Con il contributo di:
Rosa Vono, Ricercatrice Laboratorio di Ricerca Cardiovascolare Gruppo MultiMedica,
Progetto Cariplo “Il midollo osseo come organo chiave nella fragilità dell’anziano”
La Fondazione Cariplo ha finanziato al gruppo di ricerca del prof. Paolo Madeddu e della dr.ssa Gaia Spinetti della Fondazione MultiMedica Onlus in collaborazione con il dr. Franco Carnelli dell’Unità Operativa di Ortopedia di IRCCS MultiMedica uno studio che propone di dimostrare che una delle principali cause della fragilità degli anziani risieda nella disfunzione del midollo osseo. Questo progetto della durata di due anni vede la collaborazione del dr. Gian Paolo Fadini dell’Università di Padova e del dr. Marco Giorgio della Fondazione Istituto Europeo Oncologia – Centro Cardiologico Monzino.
Negli ultimi decenni il miglioramento delle condizioni economiche e socio-sanitarie ha avuto come conseguenza un aumento rilevante dell’aspettativa di vita. Se da una parte si vive più a lungo ciò non coincide sempre con una vita in piena salute. Aumentano i malati con patologie croniche e degenerative tipiche della popolazione anziana che spesso comprendono più di un disordine allo stesso tempo.
Capita però che anche tra la popolazione anziana “sana” si assista in alcuni casi ad un rapido declino fisico e all’incapacità di affrontare lo stress e i cambiamenti. Si tratta a tutti gli effetti di una sindrome geriatrica definita come “fragilità dell’anziano”. Il termine “fragilità” è stato coniato circa 30 anni fa e definisce uno stato clinico in cui si osserva la diminuzione della capacità di fronteggiare stress fisici e psicologici. Nell’ultima decade sono stati fatti passi avanti importanti nella comprensione delle malattie geriatriche invece ancora molta incertezza avvolge il concetto e i meccanismi che sono alla base della fragilità dell’anziano. Pur non essendo associata direttamente ad una malattia in particolare, in molte occasioni la fragilità è interconnessa con una condizione patologica come il diabete o l’osteoartrite.
Da un punto di vista clinico la fragilità è caratterizzata da perdita di massa muscolare e ossea, con conseguente debolezza, ridotta mobilità e aumentato rischio di fratture. Inoltre, la depressione del sistema ematopoietico, immunologico e neuroendocrino risulta in anemia, rallentamento nella guarigione delle ferite, predisposizione alle infezioni e declino cognitivo. Molti sintomi della fragilità possono essere attribuiti in modo sia diretto che indiretto al midollo osseo, l’organo che costituisce la principale riserva di cellule staminali che presiede al mantenimento della omeostasi dell’intero organismo. Recenti esperimenti ed evidenze cliniche indicano che lo stato del midollo osseo predice lo stato globale dei pazienti vulnerabili. Il gruppo di ricercatori e medici della MultiMedica coinvolto in questo progetto ha infatti dimostrato che il diabete mellito, che è frequentemente associato alla fragilità, causa un profondo rimodellamento del midollo osseo con perdita di cellule riparative. Sebbene l’associazione tra la disfunzione del midollo osseo e la fragilità sia di facile intuizione, nessuno studio specifico dimostra il suo contributo e in assenza di forti evidenze cliniche, l’attuale approccio terapeutico alla fragilità rimane empirico e inadeguato.
In MultiMedica stiamo quindi conducendo uno studio osservazionale su pazienti con più di 65 anni che si rivolgono alla Ortopedia per arto protesi coxo-femorale articolato in due fasi. Nella prima fase retrospettiva 60 pazienti che erano stati arruolati in uno studio pregresso condotto dal nostro gruppo sono stati invitati a partecipare al nuovo studio. Di questi 28 si sono resi disponibili e finora ne sono stati analizzati 19. Per ogni paziente è stato valutato il grado di fragilità e la sua associazione con le conte di progenitori midollari (quando disponibili dallo studio precedente) e periferici. Nella seconda fase prospettica sarà arruolata una nuova coorte di pazienti divisa in due gruppi:
La fragilità ed i livelli di cellule rigenerative circolanti saranno misurati al basale e ad 1 anno di follow-up. Solo nel gruppo che si sottopone ad intervento sarà prelevato un campione di midollo osseo che rappresenterebbe comunque materiale di scarto operatorio, per misurare le cellule rigenerative midollari. Questi pazienti andranno incontro a riabilitazione motoria post-intervento il che permetterà di valutare l’effetto dell’attività fisica sulla numerosità di cellule rigenerative e sulla fragilità e se il ricorso all’attività fisica possa revertire la fragilità.
L’obiettivo primario dello studio sarà dunque quello di correlare le alterazioni quantitative e funzionali di cellule riparative (nello specifico cellule CD34+) presenti nel midollo osseo ed in circolo nel sangue periferico alla fragilità misurata con un questionario standard riconosciuto a livello internazionale, il Questionario di Rockwood, di valutazione dei parametri clinici e psicologici tipici. In aggiunta verrà anche valutato il valore diagnostico di questionari semplificati quali il P.A.S.E., la scala di depressione geriatrica, la scala di Tinetti e la scala di comorbilità.
I risultati dello studio sono attualmente in fase di elaborazione. Prevediamo tuttavia di correlare le alterazioni quantitative e funzionali di cellule progenitrici CD34+ nel midollo osseo alla fragilità e di individuare percorsi di intervento riabilitativo al fine di ripristinare la fitness del midollo osseo e dell’intero corpo. Inoltre avremo la possibilità di intervenire direttamente con l’esercizio in modo non invasivo sul paziente fragile per migliorarne la qualità della vita e l’autonomia.
Con il contributo di:
Rosa Vono, Ricercatrice Laboratorio di Ricerca Cardiovascolare Gruppo MultiMedica,
Progetto Cariplo “Il midollo osseo come organo chiave nella fragilità dell’anziano”