Partorire senza dolore
Dare alla luce un bimbo è forse l’esperienza più intensa e positiva nella vita di una donna, se pure associata inevitabilmente al dolore fisico del parto naturale. Un dolore considerato come una sofferenza necessaria, priva di rimedi realmente efficaci, sino all’introduzione nella pratica clinica dell’analgesia epidurale o peridurale.
Questa tecnica, sebbene già utilizzata in precedenza, ha conosciuto una larga diffusione in funzione del parto solo negli ultimi anni, e in Italia non è una procedura possibile ovunque. Prevede l’iniezione di un farmaco analgesico nello spazio peridurale, che circonda il midollo spinale e l’inserimento di un piccolo catetere che, rimosso l’ago, viene lasciato in questa posizione e permette di iniettare in continuo o al bisogno i farmaci necessari a ottenere l’effetto analgesico. Si tratta di anestetici locali spesso associati a farmaci di tipo oppioide che permettono di ridurre la dose di anestetico richiesto e gli effetti collaterali. L’efficacia analgesica non è immediata e si avverte entro 20 minuti.
È importante ricordare la differenza tra analgesia e anestesia: l’analgesia è un soppressione completa o parziale degli stimoli dolorosi senza che ci sia una contemporanea alterazione delle restanti sensazioni (tattili, compressive, etc.), mentre l’anestesia provoca una soppressione più o meno completa di tutte le sensazioni e non solo di quelle dolorose.
L’obiettivo dell’analgesia epidurale è quello di fornire il massimo sollievo dal dolore con la minima compromissione motoria e delle sensazioni non dolorose che provengono dalla parte inferiore, bacino e gambe, del corpo della mamma, consentendole di partecipare attivamente alla fase espulsiva del parto e di limitare il ricorso al parto operativo. Proprio il frequente ricorso al parto operativo nei primi anni in cui è stata impiegata l’analgesia peridurale è stato il principale freno alla sua diffusione. Oggi l’impiego di nuovi farmaci ha consentito di migliorare notevolmente la selettività dell’effetto antalgico e di diminuire significativamente la frequenza degli interventi ostetrici: l’analgesia peridurale non aumenta la frequenza dei tagli cesarei e dei parti operativi vaginali. Alcuni autori ritengono che l’analgesia produca un rallentamento dell’attività motoria dell’utero, ma non è chiaro come ciò avvenga.
Non sono finora emersi dati che indicano un effetto negativo sulla salute del neonato. Anzi, è stato osservato un minor tasso di complicanze rispetto ai neonati di mamme che avevano assunto farmaci oppioidi per il controllo del dolore del parto.
Un punto sul quale non vi è ancora un accordo unanime riguarda il momento più opportuno per iniziare l’analgesia peridurale. Sino a pochi anni fa la maggior parte degli esperti riteneva opportuno procedere solo in presenza di un travaglio attivo e di una dilatazione cervicale superiore a 4 cm. Studi recenti hanno invece dimostrato come un avvio precoce dell’analgesia non abbia un effetto negativo sulla dinamica e i tempi del travaglio, e anzi comporti dosi complessivamente inferiori di anestetici e, di conseguenza, minori effetti collaterali.
La prevenzione e limitazione degli effetti collaterali è particolarmente importante per l’analgesia del parto, dal momento che si tratta di una procedura finalizzata non alla terapia di una patologia ma solo al controllo di un dolore fisiologico, per quanto intenso. Gli effetti collaterali dell’analgesia peridurale sono poco frequenti e molto raramente gravi. I più comuni sono rappresentati dal dolore nella sede dell’iniezione, che si risolve spontaneamente in pochi giorni, e dall’ipotensione, che può essere facilmente risolta da un’adeguata infusione di liquidi. Un sintomo frequente è il prurito, dovuto alluso di sostanze oppioidi, che è facilmente trattato con antistaminici. Alcune donne riferiscono una transitoria difficoltà nel controllo della deambulazione, mentre più raramente è riportata una cefalea severa dovuta alla puntura, che può essere controllata con appositi analgesici e si risolve anch’essa nel giro di qualche giorno. Complicanze molto rare sono l’ematoma peridurale e l’infusione di anestetico direttamente nel fluido spinale, che possono comportare il ricovero presso un reparto di terapia intensiva. Controindicazioni all’analgesia regionale sono la presenza di malattie o farmaci che determinano una diminuita capacità di coagulazione del sangue, infezioni generalizzate o a livello della sede dell’iniezione. Esiti di traumi, anomalie congenite o acquisite a livello della colonna vertebrale possono rendere difficile se non impossibile la procedura.
La presenza di uno staff anestesiologico competente e preparato capace di coordinarsi adeguatamente con l’équipe ostetrica è il requisito fondamentale per poter garantire un servizio di analgesia del parto sicuro ed efficace. La tecnica dell’analgesia peridurale consente flessibilità e possibilità di applicazione in quasi tutte le donne in travaglio, comprese le donne che intendono effettuare un travaglio di prova dopo taglio cesareo e quelle che hanno un aumentato rischio di distonia (un’anomalia o complicazione durante lo svolgimento del travaglio o del parto stesso). La maggiore difficoltà risiede probabilmente nella possibilità di fornire un servizio continuativo 24 ore su 24. Dobbiamo ricordarci tuttavia che oggi la maggior parte delle donne che si avvicinano al parto vedono l’analgesia peridurale come un servizio atteso e “normale” nell’ambito dell’assistenza ostetrica. Una struttura ospedaliera di qualità non può quindi fare a meno di fornire questo servizio a tutte le donne che ne facciano richiesta.