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Blog – Gruppo MultiMedica

“Il cibo è una medicina”: la lezione di Okinawa

In una popolazione che invecchia sempre di più, la sindrome dell’anziano fragile interessa un numero crescente di persone. Caratterizzata da mancanza di energia, winter depression , debolezza muscolare, inappetenza e da una maggiore difficoltà a guarire quando malati, questa sindrome è attualmente oggetto di studio di un team di nostri ricercatori – guidati dal Prof. Paolo Madeddu e sotto la responsabilità della Dr.ssa Gaia Spinetti – che ha l’obiettivo di dimostrare la sua correlazione con il malfunzionamento del midollo osseo, individuando dei marcatori di fragilità che possano essere rivelati con un semplice esame del sangue.
Nei soggetti fragili, spesso malnutriti, una dieta equilibrata può avere un ruolo terapeutico molto importante.

Un esempio significativo dell’importanza della dieta come prevenzione e terapia ci arriva dal lontano Giappone, una delle nazioni più longeve al mondo. Nell’Oceano Pacifico, tra Taiwan e l’arcipelago giapponese, si trova l’isola di Okinawa, i cui abitanti hanno un’aspettativa di vita media di ben 81,2 anni, con una percentuale di centenari che raggiunge il 20% della popolazione. Non solo, qui si registra anche una bassa incidenza di patologie cardiache, tumori e osteoporosi, rispetto agli altri paesi del mondo. Per questo motivo, quest’isola e la sua popolazione sono stati al centro dell’attenzione della comunità scientifica, che ha voluto carpire i segreti della loro straordinaria salute e longevità attraverso lo studio del loro stile di vita, analizzandone tutti gli aspetti, dal regime alimentare alle attività quotidiane.

Ma quali sono questi segreti? Innanzitutto ishokudoghen, che in giapponese significa «il cibo è una medicina». L’alimentazione gioca quindi un ruolo fondamentale: povera di zuccheri e cereali e ricca di verdura, frutta, soia, pesce, legumi e alghe Konbu, migliora la funzione del sistema immunitario riducendo i processi di infiammazione e contrastando l’invecchiamento cellulare. Una vera e propria dieta anti-aging. E’ fondamentale inoltre non raggiungere il massimo della sazietà alla fine del pasto, seguendo la filosofia alimentare dell’Hara Hachi Bu, letteralmente “pancia piena all’80%“.

Non solo l’alimentazione, anche i rapporti sociali e una vita attiva hanno un’azione benefica sulla salute di questi ultranovantenni. Il termine yuimaru indica proprio questo, il senso di appartenenza, l’integrazione nella famiglia e nella società, la voglia di continuare a lavorare e mantenersi fisicamente attivi. Una spiritualità molto sviluppata e una vita all’aria aperta completano questo “elisir di lunga vita“, da cui tutti noi possiamo prendere spunto nella nostra quotidianità.

Poche e semplici regole, in fondo è facile seguire l’esempio virtuoso degli abitanti di Okinawa. D’altronde, chi non vorrebbe vivere in piena salute fino a cent’anni?

 

Con il contributo di:

Rosa Vono, Ricercatrice Laboratorio di Ricerca Cardiovascolare Gruppo MultiMedica,
Progetto Cariplo “Il midollo osseo come organo chiave nella fragilità dell’anziano

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