Ernia inguinale
L’ernia inguinale è una condizione in cui una porzione di intestino o tessuto adiposo fuoriesce attraverso un punto di debolezza nella parete addominale, nella zona del canale inguinale. È la forma più comune di ernia addominale e può colpire sia uomini che donne, con una prevalenza maggiore negli uomini (27-43%) rispetto alle donne (3-6%).
Ogni anno, circa 20 milioni di persone vengono sottoposte a intervento chirurgico per la correzione dell’ernia inguinale, rendendola una delle patologie chirurgiche più comuni al mondo.
Sintomi
La maggior parte delle persone con ernia inguinale ha qualche sintomo; i più comuni sono:
- Gonfiore o rigonfiamento inguinale: visibile soprattutto in posizione eretta o durante sforzi fisici;
- Sensazione di peso o fastidio dopo una prolungata postura in piedi o attività fisica;
- Dolore o bruciore locale che può peggiorare con il tempo.
- Debolezza muscolare nella zona inguinale.
Una minoranza dei casi è asintomatica, ma il 70% di questi viene sottoposto ad intervento chirurgico nell’arco dei successivi 5 anni per comparsa di disagio.
Nei casi più avanzati, l’ernia può diventare incarcerata o strozzata, causando:
- Dolore intenso e improvviso;
- Gonfiore che non rientra nemmeno in posizione supina;
- Rossore e sensibilità nella zona inguinale;
- Nausea, vomito o febbre.
Questi ultimi sintomi richiedono intervento medico immediato, poiché indicano una potenziale strozzatura dell’ernia, che può portare a necrosi intestinale.
Cause e fattori di rischio
L’ernia inguinale può avere origini congenite (presenti dalla nascita) o acquisite nel corso della vita. Tra i principali fattori di rischio troviamo:
- Familiarità: avere parenti con ernia inguinale aumenta il rischio;
- Sesso maschile: gli uomini sono più predisposti rispetto alle donne;
- Età: il rischio aumenta con l’invecchiamento a causa della perdita di elasticità dei tessuti;
- Sforzi fisici intensi: il sollevamento di pesi o lavori che richiedono sforzi addominali prolungati possono favorire la comparsa dell’ernia;
- Obesità o eccessiva magrezza: un eccesso di peso può indebolire la parete addominale, mentre un basso indice di massa corporea è correlato a una minore resistenza dei tessuti;
- Tosse cronica e stipsi: aumentano la pressione intra-addominale, favorendo la fuoriuscita dell’ernia;
- Interventi chirurgici pregressi: come la prostatectomia o altri interventi addominali che possono indebolire i tessuti.
Diagnosi
La diagnosi dell’ernia inguinale si basa principalmente su:
- Visita specialistica e anamnesi: il medico esamina la zona inguinale e verifica la presenza del rigonfiamento durante manovre specifiche;
- Ecografia inguinale: utile nei casi dubbi o per identificare ernie piccole e non evidenti alla palpazione;
- TAC o Risonanza Magnetica: richieste solo in casi particolari, come ernie recidive o sintomi atipici.
Trattamento dell’ernia inguinale: quando operare?
L’intervento chirurgico è l’unico trattamento definitivo per l’ernia inguinale. Nei casi asintomatici o lievi si può optare per una strategia di vigile attesa, ma in circa il 70% dei casi l’intervento diventa necessario entro 5 anni dalla diagnosi.
Tecniche chirurgiche per l’ernia inguinale
Tecnica open (a cielo aperto)
La tecnica attualmente più utilizzata per la riparazione dell’ernia inguinale prevede l’utilizzo di una rete in polipropilene, opportunamente sagomata, che permette una riparazione senza tensione. Le tecniche di riparazione con rete sono numerose e si differenziano per il tipo di rete, per la sua forma e per la modalità con la quale viene fissata. Spesso, oltre alla rete, viene anche posizionato una sorta di tappo, detto plug, che viene inserito nell’anello inguinale interno e garantisce una maggiore tenuta della riparazione.
L’intervento, nella maggioranza dei casi, viene eseguito con approccio per via anteriore in anestesia locale: si praticano delle infiltrazioni di anestetico locale in regione inguinale, si esegue un piccolo taglio, di circa 6-7 cm, che permette di raggiungere l’ernia e di ridurla; si posiziona quindi la rete che assicura la riparazione e poi si richiude la ferita. La procedura ha una durata variabile tra i 30 ed i 45 minuti.
In presenza di ernie voluminose o difficilmente riducibili, può essere necessaria l’anestesia spinale o generale, in accordo con l’anestesista.
Tecnica laparoscopica (TAPP o TEP)
Da alcuni anni l’intervento viene eseguito anche con approccio mini-invasivo, con tecnica laparoscopica (TAPP): in questo caso è necessaria l’anestesia generale e l’ernia viene riparata posizionando una rete a protezione della regione inguinale, passando all’interno dell’addome, utilizzando appositi strumenti laparoscopici. L’accesso alla cavità addominale avviene attraverso tre piccole incisioni della cute, inferiori al centimetro, a livello dell’ombelico ed in fianco destro e sinistro.
Le linee guida della European Hernia Society attualmente consigliano l’approccio laparoscopico in presenza di ernia bilaterale o recidiva.
I vantaggi di questo approccio sono rappresentati da tempi di ripresa più rapida per il paziente, minor dolore post-operatorio, minor tasso di infezione di ferita e di ematoma; la necessità della anestesia generale, ne limita comunque l’indicazione a persone in buone condizioni generali di salute e senza grosse comorbidità.
Tecnica di Kugel
Un approccio simile alla laparoscopia, con una riparazione pre-peritoneale, viene eseguito nel Gruppo MultiMedica anche con la tecnica di Kugel, un approccio mini invasivo, che posiziona una speciale rete nello stesso distretto senza la necessità di gonfiare l’addome con la laparoscopia.
Tecniche chirurgiche: quale preferire?
La presenza di tanti tipi di reti e di differenti approcci chirurgici testimonia il fatto che non esiste un vero e proprio standard di intervento per la riparazione dell’ernia inguinale e che la scelta del tipo di tecnica deve basarsi su vari fattori, quali le caratteristiche dell’ernia, le caratteristiche del paziente e l’esperienza dell’équipe chirurgica; questo è quello che viene comunemente definito come “approccio su misura” o tailored surgery.
In MultiMedica, la maggior parte degli interventi per ernia inguinale primitiva monolaterale viene eseguita in anestesia locale, con eventuale sedazione farmacologica, utilizzando la tecnica di Trabucco, che prevede l’utilizzo di una rete adagiata a protezione della regione inguinale senza tensione e senza punti di sutura (tecnica sutureless tension-free).
Proponiamo la tecnica laparoscopica in presenza di ernia bilaterale, ernia monolaterale recidiva oppure in pazienti giovani, sportivi, con ernia di dimensioni medio-piccole. L’intervento viene eseguito in regime di Day Surgery, quindi, in assenza di problemi, il paziente viene dimesso dopo poche ore dall’intervento.
Recupero post-operatorio
Dopo l’intervento, il recupero varia in base alla tecnica utilizzata:
- Tecnica open: dimissione in giornata, ripresa attività quotidiane in 7-10 giorni.
- Tecnica laparoscopica: dimissione dopo 24 ore, recupero in 5-7 giorni.
Si consiglia di:
- Evitare sforzi fisici intensi per almeno 4-6 settimane.
- Utilizzare una fascia contenitiva se indicato dal chirurgo.
- Seguire una dieta equilibrata per prevenire stipsi e sforzi eccessivi.
Complicanze dell’intervento
Le complicanze più comuni includono:
- Ematomi o infezioni della ferita (rari e risolvibili con terapia adeguata);
- Dolore inguinale cronico (meno del 6% dei casi, spesso dovuto all’irritazione dei nervi da parte della rete);
- Recidiva dell’ernia (2-4% dei casi, più alta con tecnica laparoscopica);
In caso di recidiva, è possibile un nuovo intervento, scegliendo la tecnica più adatta.
Conclusioni
L’ernia inguinale è una condizione comune e trattabile con elevati tassi di successo chirurgico. Grazie ai progressi nelle tecniche operatorie, oggi è possibile intervenire con metodi mini-invasivi, riducendo dolore e tempi di recupero.
Se hai sintomi o sospetti di avere un’ernia inguinale, una visita specialistica è il primo passo per valutare la strategia migliore per la tua salute.
In breve
L’ernia inguinale è una malattia benigna causata dalla fuoriuscita di tessuto adiposo o visceri attraverso un punto di debolezza del canale inguinale.