Aritmie, quando intervenire?
Nutre la creatività e le intuizioni di poeti, musicisti, pittori. Il cuore che palpita è il più limpido risultato di tutta quella complessità dell’essere umano quando è attraversato dalle emozioni. Gli artisti da sempre sono fedeli interpreti dei moti del cuore, sono specialisti conoscitori di tanto palpitare quando trova la sua spinta nei nostri più inquieti stati d’animo.
Ma non tutto il nostro benessere trova spiegazione nelle arti. Quando il cuore batte in maniera irregolare e a una velocità sospetta, allora è un altro l’esperto da interrogare, il medico specialista.
I battiti del cuore si devono succedere come le perle di una collana secondo la saggezza orientale, uguali e regolari. Quando non è così, allora qualcosa potrebbe non andare rendendo necessario inquadrare il fenomeno in un contesto clinico. Generalmente, si tiene in considerazione il numero e la regolarità delle pulsazioni cardiache per minuto per avere un primo riscontro che il nostro cuore stia funzionando correttamente.
Ne abbiamo parlato insieme al Professor Luigi Padeletti, Direttore del Dipartimento Cardiovascolare del Gruppo MultiMedica e Docente ordinario di Cardiologia all’Università di Firenze.
Professore, ci dia qualche numero.
In un individuo adulto il numero di battiti considerato normale varia da un minimo di 60 a 100 pulsazioni al minuto. Limiti che nella vita quotidiana di ciascuno possono essere superati in determinati momenti e che non debbono allarmare. Quando dormiamo, ad esempio, il cuore può rallentare fino a circa 40 battiti al minuto mentre negli sportivi che praticano discipline di resistenza, come i maratoneti, possiamo contare anche fino a 32-35 battiti al minuto a riposo e questi casi non vanno considerati come episodi aritmici.
Anche la tachicardia emozionale rientra in quello spettro di situazioni che non devono destare preoccupazione. In questi casi, infatti, l’episodio aritmico è circoscritto al momento in cui stiamo vivendo quella esperienza: se l’innamoramento e l’eccitazione suscitano palpitazioni “indimenticabili”, le preoccupazioni, la paura o l’ansia che ci fanno sentire “il cuore in gola” generano manifestazioni del tutto consuete e attendibili.
Quando, invece, un battito disordinato, accelerato o, al contrario, molto lento, richiede un’osservazione approfondita?
Affaticamento e incremento dei battiti eccessivo mentre stiamo salendo le scale o svolgendo moderato esercizio fisico possono costituire un segnale cui prestare attenzione. Questi sintomi vanno riferiti al medico perché possono essere indicatori di un incipiente scompenso cardiaco o di un’insufficienza respiratoria. L’ipertiroidismo e l’insufficienza respiratoria sono ulteriori fattori, fra i tanti, cui prestare attenzione e che il medico deve conoscere per poter definire le cause di una aritmia.
Quali sono le aritmie che occorre tenere sotto controllo?
Innanzitutto le extrasistoli, le aritmie più frequenti e facilmente individuabili dal paziente stesso con una semplice misurazione della pressione. Si tratta di fenomeniche generano la sensazione di battito mancato, o al contrario, di battito doppio. Nei pazienti sani questa aritmia generalmente non richiede terapie. In questo caso è consigliabile diminuire il consumo di sostanze a contenuto eccitante come la caffeina e la teina. Le extrasistoli possono, più raramente, diventare indizio di cardiopatia: a seguito di una cura diretta alla risoluzione della malattia cardiaca, di solito anche le extrasistoli tendono a scomparire.
La fibrillazione atriale è un’aritmia cruciale, in quanto è causa di ictus. Si tratta di un battito cardiaco accelerato e disordinato che origina nelle camere cardiache superiori (gli atrii). La diagnosi di questa forma di “delirium cordis” veniva già effettuata in epoca pre elettrocardiogramma attraverso la palpazione del polso che tuttora è un metodo efficace per una autovalutazione del battito cardiaco. Gli esami diagnostici prescritti dal medico di base e dal cardiologo possono fornire una lettura significativa della situazione clinica. La terapia indicata per queste aritmie può seguire diversi percorsi: il trattamento farmacologico, l’ablazione e, fondamentale, l’impostazione un corretto trattamento anticoagulante.
Da alcuni anni alla terapia farmacologica si è affiancata l’ablazione, tecnica che consiste nell’eliminazione diretta dei siti aritmici atriali. In MultiMedica la procedura è eseguita da operatori esperti, con una elevatissima probabilità di successo nel ristabilire il normale ritmo cardiaco, con conseguente sospensione del trattamento con farmaci antiaritmici. Il team di ricerca MultiMedica è, inoltre, al lavoro su un nuovo e importante filone di studi della Rete delle Neurocardiologie italiane per analizzare gli effetti delle interazioni cervello-cuore negli episodi di ictus cardioembolici.
Infine, il gruppo delle tachicardie ventricolari, aritmie minacciose e di eccezionale importanza clinica perché possono portare a morte improvvisa. Per questa forma di tachicardia, la terapia salvavita è il defibrillatore impiantabile, che interviene non appena percepisce l’anomala attività elettrica del cuore riducendo significativamente la mortalità.
La sfida che la comunità cardiologica internazionale ha lanciato in questo terzo millennio è proprio rivolta a ridurre ulteriormente le percentuali di morte improvvisa. Il team di MultiMedica è in prima linea sul fronte della cura attraverso l’impianto dei defibrillatori e la procedura dell’ablazione dei siti aritmici ventricolari.
Infine, di fronte a blocchi atrio ventricolari, arresti cardiaci e bradicardie altamente sintomatiche si ricorre al pacemaker permanente, un dispositivo posizionato sottocute nel torace, finalizzato a regolarizzare il ritmo cardiaco. Anche questo intervento è effettuato regolarmente nel nostro laboratorio di elettrofisiologia, cui compete anche il controllo periodico dei dispositivi impiantati, siano essi pacemaker o defibrillatori.
Come deve comportarsi, dunque, chi avverte episodi sintomo di aritmia cardiaca?
La prima cosa da fare è rivolgersi al medico. Potendo l’aritmia essere la prima manifestazione di una cardiopatia, attraverso il riscontro dello specialista è possibile porre la diagnosi di malattie cardiache altrimenti silenti. Il cardiologo può inoltre prescrivere esami diagnostici (come l’applicazione dell’holter per 24 ore o più giorni, l’ecocardiografia, la prova da sforzo fino agli esami invasivi) al fine di poter effettuare una valutazione completa dello stato di salute del paziente.