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Blog – Gruppo MultiMedica

Tornare a casa dopo un lungo viaggio

Cristina Ferrari è una figura storica dell’Ospedale San Giuseppe. Qui, da ragazza, ha iniziato la sua formazione da Infermiera, qui si è innamorata della sala operatoria ed è rimasta a lavorare per 37 anni. Appassionata di viaggi, forte e solare cammina lungo il suo percorso senza definire troppo i programmi, perché sa che per rispondere ai giorni difficili basta la forza ed un sorriso, il resto viene da sé, sempre.

“Ho iniziato il corso di infermiera professionale all’Ospedale San Giuseppe alla fine degli anni settanta, durante i tre anni di formazione ho preso parte a vari tirocini, ma quando sono entrata in sala operatoria mi sono accorta che era un posto che adoravo”. Basta un attimo perché Cristina si senta a casa: “Mi piaceva tutto della sala operatoria: le luci, l’empatia che si crea col paziente, il rapporto con i chirurghi e più in generale di collaborazione con tutto il personale di sala. Eravamo una famiglia, dove non arrivava uno, interveniva l’altro, ci si supportava ed era facile che anche i chirurghi chiedessero il nostro parere”. La voglia di contribuire attivamente ad aiutare le persone, di essere parte di un gruppo è istintiva in Cristina: “Abitavo in un quartiere popolare, dove sono nata e cresciuta in mezzo alla gioia. Sono la quarta di cinque figli, i miei genitori erano credenti e partecipavamo attivamente alla vita della Parrocchia e della comunità. Mi piaceva stare con la gente, socializzare e questa qualità mi accompagna ancora oggi a lavoro, dove cerco sempre di far sentire i pazienti a proprio agio, di tranquillizzarli e rassicurarli. Alla mia famiglia devo anche lo sviluppo di un’altra grande passione, quella per i viaggi”.

Il primo viaggio importante Cristina l’ha fatto con una ragazza che per lei era praticamente una sconosciuta: “Ci eravamo incontrate in discoteca, grazie ad amici comuni, lei mi propose di partire per la Jamaica e io accettai. Viaggiammo all’avventura, comprammo solo i biglietti aerei e il resto lo organizzammo da sole, sul momento, pronte a cambiare idea in un attimo. Da quel viaggio non ci siamo più fermate”. Viaggiare significa sapersi adattare al luogo che si visita e alle persone con cui si cammina, vuol dire saper scendere a compromessi, saper fare gruppo ed essere pronti agli imprevisti. Le stesse qualità che servono in sala operatoria: “Mi ritengo una persona abbastanza plasmabile, mi sono sempre distinta perché non mi piace eccellere, mi piace collaborare”. Negli anni, la voglia di scoprire il Mondo, il sentimento comunitario di stare tra la gente e il suo carattere solare, la portano ad esser scelta da alcuni chirurghi dell’Ospedale San Giuseppe per partecipare a missioni di volontariato: “Sono stata 14 volte in Bangladesh, inizialmente per eseguire interventi di correzione del labbro leporino e negli ultimi anni per interventi di chirurgia plastica ricostruttiva.”

Dopo 35 anni di servizio all’Ospedale San Giuseppe, arriva un momento nella carriera professionale di Cristina in cui riceve un’offerta da un altro Ospedale Milanese che, oltre all’amata sala operatoria, le propone di frequentare un Master per poter insegnare all’Università. Così, nonostante le molte soddisfazioni lavorative, come in uno dei suoi viaggi, decide di intraprendere una strada diversa, di mettersi in gioco, di sfidarsi e di accettare, sebbene con un po’ di timore, l’inaspettata proposta: “Il primo impatto fu bruttissimo. Ho sempre fatto parte di un gruppo e di punto in bianco, invece, mi ritrovavo a dover riuscire ad inserirmi in un team già consolidato, a dover conquistare la loro fiducia, a far cadere la diffidenza e a farmi accettare. Il mio curriculum da solo non era sufficiente a dimostrare che ero una professionista capace e competente”.
Lasciarsi abbattere dalle difficoltà non è mai stato nelle sue corde, non lo è stato anni prima con la comparsa di un tumore al seno e non lo è neanche adesso che, nel bel mezzo del nuovo percorso, si ripresentano alcuni problemi di salute. La forza con cui Cristina affronta i cambiamenti è la stessa che impiega per sentirsi normale, si sottopone alle cure necessarie e appena può torna a lavorare. “In fondo, è la mente che guida il corpo”, dice. Nel nuovo Ospedale riesce ad integrarsi, ad entrare a far parte del gruppo, ma non si sente a casa, non riesce come vorrebbe a dare un apporto migliorativo. Ed è in questo momento che il Destino pone un altro bivio sul suo cammino: “Un giorno sono tornata all’Ospedale San Giuseppe per un controllo di routine al seno, mi fermo a salutare le mie vecchie colleghe e la mia ex responsabile mi chiede “perché non torni a lavorare con noi?”. Questa semplice frase mi riempii di gioia, era molto gratificante sapere che nonostante fossero passati due anni i miei colleghi non mi avevano dimenticata e anzi mi rivolevano nella loro squadra, fu una bella dose di autostima. Fu come rientrare a casa dopo un lungo viaggio”. Cristina torna a lavorare come infermiera del blocco operatorio all’Ospedale San Giuseppe e diventa responsabile del CadaverLab del Polo Scientifico e Tecnologico MultiMedica di Milano. Un progetto importante per la formazione “pratica” dei medici chirurghi, che possono sperimentare, sotto la guida di un’équipe di esperti, come eseguire in modo ottimale le tecniche chirurgiche su regioni esposte di specifiche parti anatomiche derivanti da cadaveri.

Tra qualche anno Cristina andrà in pensione, così le domandiamo “Quali sono i tuoi progetti per il futuro?” e lei ci risponde senza esitazione “viaggerò. Il mio prossimo grande obiettivo è andare da sola in Rajasthan e poi mi piacerebbe tornare a fare volontariato, i sorrisi dei bambini che ho aiutato in questi anni, hanno fatto più bene a me di quanto io ne abbia fatto a loro”.

 

Cristina Piermaria Ferrari, Infermiera del Blocco Operatorio, Ospedale San Giuseppe

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