La strada per la longevità
Nei paesi industrializzati si registra un aumento della aspettativa di vita media, nonostante avventi avversi come l’inquinamento e il conseguente buco dell’ozono, condizioni sfavorevoli per la salute umana. Questo aumento è costante da 160 anni e si traduce un incremento della vita media di circa 3 mesi ogni anno. Di conseguenza i nati oggi avranno una aspettativa di vita che è di circa 90 anni in media contro i 50 di coloro che sono nati all’inizio del secolo scorso.
Questo si traduce in una popolazione sempre più anziana, del resto per vivere a lungo bisogna invecchiare! Essere anziani è un concetto da rivedere? È prettamente anagrafico oppure va valutato di caso in caso se il soggetto è fragile, oppure appartiene alla nuova categoria di “ever green”? Di questo ultimo fenomeno se ne sono accorte le case che si occupano di pubblicità, che hanno dovuto rivedere il messaggio rivolto alla popolazione ultrasessantenne, una fascia di età che non è più caratterizzata da persone con invalidità, fragilità e malattie invalidanti, bensì in buona parte è sportiva, in salute e si mescola con i giovani anche a livello di stile di vita. Questo è il frutto di uno studio a livello mondiale diffuso dalla Mc Cann e che porta a riconsiderare il tipo di messaggio da inviare alle persone anziane. Anziano, una parola da sostituire con altro….
Tutto ciò è conseguenza dello stato di salute degli ultrasessantenni, in grado di fare cose che un tempo un anziano non avrebbe potuto sostenere. Da che dipende questo miglioramento dello stato di salute? È da imputare verosimilmente a progressi nel campo della sanità pubblica, delle cure mediche e dall’atteggiamento nei confronti di stili di vita più sani, che hanno ridotto molte delle cause di fragilità, disabilità e morte.
Vi è una ulteriore componente, quella genetica, che favorisce una piccola frazione di popolazione che è destinata a vivere a lungo ed in buona salute.
Noi ci interessiamo allo studio genetico di questi soggetti, che invecchiano meglio, più lentamente e che in alcuni casi non si ammalano mai, fino a spegnersi per un problema di pompa cardiaca. A favore di una componente genetica della estrema longevità di questi soggetti, vi è la estrema numerosità di centenari in alcune famiglie, il fatto che sorelle e fratelli di centenari siano destinati a diventare anch’essi centenari e che figli di centenari si ammalino meno e vivano più a lungo rispetto alla popolazione generale. Ecco che avere un parente centenario è di buon auspicio!
Esistono sparsi nel mondo “posti di lunga vita” come, ad esempio, l’isola di Okinawa in Giappone, in cui le popolazioni presentano un’alta percentuale di ultra-centenari in buona salute.
Anche in Italia, il Cilento, nella provincia di Salerno, è riconosciuta come la terra dei centenari. Fu proprio in queste località che il famosissimo biologo e nutrizionista Ancel Keys, all’inizio degli anni ’50, ebbe le prime intuizioni sull’importanza della dieta mediterranea.
La posizione isolata di alcuni luoghi e con un tasso relativamente basso di fenomeni di immigrazione li rendono luoghi di particolare interesse per lo studio della popolazione che li abitano. Gli scienziati hanno osservato che in queste condizioni si rafforzano le caratteristiche genetiche della popolazione stessa e posso essere “seguite” attraverso lo studio delle famiglie.
Qual è quindi il segreto di lunga vita? È stato recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Circulation Research uno studio condotto dal gruppo di ricerca guidato dal prof. Annibale Alessandro Puca sulla popolazione di centenari cilentani in cui è stato identificato una variante del gene BPIFB4 LAV (LongevityAssociatedVariant) che è arricchita nel DNA dei centenari.
Alla prossima pillola per saperne di più su centenari e LAV-BPIFB4!
Con il contributo di:
Anna Ferrario, ricercatrice Laboratorio di Ricerca Cardiovascolare Gruppo MultiMedica.
Progetto Cariplo “Isoforme di BPIFB4: possibile fattore di rischio genetico e strumento terapeutico per la fragilità umana.”