La pollicizzazione nel bambino
Cos’è una mano? La risposta più semplice e “normale” è: “un segmento corporeo dotato di cinque dita”.
Quando di conseguenza una famiglia si trova di fronte ad un neonato con una o entrambe le mani che non rispettano questo canone si instaurano nei genitori diverse domande, perplessità e paure.
Nel mondo delle malformazioni congenite infatti esistono normalità differenti: mani a 4, 3, 2, 1 o senza dita, mani con dita più piccole, unite insieme, mani a 5 dita di cui nessuna è un pollice, mani con un pollice doppio o un mignolo in più e così via.
Il concetto di normalità quindi, viene stravolto, perché per quel bimbo la normalità non è quel canone di descrizione. A questo punto la domanda da farsi è…..
…ma una mano per essere funzionale deve avere cinque dita? La risposta è NO.
In Chirurgia della Mano viene considerata una mano, quell’unità funzionale costituita da un pollice opponibile, uno spazio e un secondo segmento a cui si oppone il pollice per creare una “pinza”.
Il pollice opponibile è ciò che ci distingue dalle altre specie, rappresenta uno step successivo nell’evoluzione: il pollice occupa una posizione unica nella mano, ha una morfologia scheletrica differente e possiede un sistema muscolo scheletrico autonomo rispetto alle altre dita.
Da questa definizione possiamo quindi capire che possiamo considerare mani funzionali solo quelle mani che presentano queste caratteristiche.
Nel mondo delle malformazioni congenite, la Chirurgia della Mano si propone quindi, tramite la chirurgia e la fisioterapia, di trasformare una mano “diversa” in una mano funzionale. Nelle ipoplasie di pollice, nella mano torta radiale con agenesia di pollice o nella mano pentadattile con assenza di pollice opponibile, l’indicazione chirurgica per creare un pollice funzionale per la presa è l’intervento di pollicizzazione dell’indice.
In questo intervento, che possiamo considerare tra i più affascinanti della chirurgia della mano, da una mano tetradattile, o con un pollice appendicolare, si genera sempre una mano tetradattile ma con un pollice con requisiti di morfologia e funzione. L’intervento prevede la vera e propria trasformazione dell’indice nel neopollice. Tale obiettivo è raggiunto mediante un delicato intervento microchirurgico. La procedura chirurgica consiste nell’isolamento della componente muscoloscheletrica dell’indice, che viene modificata per assomigliare a quella di un pollice.
Questo significa che nella fase chirurgica di “costruzione” del neopollice si seziona il corpo del metacarpo, mantenendone base e testa, che vengono fuse assieme creando il neotrapezio; la prima falange dell’indice diviene il 1° metacarpo, la falange intermedia diviene la falange prossimale del pollice e la falange distale dell’indice diviene la falange distale del neopollice.
Questa trasformazione avviene anche per la componente muscolo tendinea ad esempio il primo interosseo palmare diviene adduttore del pollice e il primo interosseo dorsale diviene abduttore.
Tramite la pollicizzazione siamo quindi in grado di trasformare una mano non funzionale in una mano funzionale in grado di afferrare oggetti di piccole o grandi dimensioni, più o meno pesanti, mani che afferrano manubri di bicicletta, bacchette per il sushi, quaderni, penne, palloni da calcio….
insomma….. mani “normali”.
Giorgio Pajardi, Direttore Unità di Chirurgia e Riabilitazione della Mano, Gruppo MultiMedica – Università degli Studi di Milano
Dr.ssa Elisa Rosanda, Unità di Chirurgia e Riabilitazione della Mano.