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Blog – Gruppo MultiMedica

Rinosinusite cronica: diagnosi e cura

La rinosinusite cronica (CRS) è una patologia infiammatoria cronica che coinvolge la mucosa, ossia il rivestimento interno del naso e dei seni paranasali.

Rientra perciò in quei disturbi caratterizzati da un andamento continuativo nel tempo (cronico) determinato da un problema infiammatorio che, seppur potendosi modificare durante l’arco della vita, si autoalimenta. Di questo tipo di disturbi fanno parte, ad esempio, l’asma e le malattie infiammatorie croniche dell’intestino come il Chron e la rettocolite ulcerosa. Per approfondire l’argomento, abbiamo chiesto al Prof. Mozzanica e al suo team di rispondere ad alcune domande che più frequentemente vengono rivolte in merito a questa patologia.

 

Come si manifesta?

I sintomi principali sono la sensazione di naso chiuso e la rinorrea, termine tecnico per indicare il naso che cola. A questi possono associarsi alterazioni dell’olfatto, ovattamento auricolare, tosse e dolore (o pressione) a livello del viso, della fronte e intorno agli occhi. Perché si possa definire cronica i disturbi devono essere presenti da almeno tre mesi.

 

Perché “viene” la rinusinusite cronica?

L’origine del disturbo è da ricercarsi nell’interazione tra le caratteristiche del paziente, che ne determinano la suscettibilità individuale, e l’esposizione a fattori ambientali. Non esiste, quindi, un preciso fattore scatenante, meglio parlare di una patologia a origine multifattoriale.

Frequentemente la rinosinusite cronica si manifesta in pazienti che presentano altre patologie infiammatorie croniche, soprattutto a carico delle vie respiratorie. Ne sono esempi l’asma, le allergie a inalanti e l’intolleranza agli antinfiammatori non steroidei. Questa è una delle ragioni per cui la gestione del paziente è sempre di tipo multidisciplinare.

 

È una malattia grave?

Sebbene non sia una patologia grave in termini di rischio per la vita, può determinare un’importante riduzione della qualità di vita del paziente. È, inoltre, una malattia assai frequente. Si stima, infatti, che coinvolga circa il 10% delle persone nel mondo occidental

 

Come si diagnostica?

La diagnosi viene sospettata dalla “storia” del paziente e confermata da un’endoscopia nasale e dalla tomografia computerizzata del naso e dei seni paranasali (la TC del massiccio facciale), la quale, rispetto alla radiografia del cranio, metodica ormai obsoleta ma che talvolta viene ancora erroneamente prescritta, fornisce informazioni essenziali sulla patologia. La TC del massiccio, infatti, permette di fare una ricostruzione tridimensionale del naso e dei seni paranasali, consentendo così la comprensione della fine anatomia di questo distretto e la rilevazione dei segni di infiammazione cronica.

L’endoscopia nel naso è una procedura diagnostica ambulatoriale che consente l’esplorazione delle fosse nasali. Vengono utilizzati endoscopi rigidi e di piccolo diametro che assicurano una visualizzazione di elevata qualità. L’esame è normalmente ben tollerato e non necessita una preparazione particolare (digiuno, sedazione, etc…). L’alternativa è rappresentata dai fibroscopi flessibili che sono maggiormente tollerati, soprattutto dai bambini, ma offrono di solito con una qualità di immagine inferiore.

 

E i polipi del naso?

La rinosinusite cronica è stata storicamente suddivisa in due varianti: la variante con i polipi nasali (CRSwNP) e la variante senza (CRSsNP). La poliposi nasale è, quindi, un sottogruppo della sinusite cronica.

I polipi nasali sono delle estroflessioni della mucosa nasale che si formano, in individui predisposti, come risposta allo stimolo infiammatorio cronico della sinusite. L’aumento del loro volume nel tempo può determinare la comparsa di sintomi, come per esempio l’ostruzione respiratoria nasale e la riduzione o la perdita dell’olfatto. C’è da precisare che, rispetto ad altre sedi anatomiche del corpo, i polipi nasali non evolvono verso patologie diverse, come i tumori.

 

Come si cura la rinosinusite cronica?

Il trattamento della sinusite cronica ha l’obiettivo di controllare lo stato infiammatorio della mucosa. Questo può essere ottenuto con farmaci, eventualmente associati alla chirurgia.

I medicamenti maggiormente utilizzati sono i lavaggi nasali (aiutano nella detersione dalle secrezioni e nell’allontanamento dei fattori irritativi locali) e i farmaci steroidei, ossia a base di cortisone che è un potente antinfiammatorio, di solito somministrato mediante spray.

L’utilizzo degli antibiotici viene riservato ai casi in cui si sovrappone un’infezione batterica, documentata dalla presenza di secrezioni purulente nel naso.

Quando il paziente non controlla adeguatamente la sintomatologia nonostante una terapia medica adeguata, è spesso indicato un approccio chirurgico.

L’intervento viene ritagliato secondo le esigenze cliniche del paziente e mira all’allargamento delle aree funzionali del naso, ossia gli osti dei seni paranasali che costituiscono il passaggio fra queste cavità e la fossa nasale, che risultano ristretti a causa della patologia, peggiorando ulteriormente lo stato infiammatorio nasale.

L’obiettivo della chirurgia è di permettere alle secrezioni normalmente prodotte nei seni paranasali di uscire più agevolmente e all’aria di entrare, favorendo l’instaurarsi di un meccanismo di benessere per la mucosa. Anche la penetrazione delle terapie nasali viene agevolato dal trattamento chirurgico e questo ne potenzia l’effetto.

Normalmente la chirurgia viene svolta in anestesia generale e con tecnica endoscopica (si usa un endoscopio per visualizzare l’interno del naso e strumenti ad hoc per correggere le strutture anatomiche che ristringono gli osti). L’operazione non richiede una lunga ospedalizzazione che, a meno di condizioni particolari, prevede una notte di degenza.

Dopo la procedura vengono posizionati, per 24-48 ore, dei tamponi nasali che, occludendo il naso, hanno la funzione di prevenire il sanguinamento post-operatorio.

La procedura chirurgica viene indicata comunemente con l’acronimo inglese FESS, Functional Endoscopic Sinus Surgery, ossia chirurgia endoscopica dei seni paranasali di tipo funzionale, dove l’aspetto funzionale dell’approccio consta nel preservare le normali vie di drenaggio mucoso del naso.

Esistono anche delle nuove possibilità terapeutiche. Stiamo parlando degli anticorpi monoclonali, farmaci molto selettivi che agiscono su alcuni passaggi chiave della cascata infiammatoria che porta alla rinosinusite cronica. Al momento vengono riservati a quei pazienti che, nonostante un adeguato trattamento, non raggiungono un sufficiente controllo dei sintomi.

 

Francesco Mozzanica, Direttore U.O. Otorinolaringoiatria, Ospedale San Giuseppe 

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