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Blog – Gruppo MultiMedica

Ricostruire il futuro

Parlami di te“È andato tutto bene, il nodo che mi attanagliava la bocca dello stomaco si è finalmente sciolto”

“Chiara è il mio terzo figlio, ma l’emozione del parto, anche se non naturale e in un momento di emergenza sanitaria, è sempre nuova ed entusiasmante. Quando i medici mi comunicarono, ancora prima di vederla, che era nata con delle piccole appendici digitali, degli abbozzi al posto dei pollici, ne rimasi abbattuta pensando alle difficoltà che la mia piccola avrebbe dovuto affrontare”.

È Maria Cristina a raccontarci quanto accaduto alla sua piccola Chiara, nata con la patologia di agenesia dei pollici, ovvero l’assenza del dito ad entrambe le mani, e di come l’essere stata indirizzata a un centro specialistico d’eccellenza abbia reso possibile gestire tempestivamente questa avversità.

Maria Cristina, mi sembra il caso di dire che dallo sconforto iniziale all’azione il passo sia stato breve. Cos’è successo dopo aver appreso la notizia che Chiara aveva questo problema?

Effettivamente non ho avuto modo neanche di capire fino in fondo quanto stesse accadendo a Chiara, che i medici mi stavano già prospettando come risolvere il problema inviandomi al Professor Giorgio Pajardi, Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia della Mano dell’Ospedale San Giuseppe di Milano, per un suo parere. Lo abbiamo incontrato lo scorso luglio a Cosenza insieme alla sua collaboratrice, la Dottoressa Elena Sicilia, con la quale Chiara ha instaurato da subito un bellissimo rapporto. Ci spiegarono che potevano intervenire per ripristinare la normale anatomia delle mani di Chiara tramite la pollicizzazione, in parole povere la ricostruzione del dito mancante, e noi non ci mettemmo molto ad accettare il percorso proposto. L’intervento avrebbe previsto la vera e propria trasformazione dell’indice nel neo-pollice. Certo uno spostamento complesso, considerando che abitiamo in Calabria e non avrei potuto lasciare gli altri bambini per trasferirmi il tempo necessario a Milano, ma la fiducia che da subito mi hanno trasmesso i medici ha fugato tutti i miei dubbi. L’opportunità ne valeva la pena.

Perciò il piano d’azione era stabilito e pronto ad essere messo in atto?

Esatto. Ci lasciammo a luglio con la pianificazione delle varie fasi, sia chirurgiche, che comprendevano la preparazione della regione anatomica necessaria e la successiva ricostruzione, sia riabilitative, ma naturalmente a complicarci le cose c’era sempre l’emergenza sanitaria in atto che rendeva tutto più rallentato. Nel frattempo, tenendo monitorata Chiara, ci siamo accorti che la pelle dell’abbozzo digitale della manina destra aveva preso un colorito diverso, più scuro, allora seguendo le indicazioni con cui ci eravamo lasciati con la Dottoressa Sicilia, l’abbiamo subito avvisata, e concordato per procedere a breve con l’intervento. A fine settembre Chiara è stata operata a entrambe le mani in cui sono stati asportati gli abbozzi digitali.

Così siete potuti passare alla seconda fase: la ricostruzione.

La Dottoressa Sicilia insieme al Professor Pajardi ci comunicarono che l’intervento era andato bene, però doveva trascorrere del tempo prima di poter eseguire la seconda procedura chirurgica che avrebbe consentito a Chiara di avere una manina funzionale. Ma, anche una volta a casa, non ci sentimmo mai abbandonati, anzi la Dottoressa Sicilia ci tenne costantemente monitorati e lo scorso marzo è stato eseguito il primo intervento ricostruttivo alla mano destra. Probabilmente non riesco a trasmettervi l’ansia dell’attesa durante il tempo trascorso all’esterno della sala operatoria, parzialmente attenuata alla vista di Chiara ancora addormentata e serena che usciva dal blocco operatorio, ma è stato solo davanti al sorriso, nascosto dietro la mascherina ma assolutamente riconoscibile negli occhi della Dottoressa Sicilia, che, con un soddisfatto ‘è andato tutto bene’, il nodo che mi attanagliava la bocca dello stomaco si è finalmente sciolto.

E il post-operatorio come si è svolto?

A distanza di una settimana dall’intervento abbiamo eseguito una medicazione e successivo inizio precoce della mobilizzazione del neopollice, supportati dalle meravigliose fisioterapiste del reparto. Anche con loro la mia piccola Chiara ha instaurato un rapporto bellissimo. Le ringrazio per la pazienza e l’alta professionalità che hanno consentito di muovere al meglio il “nuovo” ditino. Sono stata anche istruita, grazie ai loro insegnamenti, ad eseguire gli esercizi impostati autonomamente così da poter continuare la riabilitazione una volta a casa, e vedere Chiara utilizzare la mano mi riempiva di gioia ogni giorno che passava.

Questa dottoressa è meglio di una cura!

L’immediato legame instaurato da Chiara con la Dottoressa Sicilia, che francamente mi sembra sia ricambiato, credo sia stato uno dei motivi che mi hanno fatto decidere di affidare la mia piccola alle sue cure. La costante presenza, sebbene limitata fisicamente dalla distanza, e la disponibilità a rassicurarci riguardo le nostre incertezze, non hanno potuto fare altro che accentuare la professionalità di questa professionista. Anche oggi, a distanza di qualche mese e naturalmente dopo un periodo di riabilitazione specialistica, quando Chiara è riuscita a prendere in mano una penna – cosa che a noi può sembrare una banalità ma per mia figlia apre un mondo di possibilità, che alla nascita e senza opportune cure le sarebbero state precluse – la prima persona con cui abbiamo sentito la necessità di condividere l’avvenimento è stata lei!

La pollicizzazione

Lo spettro di malformazioni proprie dell’arto superiore è molto vasto e il segmento maggiormente colpito è il pollice.
In assenza di un pollice da un punto di vista anatomico o funzionale è possibile crearlo mediante raffinate tecniche chirurgiche, tra le quali emerge la “pollicizzazione”.
Tale tecnica consiste nella mobilizzazione del secondo dito al fine di trasformarlo in un pollice opponibile. Durante l’intervento l’indice viene ridimensionato, ottenendo una lunghezza simile a quella del pollice. A ciò fa seguito una complessa riorganizzazione delle strutture muscolari in modo da fornire l’opponibilità al dito.

Nell’Unità Operativa di Chirurgia della Mano dell’Ospedale San Giuseppe all’intervento chirurgico segue un precoce ed intenso protocollo riabilitativo, essenziale per ottenere risultati soddisfacenti. Terapisti esperti in riabilitazione della mano pediatrica, mediante il ricorso al “gioco finalizzato”, stimolano il bambino ad integrare il neopollice nei movimenti di prensione.

 

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