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Blog – Gruppo MultiMedica

Braccio di ferro con l’anemia sideropenica

L’anemia sideropenica (anemia da carenza di ferro) è una condizione clinica in cui i livelli di ferro nell’organismo non sono adeguati. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che oltre 2 miliardi di persone nel mondo (circa il 30% della popolazione mondiale) soffre di questa carenza. La prevalenza è maggiore nei paesi sottosviluppati, diretta conseguenza dello stato di malnutrizione della popolazione.
L’anemia, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, deve considerarsi accertata (diagnosticata) quando i valori di emoglobina nel sangue sono al di sotto di 12 g/dL  (grammi per decilitro) nelle donne e di 13,4 g/dL negli uomini. L’anemia sideropenica in particolare, si caratterizza per un volume ridotto dei globuli rossi (microcitosi).
La comparsa dell’anemia è un processo lento. In una prima fase (sideropenia) vengono utilizzate le riserve di ferro, quando esse terminano si instaura l’anemia vera e propria. I sintomi tipici sono pallore, stanchezza, palpitazioni, mancanza di fiato, scarsa resistenza allo sforzo, ma possono essere presenti anche lesioni della cute e fragilità delle unghie.
Il ferro è un nutriente essenziale per il benessere del nostro organismo poiché è un minerale necessario per la produzione dell’emoglobina, proteina presente nei globuli rossi che serve a trasportare l’ossigeno in tutto il corpo. Il ferro, inoltre, interviene nella costruzione della mioglobina, proteina che si lega all’ossigeno presente nelle fibre muscolari, ed entra a far parte di vari enzimi che svolgono ruoli fondamentali in numerose reazioni metaboliche. Il ferro presente nell’organismo deriva dall’alimentazione che, se varia e bilanciata, consente di mantenere l’equilibrio tra le perdite quotidiane di tale minerale (attraverso la sudorazione, l’urina, le feci, la desquamazione delle cellule intestinali, la mestruazione e l’allattamento nelle donne, ecc.) e la sua introduzione con il cibo.

Negli alimenti, il ferro è presente in due forme:

  • ferro eme, più facilmente assimilabile, presente negli alimenti di origine animale, legato a proteine, le emoproteine
  • ferro non-eme, presente negli alimenti di origine vegetale, in forma inorganica

Il meccanismo attraverso cui il ferro viene assimilato è diverso in base alla sua forma. Il ferro eme è assorbito da siti altamente specifici presenti nella mucosa intestinale e non è influenzato dalla presenza di sostanze che ne inibiscono o ne promuovono l’assorbimento; per il ferro non-eme non ci sono meccanismi specifici, l’assorbimento è variabile ed è influenzato dalla presenza di inibitori o promotori.
A differenza di quanto ci si possa aspettare, la carenza di ferro non è così diffusa anche in persone che seguono un’alimentazione vegetariana o vegana, se correttamente bilanciata. La spiegazione risiede nel fatto che i vegetali contengono un buon contenuto di ferro e vitamina C (acido ascorbico), che aumenta l’assorbimento del ferro non-eme da parte dell’organismo. Sfruttando quindi questo effetto sinergico, si favorisce l’assorbimento del ferro: combinando fra loro ad esempio agrumi, kiwi e pomodori (ricchi di vitamina C) e molti vegetali che contengono acido citrico (limone). Un ottimo accorgimento per favorire l’assorbimento del ferro è condire le verdure e i legumi con il succo di limone.

Tuttavia, bisogna prestare attenzione anche ad alcune associazioni nutrizionali che possono ostacolare l’assorbimento del ferro. Ad esempio, cibi che contengono elevate concentrazioni di calcio (latte e latticini) o di tannini (tè e caffè), se assunti assieme a cibi ricchi di ferro non-eme, ne riducono l’assorbimento formando con esso dei complessi insolubili che ne inibiscono l’assimilazione. Inoltre, la presenza di fitati (sostanze che inibiscono l’assorbimento di nutrienti) in alimenti di origine vegetale contenenti ferro, come legumi e cereali integrali, può ostacolarne ulteriormente l’assorbimento. Ad ogni modo, adottando piccoli accorgimenti, si può evitare che ciò avvenga. Per ridurre la presenza dei fitati nei cereali e nei legumi è sufficiente cuocerli dopo averli lasciati a bagno in acqua tiepida con mezzo limone per diverse ore; per diminuire i tannini del tè basterebbe ridurre il tempo di infusione e aggiungere succo di limone; per i tannini del caffè sarebbe sufficiente berlo lontano dai pasti; per ridurre gli effetti del calcio, sarebbe utile non eccedere nel consumo di latticini durante i pasti.

Qualora l’introduzione di ferro con la dieta non fosse sufficiente a coprire il fabbisogno giornaliero si può fare ricorso ad alimenti fortificati, vale a dire integrati con ferro come, ad esempio, alcuni tipi di cereali per la colazione. In caso di carenza accertata da esami clinici specifici, possono essere utilizzati degli integratori a base di ferro, consultando preventivamente il proprio medico per avere indicazioni sulle dosi.

 

Stefano Massarini, Biologo Nutrizionista Ospedale San Giuseppe

 

ALIMENTI CHE CONTENGONO UNA MAGGIOR QUANTITÁ DI FERRO IN FORMA EME:

  • Carne (pollo, tacchino, manzo)
  • Pesce (soprattutto aringa, pagello, spigola)
  • Frutti di mare.

ALIMENTI CHE CONTENGONO UNA MAGGIOR QUANTITÁ DI FERRO IN FORMA NON-EME:

  • Legumi (fagioli, lenticchie, ceci)
  • Frutta secca
  • Funghi secchi
  • Cereali integrali
  • Farina di soia
  • Verdure a foglia verde (radicchio verde e carciofi)

 

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