Obesità e Coronavirus, lo stile di vita che ci protegge
L’obesità è una condizione in cui, in seguito ad uno squilibrio tra l’apporto ed il consumo energetico, si ha un accumulo di grasso in eccesso, che può portare a gravi conseguenze per la salute come patologie metaboliche e cardiovascolari, oltre a favorire l’insorgenza di alcuni tipi di tumore.
L’indice di massa corporea (IMC) viene utilizzato per determinare la presenza di obesità: quando questo valore è pari o superiore a 30, ci troviamo in questa condizione.
L’aumento di peso nelle persone anziane è un fattore comune, e può essere legato a varie problematiche di salute che sopraggiungono con l’avanzare dell’età, e che possono portare ad una limitazione dei movimenti e quindi ad assumere uno stile di vita sedentario. I chili in eccesso possono infatti causare un senso di affannamento anche in assenza di sforzo e l’insorgenza di problemi del sistema scheletrico, con dolori alle articolazioni che sono molto sollecitate dal peso del corpo. Inoltre, i soggetti anziani spesso non pongono molta attenzione all’alimentazione, prediligendo cibi grassi, zuccheri e alcol.
Sono stati effettuati diversi studi che hanno mostrato una correlazione tra l’obesità e l’aumentato rischio di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2, che sappiamo essere molto alto nelle persone anziane. Ad esempio, uno studio francese ha messo a confronto 124 pazienti affetti da polmonite da SARS-CoV-2, ricoverati in Terapia Intensiva presso il Roger Salengro Hospital di Lille, con un gruppo di 306 malati con malattia respiratoria acuta grave non correlata a SARS-CoV-2. Lo studio ha fornito tre risultati principali. Il primo è che esiste un’elevata frequenza di obesità nei pazienti ammessi alla Terapia Intensiva per infezione da SARS-CoV-2, il secondo è che la gravità dell’infezione aumenta con l’aumentare dell’IMC e il terzo è che l’obesità sembra essere un fattore di rischio potenziale per la gravità dell’infezione stessa.1 Quindi, ne risulta che si dovrebbero prevedere misure di prevenzione extra durante questo periodo di pandemia, per evitare il contagio di persone obese.
Ma in che modo l’obesità può peggiorare il quadro clinico da Covid-19?
L’aumento eccessivo della massa grassa a livello del torace e dell’addome fa sì che i polmoni non siano in grado di riempirsi in maniera adeguata, rendendo più difficile la respirazione. Tutto questo crea delle condizioni di rischio iniziali, di fronte ad un’infezione che interessa principalmente le vie respiratorie e l’apparato cardiovascolare.
Inoltre, l’obesità è caratterizzata da uno stato infiammatorio cronico, infatti il tessuto adiposo è una riserva di grandi quantità di cellule immunitarie. L’infiammazione cronica di basso grado è presente anche nella persona anziana. Questa riserva immunitaria potrebbe rendere i pazienti obesi e anziani affetti da Covid-19 più a rischio di produrre una tempesta di citochine, che può provocare più danni dell’infezione stessa a livello di organi e tessuti. Per questo motivo, le persone anziane e obese o in sovrappeso dovrebbero osservare in modo ancora più scrupoloso le misure preventive per proteggersi dal Covid-19.
Uno studio condotto dal Prof. Livio Luzi, Direttore del Dipartimento Interpresidio di Endocrinologia, Nutrizione e Malattie Metaboliche del Gruppo MultiMedica, ha approfondito le relazioni tra obesità e infezione da Covid-19. Nei soggetti obesi si assiste ad una risposta immunitaria sia innata che adattativa difettosa, che porta ad uno stato di infiammazione cronico che contribuisce alle disfunzioni metaboliche della condizione di obesità stessa e ad un aumento della severità dell’infezione da Covid-19. I soggetti obesi sono inoltre caratterizzati da elevate concentrazioni di leptina, che è un’adipochina pro-infiammatoria e da basse concentrazioni di adiponectina, che è invece un’adipochina anti-infiammatoria. Questa condizione ormonale sfavorevole gioca un ruolo nell’aumento della condizione infiammatoria cronica della persona obesa. Un’altra condizione che interessa i soggetti obesi è l’inattività fisica, che porta ad una diminuzione della risposta immunitaria nei confronti di agenti patogeni. L’attività fisica ha infatti un potenziale ruolo protettivo in seguito ad un’infezione, perché modula la risposta infiammatoria potenziando il sistema immunitario. Il periodo di incubazione del Covid-19 è stato stimato essere di 14 giorni, ma si è visto essere più lungo per i soggetti obesi. È importante quindi prolungare il periodo di quarantena in questi soggetti, alla luce del fatto che sono anche presenti in un numero elevato all’interno della nostra popolazione.2
Come si può prevenire l’obesità?
La prima cosa da fare è tenere sotto controllo il peso corporeo. Cambiare lo stile di vita imparando ad alimentarsi in maniera equilibrata e varia, prediligendo il consumo di frutta e verdura di stagione e di cereali integrali, da associare a proteine vegetali come i legumi o a proteine animali poco grasse.
È inoltre importante, soprattutto in questo periodo, mantenerci attivi per evitare un eccessivo aumento di peso, introducendo nel proprio stile di vita un regolare esercizio fisico: è sufficiente dedicare almeno trenta minuti al giorno ad una camminata veloce, che anche le persone anziane possono svolgere nei limiti delle loro possibilità.
Dr.ssa Elena Sangalli, Biologa Ricercatrice Laboratorio di Ricerca Cardiovascolare Gruppo MultiMedica, collaboratrice al Progetto Cariplo “Il midollo osseo come organo chiave nella fragilità dell’anziano”
- “High prevalence of obesity in severe acute respiratory syndrome coronavirus-2 (SARS-CoV-2) requiring invasive mechanical ventilation”, Simonnet A. et al, 2020, Obesity
- “Influenza and obesity: its odd relationship and the lessons for COVID‑19 pandemic”, Luzi L. et al, 2020, Acta Diabetologia
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