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Diabete di tipo 2, nuove prospettive dal microbiota: metformina e trapianto fecale insieme per una terapia più personalizzata

Pubblicato il 16/10/2025

Negli ultimi anni la ricerca sul diabete di tipo 2 ha portato alla luce un protagonista insospettato: l’intestino. Non più visto solo come organo di transito, ma come regolatore attivo del metabolismo e della risposta all’insulina. Al centro di questa scoperta c’è il microbiota, l’insieme dei miliardi di microrganismi che abitano il nostro apparato digerente.

Una recente review scientifica realizzata dalla Dott.ssa Lucia La Sala, Ricercatrice dell’Università degli Studi di Milano, e pubblicata sul Journal of Advanced Research (IF 13), insieme ad altri Medici e Ricercatori dell’IRCCS MultiMedica, ha fatto il punto sulle evidenze disponibili, mostrando scenari interessanti per il futuro delle terapie. In particolare, emerge l’idea che la metformina – il farmaco più usato per il diabete – e il trapianto di microbiota fecale (FMT) non siano terapie alternative, ma strumenti complementari.

Il microbiota come nuovo target terapeutico

Numerosi studi hanno dimostrato che nei pazienti con diabete di tipo 2 si riscontrano alterazioni del microbiota intestinale, una condizione definita “disbiosi”. Questa si traduce in:

  • riduzione di batteri benefici come Faecalibacterium e Roseburia, produttori di acidi grassi a catena corta che favoriscono la salute metabolica;
  • aumento di metaboliti pro-infiammatori e pro-aterogeni che alimentano resistenza insulinica e rischio cardiovascolare;
  • interazione negativa con la motilità intestinale e l’infiammazione cronica di basso grado.

In questo scenario l’intestino diventa un bersaglio terapeutico chiave, capace di influenzare direttamente la glicemia, il peso corporeo e il rischio cardio-metabolico.

La metformina, più che un farmaco ipoglicemizzante

La metformina è da decenni il trattamento di prima scelta nei pazienti con diabete di tipo 2. Ma la recente ricerca ne ha svelato un volto nuovo: gran parte della sua azione non si esprime solo a livello epatico e muscolare, bensì nell’intestino.

Nello specifico, la metformina:

  • rafforza la barriera intestinale e lo strato di muco;
  • stimola la secrezione di incretine, ormoni che migliorano la risposta all’insulina;
  • modula il metabolismo degli acidi biliari;
  • favorisce la crescita di microrganismi benefici come Akkermansia muciniphila.

Questi meccanismi intestinali spiegano sia parte dell’efficacia del farmaco, sia alcuni disturbi gastrointestinali dose-dipendenti, solitamente gestibili con formulazioni a rilascio prolungato e titolazione graduale.

Il trapianto di microbiota fecale: ricostruire l’habitat intestinale

Il trapianto di microbiota fecale (FMT) consiste nel trasferire materiale fecale da un donatore sano a un paziente, al fine di ripristinare la biodiversità intestinale.

Secondo la review, l’FMT può:

  • aumentare la varietà del microbioma;
  • migliorare la sensibilità insulinica e la glicemia;
  • ridurre l’infiammazione e riparare la barriera intestinale;
  • alleviare alcuni sintomi gastrointestinali.

In alcuni studi clinici, l’FMT ha dimostrato effetti positivi, soprattutto quando combinato con la metformina – evidenzia la dr.ssa La Sala – tuttavia servono studi più ampi e di lunga durata per confermare questi dati e per chiarire chi possa trarre maggiore beneficio”.

Limiti e prospettive in Italia

È importante chiarire che oggi l’FMT non è una terapia praticabile per il diabete di tipo 2, se non a livello sperimentale. In Italia, infatti, il trapianto di microbiota fecale è autorizzato solo per i pazienti affetti da infezioni ricorrenti da Clostridium difficile e resistente alle cure antibiotiche. L’esecuzione del trapianto richiede l’autorizzazione del Ministero e può essere effettuata esclusivamente in centri accreditati.

Al momento, quindi, l’impiego dell’FMT in ambito metabolico resta confinato alla ricerca.

Il test del microbioma: uno strumento già disponibile

Ciò che è già oggi disponibile nella normale partica clinica è invece il test del microbioma, che consente di “fotografare” la composizione batterica dell’intestino. Attraverso questo esame è possibile valutare la presenza di cluster microbici associati a benefici metabolici, come Akkermansia, Roseburia, Faecalibacterium, Bifidobacterium e altri.

Queste informazioni possono aiutare l’endocrinologo e il nutrizionista a personalizzare il piano terapeutico del paziente con diabete o pre-diabete – sostiene il prof. Lorenzo Drago, direttore del Dipartimento di Medicina di Laboratorio del Gruppo MultiMedica e firmatario della review – suggerendo regimi alimentari mirati o integratori probiotici capaci di sostenere i livelli di microrganismi “buoni” e più funzionali all’organismo.”

Verso una medicina sempre più personalizzata

In sintesi, la review conferma che la metformina e la modulazione positiva del microbiota intestinale nel tempo sono leve complementari: la prima riallinea i circuiti intestinali, la seconda ricostruisce l’habitat microbico. Insieme, rappresentano un modello innovativo di intervento sul diabete di tipo 2.

In futuro, la combinazione di metformina e interventi mirati sul microbioma, potrebbe permettere di:

  • stabilizzare la glicemia;
  • ridurre la variabilità glicemica;
  • migliorare la qualità di vita dei pazienti;
  • ridurre il rischio di complicanze cardiovascolari e metaboliche.

Il messaggio che arriva dalla scienza è chiaro: il futuro della cura del diabete passa anche attraverso l’intestino e il suo universo microbico.

 

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