Il Progetto Trip Therapy
Conoscete Claudio Pelizzeni?
È un ex bancario di 33 anni (compiuti sull’Everest) che ha deciso di mettersi alla prova facendo un viaggio alla scoperta del globo in 1.000 giorni,con due sole regole: non prendere aerei e disporre di 15 euro al giorno. Insieme a lui solo i nuovi amici conosciuti on the road e … il diabete mellito di tipo 1.
La sua avventura si chiama “Trip Therapy” e ad accompagnarlo in questo viaggio in giro per il mondo c’è il dr. Stefano Genovese, Direttore dell’Unità di Diabetologia e Malattie Metaboliche dell’IRCCS MultiMedica di Sesto San Giovanni, che, insieme al suo team, assiste Claudio “a distanza” per il monitoraggio e la gestione della sua malattia, per la corretta conservazione dell’insulina, per i correttivi da apportare alla terapia in base al regime alimentare adottato nel Paese tappa del suo tour.
Una conoscenza diventata amicizia
Ho incontrato Claudio per la prima volta nel 2008. Voleva un secondo parere per gestire il suo diabete con cui convive da quando ha 9 anni. Da quel giorno è diventato un mio paziente e ci siamo visti regolarmente. Nell’ottobre del 2013, durante una visita di controllo, mi disse che voleva fare qualcosa che soddisfacesse la sua grande passione per i viaggi. Aveva deciso di fare il giro del mondo senza prendere aerei! Da quel giorno, il nostro rapporto medico-paziente si è trasformato e siamo passati a darci del tu. Ricordo che il giorno della sua partenza, il 4 maggio 2014, dopo poche ore l’ho chiamato per chiedergli se si fosse ricordato dell’insulina, quell’attenzione che si trasforma nell’ansia di un genitore verso un figlio che sta per intraprendere un qualsiasi viaggio.
Il diabete richiede monitoraggio continuo
Il diabete è una malattia con cui è possibile convivere senza difficoltà. Sono poche ma importanti le attenzioni da prestare, due su tutte il monitoraggio della glicemia e i relativi aggiustamenti della terapia (ndr l’insulina). Un viaggio così lungo e nell’imprevedibilità dei luoghi che avrebbe visitato e lo avrebbero ospitato ha richiesto la definizione a priori di alcuni aspetti logistici legati alla gestione dell’insulina: come trasportarla, come conservarla, soprattutto come non perderla o farsela rubare. L’ultimo punto è molto importante, Claudio viaggia anche in paesi in cui l’insulina è difficilmente reperibile, spesso a costi altissimi.
In contatto con telefono ed email
Inizialmente ci sentivamo spesso per confrontarci su come il suo metabolismo reagiva a cucine e condizioni climatiche diverse da quelle cui era abituato. Con il passare dei giorni di viaggio le nostre conversazioni ed email si sono fatte più rade, in parte perché Claudio ha attraversato Paesi in cui era difficile avere una buona connessione internet, ma soprattutto perché ha migliorato la sua capacità di gestire in autonomia la malattia anche in contesti inconsueti. Ora ci sentiamo circa una volta al mese, mi invia per email un report sui controlli metabolici così da poter valutare come modificare le dosi d’insulina.
Insieme per superare i momenti difficili
Il confronto tra noi è stato fondamentale soprattutto all’inizio del viaggio. Come quando era in Nepal e stava lavorando in un orfanotrofio per una ONG. Per ovvie ragioni legate alla particolare situazione si alimentava con una dieta praticamente vegetariana e poverissima di carboidrati. Siamo dovuti intervenire per modificare l’insulina e adeguarla a questa nuova dieta.
Un team sempre al suo fianco anche se a km di distanza
Le esigenze durante il viaggio possono essere tante e diverse. Ricordo che quando ha visitato l’India abbiamo organizzato una visita da un diabetologo locale e una serie di esami. Oppure, durante la sua permanenza alle Isole Andamane, gli abbiamo fatto recapitare un nuovo strumento per il monitoraggio della glicemia che, a differenza del metodo tradizionale, non necessita di bucarsi il dito. Per istruirlo sull’utilizzo di questo nuovo strumento abbiamo organizzato un training via Skype da un internet bar. Abbastanza inconsueto persino per me che mi occupo di diabete da oltre 20 anni, non credete?
Un viaggio a volte complicato
Non è tanto la gestione di glicemia e insulina a rendere a volte complicato il viaggio. Claudio ci convive da sempre. Sono le scarse condizioni igieniche in alcuni dei Paesi che ha attraversato a rendere quest’avventura problematica: la contaminazione del cibo su un diabetico ha effetti peggiori e inoltre, dovendosi bucare più volte al giorno per misurarsi la glicemia e praticarsi l’insulina, il rischio di contrarre malattie in queste condizioni è più alto che in altri contesti. L’altro grossissimo problema è il rischio di smarrire o farsi rubare la scorta d’insulina che trasporta.
Usa sempre la testa
Il consiglio che gli do è sempre lo stesso, quello di usare la testa e riflettere sempre su tutte le decisioni che prende perché molto probabilmente avranno un impatto sulla sua malattia. Certamente quello di mangiare in modo regolare, con un’alimentazione corretta, e adeguare continuamente la dose d’insulina rispetto al cibo. Sono passati ormai 500 giorni e, in base alle diverse cucine, ha subito dei significativi cambi di peso. Per quanto riguarda i furti, abbiamo suggerito a Claudio di dividere l’insulina nei diversi zaini con cui viaggia, così da diminuire le probabilità di rimanerne sprovvisto.
Il diabete non deve esser un limite
L’avventura di Claudio ci insegna che se si usa la testa e ti confronti con il tuo medico di fiducia, non ci sono limiti anche se hai il diabete. Il diabete non è un nemico, non va subito passivamente. Va conosciuto e gestito. Puoi vivere la tua vita come tutti quelli che non hanno questa malattia. Bisogna solamente prestare più attenzione al cibo e alle attività che si svolgono, sapere sempre prima come reagirà la malattia rispetto a quello che si sta per fare. Solo così è possibile anticipare ed evitare imprevisti balzi glicemici e tenere il diabete sotto controllo.
Seguite l’avventura di Claudio sul suo blog www.triptherapy.net oppure sulla sua Pagina Facebook