Paralisi Cerebrale Infantile: la ricerca sul trapianto di cellule staminali
La Paralisi cerebrale infantile (PCI), di cui oggi ci parla la Dr.ssa Veronica Albertini di Swiss Stem Cell Bank, è la denominazione sotto cui vengono raggruppate diverse sindromi cliniche caratterizzate da un disturbo non progressivo della postura e del movimento. Tale disturbo è generalmente associato a una lesione del cervello in fase di maturazione, lesione che può aver avuto origine in epoca prenatale, perinatale o postnatale, ma in ogni caso entro i primi tre anni di vita del bambino, periodo di tempo in cui vengono completate le principali fasi di crescita e sviluppo della funzione cerebrale.
La PCI è la causa più frequente di disabilità motoria nell’infanzia, con un’incidenza di 2-3 casi ogni 1000 nati vivi e una probabilità significativamente più elevata nei bambini prematuri e nei neonati di peso inferiore ai 1000 gr.
La terapia attuale è sostanzialmente sintomatica e si concentra soprattutto sulla fisioterapia, che ha un’importanza fondamentale. I soggetti con PCI, infatti, mantengono capacità di riorganizzazione e plasticità neuronale, perciò lavorare sugli stimoli e le informazioni che arrivano al cervello resta la principale strategia terapeutica che trova validazione scientifica.
La ricerca nell’utilizzo delle staminali come terapia
In anni recenti, accanto al trattamento classico della patologia, ha preso corpo la possibilità di affrontare la PCI con un approccio innovativo, basato sull’utilizzo delle cellule staminali. Numerosi sono gli studi clinici che, nel mondo, stanno seguendo questa strada, e benché sia opportuno dire subito ben chiaro e senza ambiguità che siamo all’inizio di un percorso lungo e prevedibilmente accidentato, con altrettanta chiarezza si deve dire che la via è stata aperta, che non si tratta di un vicolo cieco, che ci sono ragionevoli e fondati motivi per essere ottimisti.
Per comprendere le difficoltà di questo approccio, dobbiamo considerare che è molto complesso intervenire con le cellule staminali in una patologia come la paralisi cerebrale infantile: sono coinvolti molti tessuti e sono colpite varie aree cerebrali deputate a funzioni diverse. Si deve valutare quale tipo di cellula staminale utilizzare, quale tipo di cellula può differenziare in neuroni o rilasciare fattori che, a loro volta, possano essere d’aiuto nel contrastare la patologia. Si deve anche capire come arrivare al tessuto cerebrale che, fisiologicamente, risulta protetto dalla barriera ematoencefalica; va poi compreso come si possano distribuire queste cellule in un tessuto che risulta colpito in più parti e, infine, quali risultati aspettarsi.
Le terapie cellulari si basano sull’ottimizzazione di alcuni parametri fondamentali: sicurezza del trattamento, dose, tempi, vie di somministrazione, marcatura delle cellule.È molto importante sottolineare che fra i vantaggi delle terapie cellulari esistono quelli indiretti, dovuti alle molecole rilasciate dalle cellule staminali che possono essere di supporto al tessuto cerebrale per la vascolarizzazione, la plasticità neuronale, la ri-mielinizzazione degli assoni danneggiati e altri fattori di crescita.
Risultati preliminari incoraggianti dalle ricerche più avanzate
Individuate le difficoltà, va però detto che sia gli studi preclinici su modelli animali, sia numerosi trial clinici sull’uomo hanno avuto e stanno avendo risultati molto incoraggianti; soprattutto, si sono rivelati efficaci e sicuri alcuni trial clinici che utilizzano cellule staminali da cordone ombelicale o da midollo (sia autologo che allogenico), con modalità di somministrazione che possono essere intravenosa o intratecale. Oggi esistono 24 studi attivi.
Due sono i più interessanti di questi trial, quelli che hanno già pubblicato i primi risultati della fase 1 e che appaiono molto incoraggianti.
Il primo – Intrathecal StemCells for Cerebral Palsy Phase II (ISCII) – è uno studio in corso presso l’ospedale universitario di Monterrey, in Messico,diretto dalla Dr.ssa Consuelo Mancias Guerra. Il trial della Dr.ssa Mancias Guerra è particolarmente interessante per diversi motivi, non ultimo che è uno studio di fase 2, cioè ha già dimostrato di essere sicuro per i pazienti.
I risultati della fase 1, pubblicati nel marzo del 2014su Cytotherapy, sono stati decisamente positivi. Lo scopo dello studio, condotto su 18 bambini con diagnosi di paralisi cerebrale, era quello di dimostrare la sicurezza dell’utilizzo di cellule staminali ematopoietiche estratte da midollo osseo del paziente stesso e infuse per via intratecale ed endovenosa.Tutti i bambini hanno subito una stimolazione con G-CSF, un fattore di crescita che stimola la produzione e il rilascio di cellule staminali. Terminato il trattamento di stimolazione, si è proceduto al prelievo del midollo osseo, dal quale sono state isolate e quindi re-infuse le cellule staminali.I controlli effettuati dopo sei mesi hanno dimostrato la sicurezza del trattamento: non si è manifestato nessun evento avverso grave e in rari casi gli unici sintomi sono stati mal di testa e nausea limitati al giorno successivo alla procedura. Dimostrata la sicurezza, scopo principale di tutti gli studi di fase 1, è stato anche riscontrato un aumento medio di 4,7 mesi dell’età evolutiva in tutte le aree di valutazione.
A settembre del 2013 è iniziata la fase 2 (NCT02231242 Clinical trials.gov), che si protrarrà fino a giugno del 2016 e che vedrà coinvolti60 bambini tra i 7 e i 9 anni di età.Questa volta lo scopo è proprio quello di verificare i miglioramenti clinici e quindi di dimostrare l’efficacia del trattamento della paralisi cerebrale con staminali autologhe.
Il secondo studio – “Assessment of the Safety of Allogeneic Umbilical Cord Blood Infusions in Children With CerebralPalsy” – è in corso alla Duke University e vede protagonisti la dottoressa Joanne Kurtzberg e il suo gruppo di lavoro, da sempre un punto di riferimento per l’utilizzo delle staminali del sangue cordonale nei trattamenti di tipo autologo, soprattutto per le malattie di carattere neurologico.Il sangue cordonale, rispetto al midollo osseo, presenta alcuni importanti vantaggi, primo tra tutti la procedura di raccolta, per nulla invasiva sia per la mamma che per il bambino. I 198 bambini che partecipano al trial di fase 1sono stati trattati con un’infusione di proprie cellule staminali isolate dal sangue cordonale raccolto alla nascita.
I risultati della fase 1 del trial, pubblicati sulla rivista internazionale Transfusion, hanno dimostrato la sicurezza del trattamento: in nessuno dei pazienti si sono verificati eventi avversi legati al trapianto. Inoltre, ed è in prospettiva la notizia più importante, la maggior parte di questi bambini ha mostrato dei miglioramenti, sia dal punto di vista motorio che cognitivo, confermati anche da una rigenerazione del tessuto cerebrale evidenziata nelle risonanze magnetiche effettuate ad un anno dal trattamento.
È ora in corso la fase 2 (NCT01147653 Clinical trials.gov) dello studio clinico:i bambini sono già stati trattati e sono in attesa del follow up, previsto a due anni dal trapianto, un tempo necessario per valutare il quadro neurologico di questi bambini (anche mediante risonanza magnetica) e in generale i miglioramenti della loro qualità di vita.
I due studi, ma si potrebbe citarne altri, sono indicativi dello stato delle ricerche e delle applicazioni cliniche in questa fase pionieristica della medicina rigenerativa. Per molte patologie, e tra queste la paralisi cerebrale infantile, i risultati stanno arrivando e sono incoraggianti.
Occorre cautela ed è necessario accettare i tempi lunghi della ricerca, ma possiamo guardare al futuro con assai più di qualche ottimistica speranza.