Differenze di genere nella patologia diabetica
La World Health Organization già nel 1998 segnalava come fosse presente una disparità in termine di trascuratezza scientifica e clinica nell’approccio del trattamento e della prevenzione delle malattie croniche nella popolazione di sesso femminile verso quella maschile e quindi gettando un allarme nella differenza di genere. Il campo più importante nel quale questo fenomeno ha avuto maggiore impatto è sicuramente quello cardiovascolare. I più importanti trial che hanno descritto i maggiori fattori di rischio per malattie cardiovascolari degli ultimi anni avevano nella loro numerosa casistica una presenza ridotta della popolazione femminile, già indicando come l’approccio a tale importante problematica non fosse rivolto alla totale popolazione. Nella donna la sintomatologia degli eventi maggiori (ad esempio l’infarto miocardico) può avere caratteristiche differenti (meno presente il dolore retrosternale tipico), la mortalità per infarto in fase acuta è maggiore ed anche l’ictus e la mortalità ad esso associata è più rilevante
Inoltre molti studi hanno confermato, sempre sul versante cardiovascolare, il maggior rischio di eventi coronarici legati alla patologia diabetica nelle donne in rapporto alla popolazione maschile. Come sappiamo la presenza di diabete tipo 1 e tipo 2 è un importante fattore di rischio cardiovascolare ma, nella popolazione diabetica femminile, il rischio di coronaropatia è aumentato del 44% rispetto agli uomini così come il rischio di sviluppare ictus. Nel 2004 lo studio INTERHEART pubblicato su Lancet dimostrò che il diabete è un importante fattore di rischio per malattie cardiovascolari, con un rischio ancora maggiore nella popolazione di sesso femminile. Fatto salvo i fattori ormonali già indagati in passato le motivazioni per le quali il genere femminile affetto da diabete merita maggiore attenzione nella prevenzione delle complicanze macro vascolari è da ascrivere a differenti cause che possono variare dalla disparità di trattamento farmacologico o semplicemente di accesso a strutture specialistiche alla percezione che le donne abbiano un rischio minore degli uomini o ai differenti outcomes del controllo dei fattori di rischio “classici” come pressione arteriosa, peso, controllo metabolico glucidico e lipidico e con esso influenza su stress ossidativo (ox-LDL). Inoltre studi recenti pongono l’attenzione su meccanismi molecolari infiammatori (molecole AAASP, citochine e chemochine).
Nel 2013 lo studio RIACE, su un ampio campione della popolazione italiana, ha indagato le differenze di genere nei fattori rischio cardiovascolare in soggetti affetti da diabete tipo 2. I dati più importanti rilevati furono che la popolazione femminile era più anziana, con un BMI (rapporto peso altezza indice di obesità) maggiore, livello di colesterolo Ldl e di trigliceridi più elevati, valori pressori sistolici meno controllati ed un peggiore controllo della malattia diabetica (emoglobina glicata più alta) rispetto alla popolazione di sesso maschile. L’obesità, altro importante fattore di rischio per sviluppare eventi cardiovascolari, e la circonferenza vita erano quindi maggiormente associato al diabete nella popolazione femminile che in quella maschile. Inoltre le donne erano più portate a sviluppare malattia renale non albuminurica altro fattore di rischio importante per eventi cerebrali e cardiaci. Tali dati indicano che la popolazione femminile raggiunge più a fatica i target di emoglobina glicata, colesterolo Ldl e emoglobina glicata oltre che i valori pressori.
È stato recentemente pubblicato l’articolo qualità della cura in base al genere nel diabete mellito tipo 2 sulla rivista Journal of AMD riguardante i dati inerenti la popolazione diabetica italiana seguita presso centri specialistici diabetologici che ha valutato circa 242.000 uomini e 184.000 donne affette da diabete tipo 2 in Italia. Sicuramente la popolazione studiata era anziana (3.6% degli uomini e 6.6% delle donne con età >85 anni) e fortunatamente gli indicatori di rischio cardiovascolare risultavano migliori rispetto agli stessi dati degli anni precedenti (2016 vs 2009) anche se ancora con risultati migliori nella popolazione di sesso maschile. Ancora i dati analizzati mostravano una maggior presenza di obesità nelle donne, un peggior compenso metabolico sia glucidico che lipidico, nonostante l’utilizzo di farmaci ipolipemizzanti e innovativi per diabete fossero equamente utilizzati tra i 2 generi.
Rimane pertanto sfavorevole il profilo di rischio cardiovascolare delle donne affette da diabete rispetto alla popolazione maschile, nonostante importanti e significativi miglioramenti dal punto di vista clinico e farmacologico. Sicuramente il quadro generale merita un ulteriore avanzamento nell’assetto organizzativo per implementare percorsi clinici di presa in carico differenziati in relazione alla complessità clinica, tali da migliorare la recettività dei servizi dedicati. Una maggiore attenzione alla cura dell’obesità si impone come anche un maggiore controllo dei valori di ldl – colesterolo che richiede una importante aderenza alle terapie prescritte non sempre recepita, come una attenta valutazione alla presenza di effetti collaterali delle stesse.
Per tale motivo in MultiMedica abbiamo implementato il nostro servizio di dietologia (sia presso l’IRCCS MultiMedica di Sesto San Giovanni che presso l’Ospedale San Giuseppe di Milano) con la maggiore collaborazione con il Centro di Chirurgia Bariatrica (chirurgia dell’obesità) e attivato, presso l’IRCCS, l’Ambulatorio dedicato proprio alle cure della dislipidemia. Maggiori sforzi sono necessari per ottimizzare i fattori di rischio cardiovascolari in entrambi i sessi, ed attualmente ciò è possibile grazie anche ai nuovi farmaci innovativi per la cura del diabete tipo 2 che non solo agiscono sul controllo metabolico ma anche su peso, pressione e lipidi proteggendo cosi cuore rene e riducendo sensibilmente la maggior parte dei fattori di rischio CV. Anche in questo MultiMedica, negli Ambulatori di Diabetologia, è all’avanguardia con un occhio di riguardo alla malattia di genere e nell’individuare per ognuno l’approccio terapeutico migliore.
Dr. Cesare Berra, Responsabile Diabetologia Clinica, Gruppo MultiMedica
Dr.ssa Laura Folini, Unità di Endocrinologia e malattie metaboliche, IRCCS MultiMedica