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Blog – Gruppo MultiMedica

La colonscopia. Un’arma per la prevenzione del tumore colorettale

La colonscopia è una metodica di indagine endoscopica che consente di ottenere importanti informazioni relative al nostro colon. Molto richiesta come metodica di screening, rimane un esame temuto dal paziente per l’invasività oltre che per il disagio creato dalla preparazione intestinale. Ma perché è così importante sottoporsi alla colonscopia di screening?

Secondo gli ultimi dati diramati nel 2020 dal Ministero della Salute, il cancro del colon costituisce la terza neoplasia più frequente nell’uomo e la seconda nella donna, con un livello di sopravvivenza a 5 anni che si attesta, per entrambi i sessi, sul 65-66%. Proprio sull’efficacia delle cure, e quindi sul tasso di sopravvivenza, gioca un ruolo cruciale la tempestività con cui si fa diagnosi di tumore o delle cosiddette lesioni precancerose, ovvero gli adenomi. La prevenzione si basa sulla ricerca del sangue occulto fecale secondo i programmi di screening attuati dalle regioni ma, soprattutto, sulla colonscopia che ha l’indiscusso vantaggio, rispetto ad altre metodiche di screening tipo la mammografia, di consentire oltre alla diagnosi anche l’asportazione delle lesioni precancerose, meglio conosciute come polipi. Questo spiega il motivo per cui dopo i 50 anni, anche in assenza di disturbi gastrointestinali, tutti dovrebbero sottoporsi ad una colonscopia per individuare in tempo i polipi asportabili prima che essi evolvano verso la neoplasia avanzata che, al contrario, richiede sempre un approccio di tipo chirurgico e/o chemioterapico. Il consiglio che spesso viene dato al paziente over 50 è quello di effettuare una colonscopia anche se i periodici controlli del sangue occulto fecale siano risultati negativi, proprio perché i polipi di piccole dimensioni raramente danno sanguinamenti.

La colonscopia oggi ha fatto passi da gigante in termini di manovrabilità degli strumenti e gestione farmacologica del dolore, per cui la paura dell’esame non può essere più giustificata soprattutto a fronte degli innegabili vantaggi insiti nella metodica. L’uso combinato di farmaci sedativi ed analgesici che vengono somministrati routinariamente, ad eccezione di casi di allergia o controindicazione specifica, consente di portare a termine l’esame in maniera del tutto sopportabile con una durata media di circa 15 minuti ed una dimissibilità al domicilio dopo appena 30-60 min dal termine dell’esame. La recente integrazione della colonscopia con l’intelligenza artificiale permette inoltre, senza aggiungere nulla di invasivo, di massimizzare la capacità diagnostica dell’operatore consentendo di rintracciare anche i polipi millimetrici che altrimenti potrebbero sfuggire.

Un tassello fondamentale per una colonscopia di qualità è ovviamente l’esecuzione di una pulizia intestinale ottimale, tale da consentire la valutazione della mucosa intestinale, ovvero del rivestimento interno delle viscere, senza che vi siano residui fecali ad intralciare. Questo lo si ottiene tramite i classici purganti da assumere per bocca oppure mediante il colonwash, ognuna di queste metodiche ha i propri pregi e difetti. Oggi grande attenzione viene dedicata alla fase della preparazione intestinale orale con lo scopo di ottimizzare il risultato finale e ridurre al minimo il disagio. Per questo motivo sono stati studiati dei preparati a basso (2 litri) o bassissimo (1 litro) volume che consentono di avere dei risultati nettamente superiori rispetto ai purganti da 4 litri utilizzati in passato. La strategia per l’assunzione del prodotto fa la differenza tra una pulizia adeguata ed una pulizia inadeguata; in passato si era soliti assumere il cosiddetto “beverone” la sera prima, lasciando così trascorrere dalle 10 alle 18 ore tra la fine dell’assunzione della purga e l’inizio della colonscopia. Questo intervallo era sufficiente per consentire all’intestino di “sporcarsi” nuovamente prima dell’esame endoscopico. Le linee guida oggi consigliano l’assunzione frazionata della purga (split dose) assumendo una metà la sera prima o nelle prime ore del mattino (a seconda che la colonscopia venga effettuata al mattino o al pomeriggio) ed una seconda metà 3 ore prima della procedura. In tal modo si ottiene quasi sempre il massimo effetto dal preparato con il vantaggio di agevolare la fase di risalita dello strumento (che risulterà anche meno fastidiosa) e la fase diagnostica, a fronte di una migliore tollerabilità del paziente che assumerà il purgante in maniera dilazionata

Restando sull’argomento “pulizia intestinale”, sicuramente il Colonwash costituisce una valida alternativa per coloro che non sopportano l’assunzione del preparato orale. Il Colonwash è un lavaggio dell’intestino, effettuato da un infermiere esperto, tramite un macchinario dedicato, che consente di eliminare le feci agendo per via retrograda, ovvero inserendo una cannula attraverso l’ano per mezzo della quale viene delicatamente introdotta dell’acqua a temperatura di circa 30 gradi che, risalendo fino al fondo ciecale (cioè l’inizio anatomico del colon) permette di disciogliere le feci che verranno in parte aspirate dalla macchina, in parte eliminate per via naturale dal paziente.

Alla luce delle innegabili evoluzioni che la colonscopia ha subito negli ultimi 20 anni, volte ad aumentare la tolleranza del paziente e la capacità diagnostica del medico operatore, unitamente all’ampia varietà di tecniche resettive che consentono di asportare lesioni precancerose anche di notevoli dimensioni, la colonscopia deve oggi essere considerata come un’arma imprescindibile per la prevenzione del carcinoma colorettale.

Il Colonwash è completamente indolore, non necessità di sedazione e non prevede l’assunzione di farmaci. La procedura è supportata da un massaggio all’addome che ne massimizza l’efficacia e genera nel paziente una sensazione di benessere. La durata è di 45 minuti, al termine dei quali il paziente effettua subito la colonscopia.

 

Mario Bianchetti, Direttore U.O. Gastroenterologia e Endoscopia Digestiva

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