Sale rosa dell’Himalaya o blu di Persia? Quale scegliere? Sale comune purché iodato
La storia del sale inizia nel momento in cui l’uomo passa da cacciatore-raccoglitore ad allevatore-agricoltore, periodo in cui sente la necessità di proteggere e conservare i cibi per periodi molto lunghi di tempo. Infatti, con la comparsa delle prime civiltà stabili, il sale prima di essere adoperato come condimento che dà sapore ai cibi, è stato utilizzato per la conservazione soprattutto di pesce e carne.
Fabbisogno giornaliero
Il sale è un elemento in natura indispensabile per la vita dell’uomo, ricavato dall’acqua di mare, il sale “grezzo” dopo un procedimento di raffinazione che elimina la maggior parte degli altri sali presenti, si ottiene il sale raffinato (grosso o fino).
Chimicamente, quando parliamo di sale, intendiamo il cloruro di sodio o sale comune, le cui proprietà biologiche e il sapore sono legate principalmente al sodio. Ogni grammo di sale contiene 0,4 grammi di sodio. Ogni giorno il nostro organismo elimina una quantità di sodio pari a 0,1-0,6 grammi, quantità che deve essere integrata con l’alimentazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda un consumo di sale di 5-6 grammi al giorno (2,4 di sodio) circa un cucchiaino da caffè. Paradossalmente ogni giorno l’uomo italiano ingerisce una quota di sale 10 volte in più di quello fisiologicamente necessario, in pratica un consumo di sale di circa 10-12 grammi al giorno.
Perché ridurre il consumo di sale?
Se non si vogliono correre rischi per la salute, il sale deve essere utilizzato con moderazione. Un consumo eccessivo di sale determina un aumento della pressione arteriosa, con conseguente aumento del rischio di insorgenza di gravi patologie cardio-vascolari correlate all’ipertensione arteriosa. Inoltre elevati apporti di sodio portano alla comparsa della cellulite, aumentano il rischio di andare incontro a tumori allo stomaco, a maggiori perdite urinarie di calcio e quindi, un maggiore rischio di osteoporosi. Per ridurre la quantità di sale è importante rieducare il palato riducendo gradualmente le quantità utilizzate. Inoltre, le erbe aromatiche e le spezie possono sostituire il sale o almeno permettere di limitare la quantità di sale aggiunto, migliorando le qualità organolettiche del cibo stesso.
Quanti tipi di sale esistono? Miti da sfatare!
Oggi il consumo di sale è divento una moda, le varietà in commercio sono davvero numerose e, se da un lato gli esperti ne consigliano un consumo moderato, dall’altro pubblicità ingannevoli ci spingono al consumo di sali pregiati dalle proprietà benefiche. Questi sali (rosa, rosso, nero, blu….) non solo sono molti costosi, ma non contengono abbastanza iodio.
Qualsiasi sia la varietà, il sale va utilizzato con parsimonia, per cucinare è meglio utilizzare il sale comune da cucina iodato, cioè sale arricchito di iodio, un minerale essenziale che contribuisce allo sviluppo e al funzionamento della ghiandola tiroidea. N.B. Il sale iodato non è un farmaco ma un naturale complemento della dieta (cloruro di sodio+ iodio). Il sale dietetico contiene cloruro di potassio e meno sodio, può essere consigliato dal medico in caso di ipertensione in quei soggetti che hanno difficoltà a limitare l’utilizzo di sale aggiunto.
Fonti nascoste di sale
L’introito di sodio nella dieta quotidiana non è rappresentato solo dal sale da cucina aggiunto alle pietanze, ma proviene soprattutto da cibi insospettabili. Prodotti trasformati come pane e prodotti da forno (cracker, grissini, merendine, cereali da prima colazione, biscotti, cornetti), insaccati, formaggi, conserve di pesce, patatine fritte, dado da cucina, salsa di soia, salsa ketchup, sono in realtà una buona fonte di sodio.
Si può vivere senza sale?
Senza sale non si può vivere poiché il sodio, il componente più importante del sale, è indispensabile per mantenere l’equilibrio idrico dell’organismo.
Come comportarsi individualmente per ridurre il consumo di sale?
Ridurre gli apporti di sale può essere un’importante misura preventiva che curativa per molte persone. Di seguito alcuni consigli per controllare l’apporto di sodio sulla nostra tavola:
- limitare il sale aggiunto nell’acqua di cottura degli alimenti;
- limitare l’uso di condimenti alternativi contenti sodio (dado da cucina, salsa di soia, ecc..);
- limitare i cibi trasformati e conservati in scatola (risciacquare bene verdure e legumi in scatola prima di consumarli);
- insaporire i cibi con erbe aromatiche (timo, basilico, menta, rosmarino, maggiorana, aglio, cipolla, sedano, semi di finocchio) e spezie (noce moscata, pepe, peperoncino, zafferano, curry);
- imparare a leggere le etichette nutrizionali, scegliere i prodotti a minore contenuto di sale (prodotti con un contenuto di sale inferiore a 0.3 grammi per 100 grammi di prodotto);
- nell’attività sportiva moderata reintegrare con la semplice acqua i liquidi perduti attraverso la sudorazione.
Dr.ssa Angela Valentino, Biologa Nutrizionista,
Ambulatorio di Psico-Nutrizione, IRCCS MultiMedica