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Blog – Gruppo MultiMedica

Come raggiungere un traguardo? Senza fretta, ma senza sosta.

La passione è il motore che muove ogni cosa, non importa quanta energia o quanti sacrifici servano. Con la passione e la forza di volontà ogni conquista, ogni soddisfazione, è dietro l’angolo. Ce lo mostra con questo racconto, Gloria Tiffany Culuvaris, chirurgo ortopedico dell’Ospedale MultiMedica di Castellanza, che da sola ha saputo costruirsi una carriera professionale e una carriera sportiva da medaglia d’oro.

“Nella mia vita ho avuto due grandi passioni: la medicina e lo sport. La prima mi ha accompagnata fin da bambina, quando la mia aspirazione era diventare una veterinaria. Successivamente, durante il liceo ho avuto modo di approfondire le diverse discipline e, spinta dalla mia (seconda) grande passione, lo sport, la scelta è virata o sulla Medicina dello Sport o sull’Ortopedia. Ero una sciatrice, iscritta ad uno sci club in Valle d’Aosta, ma abitando in Lombardia ed essendo figlia di operai chiaramente non avevo la possibilità di allenarmi con la stessa continuità di chi abitava lì. Me la cavavo, ma ogni volta che cadevo era un infortunio: ho rotto un crociato, una tibia, il setto nasale, la mano e il polso. Diciamo che questo mio bagaglio di traumi alla fine mi ha fatto propendere per l’ortopedia”, ci dice Gloria sorridendo.
Queste continue fratture la portano, ormai diciottenne, a maturare anche un’altra scelta molto importante, cambiare sport per sceglierne uno che fosse un po’ meno “traumatico”. È così che si avvicina al nuoto. “Quando ho iniziato sapevo stare a galla, ma avevo quasi difficoltà a mettere la testa sott’acqua”. – ci racconta Gloria – “Poi, pian pianino, ho fatto dei corsi di nuoto e ho scoperto di possedere, sebbene avessi iniziato in tarda età, una predisposizione naturale nel galleggiamento e delle discrete capacità acquatiche. È stato amore a prima vista, ho fatto il brevetto di bagnino, poi quello di istruttrice di nuoto e col tempo anche quello di acquafitness, idrobike e di tecnico nazionale di nuoto. In questo modo, sono riuscita a costruirmi una mia prima indipendenza economica durante gli studi universitari”.
La passione per il nuoto è travolgente e gli impegni tra studio, lavoro e allenamenti si moltiplicano, così Gloria deve incastrare tutto alla perfezione per riuscire a non perdere il passo. “Già allora avevo la giornata calcolata con il contagocce: finite le lezioni all’Università mangiavo qualcosa al volo e andavo in piscina a lavorare, se avevo tempo mi allenavo e poi rientravo a casa. I miei vecchi colleghi della piscina ancora si ricordano di me che studiavo sugli spalti. Era faticoso, ma a 20-25 anni hai l’energia per fare qualsiasi cosa.
Oggi che ho 41 anni e una bimba di 6 anni sicuramente è ancora più difficile riuscire a coniugare gli allenamenti con la vita familiare e il lavoro, ma ho la fortuna di avere una famiglia che mi sostiene. Anche mio marito è un nuotatore e insieme siamo riusciti a trasmettere alla nostra piccolina la passione per gli sport, tant’è che spesso ci chiede di saltare il corso per andare a nuotare insieme.
Gloria è una ragazza caparbia, energica e determinata, che affronta ogni percorso dando il massimo di sé. Per questo, nonostante 24 ore sembrino sempre troppo poche, inizia a partecipare alle gare nella squadra Under 25 e poi nella categoria Master, finché nel 2016 scopre le “acque libere”. “Durante la specialità mi sono spostata sull’alto lago di Como, ai confini con la bassa Valtellina. Nella mia squadra c’erano molti ragazzi che facevano triathlon e mi parlavano delle acque libere, della possibilità di nuotare nel lago piuttosto che nel mare. Là, le piscine non sono così diffuse come nelle nostre zone, capita che la prima vasca disponibile sia a 30-40 minuti di strada. Così, per comodità, ho deciso di fare una prova. Il primo approccio è stato traumatico. Quando nuoti in piscina vedi il fondo e segui la linea per andare sempre dritto. Nel lago, per quanto limpido sia, è tutto buio per cui non riesci a vedere dove vai e non hai punti di riferimento che ti guidino. Superate queste difficoltà, ho capito che era il mio ambiente, specialmente perché fisicamente ero più portata per le gare lunghe rispetto a quelle esplosive. Mi sono appassionata e ho iniziato a fare gare molto tranquille di 1 km fino ad arrivare ai 14 km”.
Bracciata dopo bracciata, vasca dopo vasca, Gloria inizia a vincere le prime competizioni anche nelle acque libere. Nel 2019 e fino al 2020 guadagna il titolo di campionessa regionale nei 1500 e negli 800 metri categoria master 35-40 anni e nel 2019 il Coni a Milano la premia per l’Iron master. Il 2019 è un anno ricco di vittorie, dopo aver conquistato il primo posto ai mondiali di Dubai per l’Ocean man, una 5 km in acque libere nella categoria master 30-39 anni, attraversa a nuoto lo Stretto di Messina, prova raggiunta a seguito di un primo posto nel circuito dell’Open water tour. Successi che non si fermano con gli anni, l’ultimo qualche mese fa, la vede vincitrice nella categoria femminile della prima edizione del Trittico dei 7 Laghi di nuoto in acque libere.
Nuotare in acque libere presenta condizioni e difficoltà diverse dal nuoto in piscina, le emozioni che si provano e lo sforzo fisico richiesto non sono paragonabili. Molti sono i fattori che possono rendere veramente dura non soltanto la gara ma anche un allenamento in mare: le condizioni atmosferiche, le onde, la temperatura dell’acqua o la presenza di meduse. Nuotare in acque libere significa avere la forza e la capacità mentale di saper gestire un imprevisto, di non farsi sopraffare dall’ansia, di mantenere alta la concentrazione quando manca ancora tanto al traguardo; significa avere la forza di non arrendersi, ma anche quella di saper riconoscere ed accettare i propri limiti. Doti e qualità che determinano anche un bravo chirurgo.
“Rispetto alla piscina, le acque libere danno una sensazione di libertà e impresa. Ci sono molte variabili che definiscono la gara ed è uno sport molto bello proprio perché ogni volta è un’avventura. È una sfida con te stesso, soprattutto quando le gare sono lunghe. Ogni atleta, anche il migliore, può avere momenti di crisi e in questi casi l’obiettivo può diventare proprio riuscire a gestire il momento critico. Magari non riesci a fare il tempo migliore oppure hai delle difficoltà durante il percorso, però quando arrivi al traguardo sai che sei riuscito a portare a termine la gara. È un’esperienza, utile anche nella vita di tutti i giorni, che a me ha donato tanto sia livello personale che professionale”.

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