Rene policistico. Come scongiurare dialisi e trapianto
Il Rene Policistico Autosomico Dominante (ADPKD) è una malattia ereditaria e genetica che colpisce diversi organi, in maniera predominante il rene. Tutti noi abbiamo due reni. In generale la dimensione del rene corrisponde a quella di un proprio pugno. Ogni rene contiene 1 milione di unità funzionali chiamate nefroni. Ciascun nefrone inizia con un filtro chiamato glomerulo, connesso ad un lungo tubulo. Il glomerulo è costituito da un gomitolo di vasi e da una sottile membrana. Acqua, sali e prodotti di scarto filtrano dal sangue, attraverso la membrana, nel tubulo e lasciano il rene sotto forma di urine. I reni provvedono a molte ed importanti funzioni per mantenere la salute dell’organismo:
- regolano la quantità di acqua e di sali nel corpo;
- depurano il corpo dall’eccesso di acidi e di prodotti di scarto;
- aiutano a controllare la pressione arteriosa;
- giocano un ruolo importante nel mantenere adeguati livelli di calcio e altri costituenti importanti per l’osso;
- producono ormoni importanti per stimolare la produzione di globuli rossi e nel mantenere le ossa sane.
Cosa sono i reni policistici?
Policistico significa ‘con tante cisti’. Le cisti sono sfere ripiene di liquido. Nell’ADPKD, le cisti si possono formare in diversi organi e, nei reni, in qualunque punto lungo il nefrone. Il fluido in esse contenuto è formato da urina prodotta dai reni. Le cisti crescono e comprimono le porzioni sane del rene causando due problemi:
- i reni aumentano di dimensioni,
- le parti sane del rene vengono danneggiate e progressivamente perdono la loro funzionalità a causa della continua compressione. In alcuni di questi pazienti, la progressiva perdita di funzionalità del rene può portare ad una insufficienza renale totale. Solitamente questo non accade nei bambini, ma può accadere negli adulti sopra i 40 anni.
Come mai ci si ammala di ADPKD?
L’ADPKD è una malattia genetica. In questo tipo di malattia genetica, uno dei genitori possiede il gene anomalo responsabile dell’ADPKD e lo può trasmettere al figlio. Ogni persona ha 25000-35000 geni e ce ne sono due copie per ognuno di essi. È sufficiente solo una copia del gene ADPKD alterata per determinare la malattia. Pertanto, una persona con ADPKD ha una copia del gene normale e una copia del gene anomala.
Perché tra fratelli o sorelle solo alcuni ereditano l’ADPKD?
Un neonato riceve una copia di ciascun gene dalla madre e una copia dal padre. Quale delle due copie venga trasmesso al figlio è deciso interamente dal caso, come nel lancio di una monetina. In malattie come ADPKD, è necessaria solo una copia anomala del gene per causare la malattia. Per ogni nuovo figlio il rischio di aver ereditato il gene malato è sempre di 50%. Non importa se già presente un altro bambino con la malattia nella famiglia. Per esempio ci sono famiglie con 11 figli e nessuno di loro ha ereditato ADPKD. Ci sono famiglie con 4 figli e tutti hanno ereditato l’ADPKD. Il genitore affetto non ha nessun controllo su quale copia del gene verrà trasmessa ai suoi figli.
Come si può scoprire di avere l’ADPKD?
Il Medico di Medicina Generale può sospettare il rene policistico in tre situazioni:
- quando venga segnalata la presenza di rene policistico in un membro della famiglia
- quando vi siano segni e sintomi suggestivi della malattia (ipertensione arteriosa, ematuria, infezioni delle vie urinarie, dolori addominali)
- quando vengono riscontrati cisti renali ad un ecografia
In più del 70 % dei casi vi è una storia familiare di rene policistico. L’ecografia è attualmente il test di screening più pratico per il rene policistico. L’ecografia permette di identificare cisti renali in quasi tutti i soggetti portatori di gene mutato che abbiano più di 30 anni. È un esame non invasivo, non espone a radiazioni ed è relativamente economico. L’ecografia può essere tuttavia negativa (non presenza di cisti renali) in soggetti con meno di 30-40 anni portatori di mutazioni. TAC e RMN possono aumentare la sensibilità della diagnosi. È disponibile il test genetico per la diagnosi del paziente affetto da APDKD. Questo test è volto ad identificare la mutazione del gene sul DNA estratto dal sangue periferico. Nei casi in cui viene identificata la mutazione-malattia in un affetto è possibile poi estendere analisi ai famigliari maggiorenni a rischio di aver ereditato la malattia e che non hanno ancora cisti renali per accertare o meno la presenza di malattia. Scoprire di avere ADPKD non significa per forza essere già ammalati. Infatti, molte persone che sono a rischio di ereditare il gene della malattia non voglio sapere se l’hanno ereditata. Questo è comprensibile. D’altra parte, se si hanno alcuni di questi sintomi, scoprirlo può dare ad ognuno la possibilità di prevenire la comparsa delle complicanze associate all’ADPKD.
Esistono terapie?
Poiché l’ADPKD è una malattia genetica, chi ce l’ha ce l’avrà per sempre. Molti scienziati stanno cercando di capire come funzionano i geni dell’ADPKD nella speranza di trovare una cura. Però, finché non accadrà, la cosa migliore che possiamo fare è aiutare a prevenire la crescita delle cisti e ridurre il rischio di altri danni al rene. Ci sono molte buone abitudini che possono prevenire un ulteriore danno ai reni. Prima di tutto è molto importante evitare la disidratazione nell’ADPKD bevendo meno i reni potrebbero avere delle difficoltà a funzionare. Grandi quantità di carne rossa potrebbero far lavorare faticosamente i reni e pertanto potrebbe essere utile utilizzare proteine vegetali. In caso di iperpiressia ed ematuria è importante controllare l’esame delle urine e fare una urinocoltura. Infezioni, sanguinamento o rottura di cisti possono favorire l’evoluzione verso l’insufficienza renale. Da un paio d’anni è disponibile anche in Italia la prima terapia farmacologica mirata a rallentare la crescita delle cisti e la conseguente distruzione dei reni. Il Tolvaptan, questo è il nome del farmaco, ha infatti come specifica indicazione il rallentamento dello sviluppo delle cisti e la conseguente progressione dell’insufficienza renale nei pazienti con ADPKD. È candidato alla terapia chi ha una età tra 18 e 50 anni; una malattia renale cronica in stadio 2-3A, cioè con velocità di filtrazione glomerulare di 45-89 ml/min; segni di rapida progressione e grandezza dei reni oltre i 17 cm. Il Tolvaptan, biologicamente un antagonista selettivo del recettore V2 della vasopressina, ha mostrato di rallentare la perdita progressiva della funzione renale, riducendola del 35%, da -3.61 a -2.34 ml/min/anno. In tal modo si può stimare che un paziente arrivi alla dialisi tre anni più tardi del previsto.
In conclusione, la ricerca clinica in ADPKD è decisamente attiva: gli studi clinici già condotti e il grande numero di studi clinici attivi nel futuro prossimo offrono una prospettiva di grande speranza nelle nuove strategie terapeutiche in ADPKD.
Silvio Volmer Bertoli, Direttore dell’Unità di Nefrologia e Dialisi, Gruppo MultiMedica