Una risata ci salverà
Secondo una ricerca condotta dall’Università del Maryland ridere per almeno 15 secondi consecutivi e per un totale, nel corso della giornata, di 15 minuti, fa molto bene alla salute. Non importa il motivo, basta solo che l’effetto sia una bella risata. Quest’ultima, infatti, si è rivelata uno strumento molto efficace per contrastare una delle cause di morte più importanti del mondo, la cardiopatia ischemica, che solo in Italia provoca 250 mila vittime l’anno.
“Un clown è come l’aspirina, solo lavora due volte più velocemente” diceva Groucho Marx. In effetti la carica positiva di una risata ha sulle arterie lo stesso effetto benefico di uno sport aerobico o delle statine, farmaci anticolesterolo tra i più prescritti in Italia.
La risata allarga i vasi sanguigni e migliora la circolazione, di conseguenza, insieme allo stop al fumo e alla lotta ai chili di troppo, può entrare di diritto nella hit parade degli stili di vita virtuosi.
Non solo. Ridere sembra avere anche effetti antidolorifici, secondo uno studio britannico condotto dal professor Robin Dunbar, direttore dell‘Istituto di Antropologia Sociale e Culturale dell’Università di Oxford. Del resto, tutti abbiamo sperimentato su noi stessi l’effetto positivo di una risata e la sua forza contagiosa. I ricercatori spiegano che questo dipende da una questione fisica: quando ci coglie un attacco di riso, di quelli sguaiati, di quelli che fanno quasi star male, lo sforzo fisico ci lascia esausti, innescando il rilascio delle endorfine, sostanze analgesiche prodotte dal cervello che hanno proprietà simili a quelle della morfina e dell’oppio. Ma perché ciò accada non ci si deve limitare ad un timido sorriso, bisogna proprio “sbellicarsi”. In quest’ultimo caso, infatti, si producono una serie di esalazioni senza inspirare, un meccanismo involontario, limitato all’uomo, che facilita il rilascio degli ormoni del benessere.
Nel Ramayana, testo sacro indiano, si legge: “Vi sono tre cose reali: Dio, la follia umana e il riso. Dato che le prime due oltrepassano la nostra comprensione, dobbiamo fare quello che possiamo con la terza”. Non ci resta, quindi, che ridere spesso, ogni giorno, con la speranza che possa diventare un’abitudine contagiosa.