Trattamento del diabete: stato dell’arte e scenari futuri
Abbiamo parlato di diabete con il Prof. Antonio Ceriello, neo Coordinatore del “Progetto Diabete” del Gruppo MultiMedica. Il Prof. Ceriello, ricercatore di fama internazionale, con oltre 350 pubblicazioni all’attivo e 77 di h-index, è il secondo ricercatore italiano al mondo per citazioni sul diabete. La sua vasta esperienza si può riassumere con gli incarichi conferitigli: consulente del National Institutes of Health statunitense, neo- membro del board incaricato di individuare i futuri filoni di ricerca di interesse europeo per il diabete (DIAMAP), pastpresident dell’Associazione Medici Diabetologi. Inoltre, dal punto di vista accademico, il Prof. Ceriello è full professor della International Medicine Oklaoma City University (USA) e della Endocrinology Warwick University (UK), nonché Direttore dipartimento IDIBAPS Università di Barcellona (Spagna). Ha inoltre un’esperienza ventennale come professore associato di medicina interna, poi transitato in endocrinologia, presso l’Università di Udine, nonché Direttore della Scuola di Specialità di Geriatria nello stesso Ateneo.
Chi, meglio di lui, per fare il punto su una malattia, il diabete appunto, ormai definita “epidemica”?
Emergenza Diabete
Il Diabete Mellito costituisce ormai una delle emergenze sanitarie globali. L’emergenza non riguarda solo il Diabete di tipo 2, ma, sorprendentemente, anche quello di tipo 1, da sempre caratteristico dell’età giovanile,che negli ultimi anni, però, ha cambiato fisionomia. Ormai non sono più rari i casi di Diabete di tipo 1 che insorgono in persone sopra i 30 anni, inoltre si assiste ad un aumento dell’incidenza totale di nuovi casi.
La vera emergenza, comunque, è rappresentata dal Diabete di tipo 2. Le stime della Federazione Internazionale del Diabete (IDF) erano di circa 300 milioni di soggetti affetti dalla malattia nel 2020. Di fatto questa cifra è già stata raggiunta nel 2015, e le stime future parlano di oltre 500 milioni di casi previsti per il 2030. È evidente che solo strategie di prevenzione, volte a implementare un corretto stile di vita, possono ostacolare lo sviluppo di questa pandemia.
Novità terapeutiche
Queste cattive notizie sono bilanciate dalle buone prospettive terapeutiche oggi disponibili una volta che la malattia si è manifestata. Le evidenze clinico-scientifiche dimostrano che lo sviluppo delle complicanze della malattia può essere efficacemente contrastato se si ottiene e mantiene un buon controllo della glicemia, unito a un’efficace azione sulla pressione arteriosa e sulla dislipidemia, fattori di rischio presenti in una larghissima percentuale delle persone affette da diabete.
Le novità terapeutiche riguardano sia la disponibilità di nuovi farmaci, sia l’uso di nuove tecnologie.Lo sviluppo di farmaci per il trattamento del diabete ha avuto una progressione esponenziale negli ultimi anni. Fino agli anni ottanta vi erano solo tre classi di farmaci in uso: insulina, sulfaniluree e biguanidi. Negli ultimi vent’anni abbiamo avuto a disposizione un numero sempre maggiore di farmaci e oggi si contano ben otto classi di molecole per la terapia del diabete. La novità, però, non è solo nel numero, ma, soprattutto, nei diversi meccanismi d’azione che ogni nuova classe ha, e che permettono, quindi, un trattamento più fisiopatologico della malattia.
In dettaglio siamo oggi in grado di influenzare i livelli di glicemia:
- sostituendo, con le varie insuline, l’insulina che è carente o funzionalmente inefficace
- stimolando la secrezione insulinica in modo costante con le sulfaniluree
- stimolando in modo specifico la secrezione insulinica della fase postpradiale con le glinidi
- migliorando l’azione insulinica periferica con la metformina o col pioglitazone
- aumentando i livelli circolanti di GLP-1, in grado di preparare la beta cellula a secernere insulina quando la glicemia si alza
- producendo livelli circolanti farmacologici di GLP-1, iniettando gli antagonisti recettoriali del GLP-1, avendo come valore aggiunto una riduzione del peso e della pressione arteriosa
- aumentando, con gli inibitori del recettore SGLT-2 a livello renale, l’eliminazione di glucosio con le urine.
Va segnalato che all’interno delle varie classi, vi sono anche delle importanti differenze legate allo sviluppo di specifiche tecnologie. Per esempio, sono già oggi disponibili varie insuline con lunga durata d’azione, che permettono un controllo ottimale della glicemia basale, riducendo al minimo il rischio di ipoglicemia, mentre sono in avanzato sviluppo insuline ad azione rapidissima, quindi in grado di imitare meglio quanto avviene fisiologicamente durante un pasto.
Per quanto riguarda gli antagonisti del recettore del GLP-1, la tecnologia ci mette a disposizione composti ad azione rapida, o giornaliera, e composti a somministrazione settimanale. Infine va sottolineato il dato, inaspettato ma molto interessante, legato alla possibilità che la classe degli inibitori del SGLT-2 non solo sia efficace nel ridurre la glicemia, ma possa avere effetti importanti nel prevenire le complicanze cardiovascolari nel Diabete di tipo 2, come dimostrato in un recentissimo Studio.
Nuove modalità di somministrazione, monitoraggio e telemedicina
Come anticipato, non solo lo sviluppo di nuovi farmaci, ma anche il progredire della tecnologia ci aiuta in un efficace trattamento del diabete.I microinfusori, per esempio, sono ormai una realtà ad altissimo sviluppo tecnologico ed è già disponibile la cosiddetta “chiusura dell’ansa”, vale a dire la possibilità che il micro infusore sia in grado di misurare la glicemia e somministrare l’insulina necessaria in modo automatico. Studi sono stati già effettuati in questo senso.Altro progresso importante si è avuto nell’automonitoraggio della glicemia.
È già disponibile uno strumento che non necessita del prelievo ematico, perché grazie ad un sensore applicato sulla cute è in grado di favorire la lettura della glicemia in tempo reale, liberando le persone affette dal diabete dalla necessità di pungersi il dito per misurare i livelli di glucosio circolante. Infine, un notevole svilupposi è avuto negli strumenti per la somministrazione sotto cute dell’insulina o degli antagonisti del recettore del GLP-1 che coniugano facilità d’uso e minimi effetti locali.
A questo scenario va aggiunto che si è fatta strada la possibilità di aiutare, in modo interattivo, sia le persone affette da diabete che i professionisti che se ne prendono cura, con ausili di telemedicina. La telemedicina in ambito diabetologico, e di tutte le malattie croniche in generale, ha avuto un enorme impulso.
Realisticamente, sembra essere l’unico strumento che permetterà di seguire un numero di malati in rapido e cospicuo aumento. Vari studi hanno dimostrato come la telemedicina favorisca non solo una più efficace interazione esperto-malato, ma aiuti la stessa persona con malattia cronica ad amministrare la propria malattia.
Come si evince da questa rapida carrellata, oggi è possibile gestire nel modo migliore il diabete e garantire alle persone che ne sono affette un’efficace prevenzione delle complicanze. È però anche evidente che con l’aumentare del numero di farmaci e di nuove tecnologie è indispensabile che si formi del personale sanitario particolarmente esperto e in grado di avvalersi al meglio di quanto oggi disponibile.Il tutto allo scopo di praticare una medicina moderna, che non si preoccupi solo di assicurare una lunga vita, ma soprattutto una vita lunga e di buona qualità.