo il dolore non è un indicatore: i reni fanno male solo in caso di coliche, che però non c’entrano con l’insufficienza cronica di cui stiamo parlando.
In tali situazioni, che esami è possibile fare?
Lo screening fatto dai Medici di Medicina Generale di solito si basa sull’analisi del sangue per il controllo di creatinina e azotemia, sostanze che si alzano precocemente in caso di insufficienza renale; sull’esame delle urine per verificare l’eventuale perdita di sangue o proteine, che segnalano un’infiammazione del rene; infine sull’ecografia renale. Se questi esami evidenziano una condizione patologica, allora serve una visita dal nefrologo.
La dialisi è l’unica cura possibile?
In realtà no. La dialisi, anzi, è una sorta di sconfitta per il nefrologo, che tende a essere identificato come colui che si limita a somministrare questo tipo di cura, quando il suo ruolo è soprattutto di aiuto in fase di prevenzione. Per esempio, un’anemia da insufficienza renale con bassa emoglobina può essere curata con l’eritropoietina; bassi livelli di calcio sono pericolosi per cuore e reni, quindi bisogna assumere vitamina D; in altre parole, il nefrologo può attuare misure per rallentare la nefropatia e rimandare la dialisi il più possibile.
Quali sono le possibili complicanze cui va incontro un rene malato e non curato adeguatamente?
Per lo più sono situazioni gastroenteriche importanti, quali gastriti o ulcere gastriche. Ma soprattutto la ritenzione di acqua, ovvero gonfiore e aumento di peso, perché i reni, oltre a “lavare” il sangue, hanno anche il compito di eliminare acqua e sale. E questo è un punto centrale in un Paese, come il nostro, con elevato consumo di sale.
Cosa offre il Gruppo MultiMedica a chi ha bisogno di una visita specialistica o di cure?
L’Unità di Nefrologia e Dialisi a Sesto San Giovanni dispone di sette ambulatori per attività di prevenzione. Inoltre siamo in grado di effettuare tutte le terapie dialitiche e garantiamo il ricovero per la diagnosi delle patologie renali.
Presso il Pio Albergo Trivulzio, invece, c’è un importante Centro di Dialisi al servizio dei residenti del PAT ma anche del territorio circostante.
E in San Giuseppe stiamo lavorando a un importante progetto: un grande ambulatorio con la compartecipazione di Nefrologia, Cardiologia e Diabetologia, per una cura del paziente davvero multidisciplinare.