Ostetrica dedicata: un percorso su misura di mamma e bambino
“Il modo in cui entriamo nella vita rappresenta il fattore principale di come la viviamo”. (P. Nathanielsz, 1998)
Recenti ricerche forniscono prove convincenti che la salute di cui godiamo durante tutta la vita sia determinata in buona parte dalle condizioni del nostro sviluppo in utero e da come veniamo al mondo. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomanda, come fattori di sicurezza, che il luogo del parto sia un posto dove la donna si senta sicura e dove riceva il livello più basso di assistenza, compatibile con un adeguato accompagnamento.
Oltre al luogo, appare comprensibile come sia di fondamentale importanza poter scegliere l’ambiente, che dovrebbe essere il più familiare e intimo possibile, con luci basse, senza disturbi e alla presenza di persone volute dalla donna. In quel particolare momento è necessario circondarsi di persone positive, in grado di sostenere, di mettere a proprio agio, infondere fiducia e saper gestire le ansie e i timori della partoriente. Tutte queste condizioni incidono direttamente sulle dinamiche fisiologiche del parto attraverso il sistema endocrino e il sistema nervoso autonomo.
La donna dovrebbe non solo familiarizzare con il luogo del parto, ma anche poter scegliere quale tipo di assistenza le trasmetta maggiore tranquillità e quindi da quale operatore essere assistita. L’importanza del supporto ostetrico nel travaglio e nel parto è stata ampiamente riconosciuta per il suo effetto sul risultato complessivo, apportando svariati benefici sia per le madri che per i bambini: migliora le condizioni di salute del neonato alla nascita, stabilite attraverso l’indice di Apgar, riduce i parti operativi, aiuta a contenere ansie e paure diminuendo così l’incidenza di complicazioni.
È fortemente risaputo che la paura del parto può condurre a ridotta perfusione utero-placentare, una diminuita capacità contrattile uterina da cui ne può derivare un rallentamento della dilatazione e irrigidimento del pavimento pelvico, aumentando di conseguenza la durata del parto e le possibili complicanze.
La nascita, benché rappresenti un momento di separazione dal bambino, ha bisogno di unità, complicità e affidamento, la qualità della salute diventa quindi obiettivo importante e può essere migliorata con un’assistenza rispettosa dei bisogni di mamma e bambino.
La scelta di un’ostetrica dedicata, o nominale, che possa essere un riferimento per la donna, non solo garantisce continuità assistenziale e supporto costante, ma mette la donna al centro di un percorso personalizzato, proponendole strumenti per fare scelte consapevoli, ascoltare meglio il proprio corpo, trovare un legame con il proprio bambino, affrontare il parto con le proprie forze, gestire attivamente le doglie e contenere al minimo fisiologico il dolore per accogliere il neonato e permettere alla donna di orientarsi nelle diverse offerte sanitarie. Tutto ciò è associato a minori interventi nel parto, offrendo quindi ottime garanzie per un buon esito dell’evento nascita per madre e bambino.
L’ospedale San Giuseppe dà la possibilità, alle donne che decidono di partorire presso la struttura, di scegliere il servizio di Ostetrica Dedicata.
Questo dovrà essere richiesto presso lo Sportello Nascite e/o prendendo contatti con la coordinatrice ostetrica che provvederà ad assegnare alla futura mamma colei che diventerà la “sua” ostetrica.
A partire dalla 37esima settimana di gravidanza e fino al parto, l’ostetrica dedicata sarà reperibile per la donna 7 giorni su 7, 24 ore su 24, ne seguirà il travaglio, il parto ed il puerperio.
La mamma beneficerà di una figura di riferimento non sono all’interno della struttura, ma anche per trovare risposte a tutti quei dubbi che spesso giungono tra le mura domestiche sia prima che dopo il parto: è il momento di andare in ospedale? Sono queste le contrazioni? Perdo liquido, saranno le acque? Avrò attaccato bene il mio bimbo al seno? Il latte è sufficiente?
L’ostetrica sarà lì per rispondere, sarà presenza continua, un supporto che implica uno scambio tra le parti e include: consigli ed informazioni, assistenza concreta e tangibile, appoggio emotivo inteso come partecipazione, ascolto, rassicurazioni e conferme.
Condurrà la mamma tra le ultime visite prima del parto, le saprà indicare quando andare in ospedale, sarà presenza vigile senza che vi sia un cambio turno del personale che presta assistenza (spesso poco gradito dalle mamme), si occuperà del primo attacco al seno e dei bisogni nei giorni successivi. Un modello assistenziale che pone la donna in una relazione tra pari, in cui si promuovono le scelte, l’apertura e l’indipendenza, offrendole sostegno, contenimento e condividendo con la mamma l’intero percorso di assistenza e cura.
Un approccio di questo tipo supera l’idea di considerare il travaglio e il parto come eventi strettamente correlati a fenomeni riguardanti esclusivamente specifiche strutture anatomiche.
Ogni qualvolta l’ostetrica prende in carico una donna, l’accompagna in un viaggio unico verso la maternità, personalizzando l’assistenza, valorizzando risorse già presenti nella donna stessa, facilitando quello che può sembrare difficile, rinforzando le sue potenzialità per il raggiungimento degli obiettivi e sostenendola in tutte le situazioni che possono venirsi a creare. Il tutto con un approccio relazionale empatico, maieutico e accogliente.
Diventa così una partnership donna/ostetrica, un’alleanza terapeutica in un rapporto che permette alla donna di essere sostenuta da una professionista che unisce competenze cliniche all’abilità di accompagnamento, diventando persona di fiducia.
Ma anche quando il bambino sarà cresciuto, l’ostetrica potrà restare punto di riferimento per tutte le questioni che riguardano la salute della diade mamma-bambino. Alla fine l’ostetrica dedicata diventa “di famiglia”, capita spesso che diventi la confidente, che assista anche i figli futuri di quella mamma e si crei un legame indissolubile per anni.
Cinzia Piola, Coordinatrice Ostetrica, Ospedale San Giuseppe di Milano