Impetigine: riconoscerla e curarla
L’impetigine è un’infezione batterica della pelle, caratterizza da un’elevata contagiosità, cui non è raro imbattersi durante l’estate. Si manifesta con la comparsa di bolle e vescicole cutanee e colpisce prevalentemente i bambini di età inferiore ai 10 anni, a causa della immaturità del sistema immunitario e delle funzioni barriera, che consentono alla pelle di proteggere l’organismo dall’aggressione di agenti esterni.
Il suo sviluppo è frequente nella stagione estiva poiché sono maggiori i fattori favorenti: il caldo, la sudorazione e i continui bagni al mare facilitano la macerazione della cute; l’esposizione solare può ridurre le difese immunitarie della pelle; le punture di insetti o lo sfregamento con la sabbia possono creare delle micro abrasioni che facilitano la sovrainfezione batterica. Si riscontra spesso al mare e negli ambienti con condizioni igieniche precarie, tanto che in passato veniva anche chiamata “la malattia delle spiagge sporche”.
Quali sono le cause dell’impetigine?
L’impetigine è causata in genere dallo Staphylococcus aureus o dallo Streptococcus pyogenes. Quando questi batteri infettano la pelle attraverso un piccolo taglio, una puntura d’insetto o qualunque altra soluzione di continuo cutanea, si parla di impetigine primaria. Quando, invece, è già presente una malattia della pelle, come la psoriasi o la dermatite atopica, si parla di impetigine secondaria. Mentre la forma primaria è tipica dei bambini quella secondaria coinvolge principalmente adolescenti e adulti.
La forma più comune di impetigine è la forma non bollosa che si manifesta con arrossamenti e con piccole bolle rosse e pruriginose che si trasformano in vescicole piene di liquido sieroso. Se grattate, le vescicole si rompono lasciando il posto a piccole ferite che vengono ricoperte da crosticine giallo-marroni da cui può uscire del pus. Le lesioni possono colpire tutto il corpo, ma interessano generalmente le aree particolarmente esposte come viso, braccia e gambe. È importante cercare di astenersi dal grattare le bolle per evitare che l’infezione si estenda in altre zone del corpo, favorendo il processo di impetiginizzazione.
Esiste, inoltre, una forma di impetigine bollosa, più rara, che colpisce principalmente l’area del pannolino il collo e le ascelle e si presenta con ampie bolle che, rompendosi, causano erosioni tondeggianti superficiali. Queste bolle si possono associare a ragadi, fistole e aree necrotiche con eventuale ingrossamento dei linfonodi e creare complicanze sistemiche quali l’aumento della temperatura, malessere generale e diarrea.
La diagnosi si basa sulla semplice osservazione della pelle e l’individuazione delle lesioni tipiche dell’infezione da parte del pediatra o del dermatologo.
L’impetigine è contagiosa?
L’impetigine ha una contagiosità estremamente elevata, la quale può manifestarsi tramite contatto diretto, da una persona all’altra, o contatto indiretto attraverso l’uso condiviso di oggetti personali (ad esempio asciugamani o vestiti). Il contatto diretto è anche causa di un rapido aumento delle lesioni nei soggetti che hanno già contratto l’infezione. Per queste ragioni, l’impetigine si diffonde soprattutto in ambito familiare e nelle comunità infantili. Data la sua elevata contagiosità, è bene iniziare subito la terapia, evitando il contatto con altri soggetti al fine di limitare il trasferimento dei batteri.
Il periodo di incubazione tra il contagio e la comparsa dei sintomi è compreso tra 1 e 10 giorni. La trasmissione può avvenire già durante la fase di incubazione fino a 48 ore dopo aver iniziato la terapia antibiotica oppure fino alla caduta delle croste. Solo raramente, l’impetigine può causare cicatrici e questo rischio aumenta in caso di grattamento.
Se non adeguatamente trattata, l’impetigine può provocare infezioni più profonde come la psoriasi guttata; la setticemia; la glomerulonefrite post streptococcia e la cellulite, un’infezione degli strati più profondi della pelle e del tessuto sottostante. In genere, se adeguatamente curata, la prognosi è ottima.
Cura e prevenzione
La terapia consiste nel rimuovere delicatamente le croste attraverso l’utilizzo di garze sterili impregnate con soluzione fisiologica con cui fare impacchi 2-3 volte al giorno. Nel caso di una forma lieve, con poche lesioni, solitamente inferiori alla decina, si procede con una terapia antibiotica topica, applicando una crema un paio di volte al giorno per 10-15 giorni. Nel caso di un’infezione estesa, invece, occorre eseguire una terapia antibiotica per via orale.
La prevenzione dell’impetigine consiste nel limitare la trasmissione dei batteri che causano l’infezione attraverso il controllo delle lesioni, la pulizia accurata delle zone colpite e degli oggetti venuti a contatto con la persona e, per quanto possibile, evitando il contatto con gli altri membri della famiglia. È fondamentale lavare frequentemente le proprie mani, soprattutto dopo il trattamento, e quelle del bambino. È bene, altresì, non grattarsi nonostante l’eventuale prurito, tagliare le unghie ridurrà il rischio di abrasioni e di sviluppo dell’infezione.
Dr.ssa Monica Negri, Direttore del Servizio di Dermatologia – IRCCS MultiMedica