Sole e nei: amici o nemici?
Oggi parliamo di nei o, meglio, di nevi. Così si chiamano le macchie della pelle causate dall’accumulo di melanociti. I melanociti sono le cellule della pelle che producono la melanina che, a sua volta, è il pigmento che ci protegge dal sole abbronzandoci. Il compito della melatonina, quindi, è quello di rendere la pelle “più scura”, di proteggerla, perciò, dai raggi solari cui siamo esposti.
I nei, esteticamente, possono sembrare degli sbagli della natura, poiché i melanociti, abitualmente distribuiti uniformemente nell’epidermide, si accumulano e crescono a formare degli “ammassi”.
Non tutti i nei sono uguali
Esiste una varietà enorme di nei dipendente dal numero delle cellule che li compongono, da quanta melanina vi è rappresentata e da quanto sono profondi. Le forme sono davvero variabili: piccoli e tondi, più grandi e frastagliati; piani non palpabili, a crescita verso l’esterno come una cupola; lisci o rugosi; con peli o senza peli. La prima, ovvia classificazione avviene tra benignità o malignità. Questo è possibile anche se non sempre facile: Nei di Miescher, Nei di Unna, Nei di Clark, Nei di Clark Atipici, Nei di Spitz, Nei di Reed, Nei di Sutton sono i termini scientifici, i nomi di “battesimo” dei vari nevi mutuati dal nome di chi li descrisse per primo. Questa è una classificazione superficiale poiché alcuni nevi benigni possono degenerare in un tumore maligno: il melanoma. Pertanto il limitarci a riconoscere quelli sicuramente benigni da quelli potenzialmente maligni può ridurre la nostra osservazione e attenzione verso questi ultimi.
Scoprire quali sono quelli benigni e quelli maligni
I nei però, per la maggior parte, sono benigni. Sono macchie della pelle che ci possono piacere o meno o che ci danno fastidio perché “non ci piacciono”. In questi casi, cioè in presenza di una indicazione clinica di benignità, si può procedere alla asportazione con finalità “estetica”. Ossia il chirurgo plastico procede ad asportare la lesione cercando di lasciare una cicatrice la meno visibile possibile. “Dare un nome” ai nevi è fondamentale per sapere cosa e come fare in loro presenza. Ovviamente spetta allo specialista, dermatologo o chirurgo plastico, procedere a questa classificazione e determinare quando e se eseguire una asportazione (profilattica, estetica o ablativa che sia).
Cosa fare durante l’estate
Ma cosa tangibilmente possiamo fare, specie in questo periodo di esposizione solare vacanziera o meno, per i nostri nevi? Per prevenirne le complicazioni? In pratica non servono grandi attenzioni e/o limitazioni. Fino alla noia abbiamo sentito, dai media, che non ci si deve esporre al sole nelle ore “più calde”. E’ vero. Come vero è che i danni da esposizione solare incongrua valgono non solo per le degenerazioni neoplastiche cutanee (i cosiddetti “epiteliomi”) non melanocitarie, altrettanto vero è che l’invecchiamento della cute è tanto più rapido quanto più si è stati al sole (si pensi alle malattie professionali di marinai, contadini e muratori). In fondo, però, l’innegabile piacere di una tintarella con il relativo aspetto “sano” è irrinunciabile. Almeno quanto, invece, i benefici del sole possono dare al nostro organismo (sintesi della vitamina D, influenza sull’umore…).
Perciò: esposizione solare attenta, corretta fotoprotezione immancabile (creme solari!), integrazione alimentare ad hoc sono il percorso indispensabile per una sana esposizione solare ma solo dopo aver ben conosciuto tutti gli abitanti, colorati o meno, della nostra pelle.