Protesi a misura di Paziente: verso la protesi ‘sartoriale’
“Una popolazione di pazienti sempre più numerosa e una varietà di esigenze ancora più diversificate, specifiche e personalizzate. Come il mondo dei farmaci procede verso le ‘terapie individualizzate’ anche quello delle protesi alle articolazioni, come anca, ginocchio e spalla marciano verso una sempre maggiore personalizzazione” così ci spiega il Dr. Franco Carnelli, Direttore Ortopedia dell’IRCCS MultiMedica.
Aumenta il numero delle persone che vivono con una protesi alle articolazioni di anca, ginocchio o spalla. In Italia sono stimate essere oltre un milione e ogni anno aumentano di 180mila.
L’Italia continua ad essere ai primi posti in Europa per numero di protesi d’anca impiantate, circa 100mila e il numero degli interventi cresce al ritmo del 5% annuo. Queste considerazioni mettono in evidenza la necessità di rispondere alle esigenze dei pazienti in maniera mirata e personalizzata.
Richiesta di risposta sempre più mirata
È ormai convinzione comune che sia la protesi a doversi adattare al Paziente e non viceversa, l’obiettivo è di adeguarle sempre di più all’anatomia e alle richieste funzionali di chi deve sottoposti a questo intervento chirurgico. Il primo passo in questa direzione è stato, negli anni ’90, l’introduzione delle protesi cosiddette “custom-made”, fabbricate cioè appositamente per una singola persona. L’elevato costo di realizzazione di questi impianti, la loro unicità e il fatto che un minimo errore di progettazione potesse comportare ulteriori complicazioni e interventi operatori ha spinto la ricerca a sviluppare un altro tipo di soluzioni “su misura”.
Protesi assemblate per essere su misura: la scelta più opportuna
Oggi si preferiscono le cosiddette protesi modulari. La scelta delle protesi è legata all’analisi delle specifiche esigenze dei pazienti e grazie a un attento studio preliminare è possibile identificare con precisione il modello e la misura della protesi anticipando eventuali interventi chirurgici successivi. In altri termini, una selezione accurata dei singoli elementi delle protesi consente di soddisfare in maniera più mirata le diverse esigenze dei pazienti, con importanti benefici per quel che riguarda qualità e stile di vita, compresa la possibilità di praticare attività fisiche. I nuovi impianti lasciano prefigurare una loro lunga durata nel tempo.
Nel caso della protesi utilizzate in MultiMedica, quanto detto trova riscontro negli studi scientifici relativi al rischio di revisione, la necessità cioè di rifacimento per fallimento dell’impianto. Il “Report Annuale del Registro Svedese di Artroplastica di Ginocchio” ha raccolto i dati relativi alle revisioni in un arco temporale di 14 anni e ha identificato il tipo di protesi che vengono utilizzate in MultiMedica come quelle migliori in termini di sopravvivenza. Alla stessa stregua, gli steli protesici femorali, quella parte della protesi che si “infila” nel femore e va a sostituire la testa del femore, a cui facciamo abitualmente ricorso possono vantare nello stesso registro svedese un eccellente tasso di sopravvivenza (95% a 20 anni dal loro impianto).
Un iter medico responsabile
L’impegno dello Staff MultiMedica va ben oltre il solo gesto chirurgico. È rappresentato da un percorso di importanza prioritaria accanto al paziente e comprende tutto il processo: prima, durante e dopo l’intervento. Dalla visita preliminare per valutare la reale necessità di un intervento chirurgico, agli accertamenti, all’operazione vera e propria, fino alla degenza post operatoria e alla riabilitazione, pianificate anche queste sulle esigenze e sulle caratteristiche del singolo.
“In sintesi, senza alimentare false speranze o eccessive aspettative si può dire che stiamo andando verso una protesi di tipo “sartoriale”, a misura del paziente, che rimane per noi “unico”, differente dal paziente precedente così come da quello successivo” conclude il Dr. Carnelli.